Cresce col tempo la bravura di Adèle Exarchopoulos, lanciata anni fa da “La vita di Adèle”. In “Generazione Low Cost”, efficace e amara opera prima di Julie Lecoustre ed Emmanuel Marre, interpreta una giovane hostess. Immersa in un presente che molti le invidiano, lontana dall’idea di un futuro, finisce per toccare con mano la sua insignificante, sballottata quotidianità. In cui il tempo libero passa tra una sbronza e una relazione sessuale, entrambe già dimenticate il giorno dopo
Cassandre (Adèle Exarchopoulos) ha poco più di vent’anni e fa la hostess per una compagnia aerea low cost, su e giù nei cieli d’Europa con un sorriso stanco sulla faccia sempre un po’ stropicciata, mentre la divisa impeccabilmente lavata e stirata sembra muoversi da sola, inanellando gesti efficaci e movimenti misurati. Svegliarsi al mattino al sole del Mediterraneo, addormentarsi guardando la neve, in mezzo l’estenuante equilibrismo di un lavoro in apparenza affascinante, nei vasti cieli della libertà, in realtà ben più monotono e banale, scandito da infinite regole applicate con severità e scarsissime garanzie sindacali. Ma al sindacalista che la invita a pensare al futuro e lottare per strappare migliori condizioni contrattuali, lei risponde con la spavalda arroganza dei vent’anni: «Il futuro? Non so nemmeno se sarò viva domani!»
I giorni di riposo Cassandre li trascorre a Lanzarote, nelle Canarie, in un appartamento che divide con altre colleghe, con cui condivide il sogno vago di fare carriera e passare a una compagnia aerea più prestigiosa, ma anche il sottile disagio all’idea di prendersi una qualunque vera responsabilità. E così, tra un volo e l’altro, il tempo libero diventa niente più che un tempo vuoto, popolato di relazioni sessuali distratte e sbronze infinite, risate che per un attimo sembrano rivendicare il diritto sacrosanto della giovinezza a prendere a morsi il mondo e lunghi momenti di sospesa incredulità davanti all’affacciarsi della domanda più inquietante: ma davvero la vita è tutta qui?
Generazione Low Cost, prima regia nel lungometraggio per la coppia francese formata da Julie Lecoustre ed Emmanuel Marre, diventa così il racconto malinconico di una giovane esistenza prematuramente destinata a smarrirsi nell’insignificanza. La vita come un vuoto a perdere, i sogni come merce di scambio per arrivare fino alla prossima scadenza, festeggiare ancora una festa di compleanno, provare a cambiare lavoro, tentare di riconciliarsi con i fantasmi del passato, andare a scoprire se da qualche parte nel mondo c’è un posto anche per te. Personaggio affascinante e imperscrutabile, con quel sorriso enigmatico e gli occhi profondi e magnetici, Cassandre domina il film e lo rende emozionante anche nei momenti in cui a prevalere è uno sgradevole senso di straniamento.
Merito di una scrittura minuziosa ed efficace, che scava a poco a poco, dando spessore a questo ritratto di giovane donna in precario equilibrio fra cielo e terra, ma anche e soprattutto della convincente prova di Adèle Exarchopoulos (diventata famosa grazie a La vita di Adèle), che si conferma capace di calarsi in modo totale in un personaggio, riuscendo a tirarne fuori una verità sfaccettata, complessa, non meramente generazionale.
Generazione low cost di Julie Lecoustre ed Emmanuel Marre, con Adèle Exarchopoulos, Alexandre Perrier (II), Mara Taquin, Jonathon Sawdon