Una partita musicale suggestiva quella dei Calibro 35 che con l’album “Scacco al maestro” e il tour omonimo hanno voluto rendere omaggio al compositore romano e alla sua passione per questo gioco
C’è un rischio negli incontri molto attesi, siano per amore sentimentale o artistico. Ovvero che la somma di due eccellenze produca non qualcosa di importante, ma che invece la somma di due talenti elimini le qualità mantenendo solo la forma e sacrificando la sostanza. I Calibro 35 che suonano Ennio Morricone era in realtà un pronostico facile, perché la band da tempo si cimenta con le composizioni del grande compositore romano e il risultato è sempre stato interessante e all’altezza della situazione. I Calibro sono musicisti che studiano, lavorano sodo e cercano soluzioni che non sono mai facili o scontate.
Tutto questo per dire che il concerto al Conservatorio di sabato 26 novembre è stato bello e soddisfacente per intensità e qualità. La band chiudeva a Milano il tour di Scacco al maestro Volume I & II, doppia uscita discografica che raccoglieva brani scelti e riarrangiati tratti dal gigantesco repertorio del premio Oscar.
Sul palco, con Enrico Gabrielli alle tastiere e fiati, Massimo Martellotta alle chitarre e alle tastiere e Fabio Rondanini alla batteria, c’erano Roberto Dell’Era al basso (che ha sostituito Luca Cavina per queste ultime date), Valeria Sturba al theremin e violino oltre che alla voce solista in un paio di brani, Paolo Raineri alla tromba e Sebastiano De Gennaro alle percussioni e xilofono.
Precisi ed efficaci come certi killer raccontati in qualcuno dei film che hanno ispirato la musica del compositore romano, i Calibro iniziano alle 21.30 creando da subito una magia sonora, ovvero la creazione di immagini senza proiezioni. La musica di Morricone è di suo incredibilmente evocativa, e fin dall’inizio si capisce che sarà una serata da ricordare.
La chitarra slide e mai consolatoria di Massimo Martellotta delinea da subito le trame di Arena, brano tratto dallo spaghetti-western Il Mercenario diretto nel 1968 da Sergio Corbucci. Nel disco dei Calibro suona Matt Bellamy dei Muse, ma Martellotta dal vivo lo interpreta anche meglio e tutto il suono è da subito convincente. Sul palco sono “solo” in sette, ma la sensazione è quella di avere un’orchestra completa, oliata e sicura di sé, che ama Morricone e lo sa raccontare nella sua complessità.
Dopo Svegliati e uccidi tratto dal film dedicato a Luciano Lutring di Carlo Lizzani e Passaggi nel tempo che Morricone scrisse per Il Grande silenzio Di Sergio Corbucci, arrivano le prime “Hit” del maestro: Per un pugno di dollari, Il buono, il brutto, il cattivo, Per qualche dollaro in più e La classe operaia va in paradiso.
Grazie anche alla fantastica acustica del Conservatorio si gode fino in fondo dell’epica compositiva di Morricone, che creava musiche su ipotesi creative che sulla carta non stavano in piedi, ma che poi si rivelavano perfette e geniali accoppiandosi alle immagini per cui erano state pensate. Ma il pubblico del Conservatorio non ha bisogno di immagini, perché il suono prodotto dai Calibro 35 è evocativo e moderno nel mantenere le strutture scritte, semplicemente “calibrandole” negli arrangiamenti.
A far da contrappunto al concerto la voce di Ennio Morricone (registrata) racconta qualche dettaglio in più sui brani che la band suona sul palco. Ma anche il suo grande amore per gli scacchi, che sarebbero stati il suo obiettivo di carriera se non fosse diventato musicista e compositore. Ecco il motivo del giocoso titolo Scacco al maestro dei due album dei Calibro dedicati alla musica del grande Ennio.
Una nota a parte va ai tre musicisti ospiti per questi concerti: Paolo Ranieri alla tromba non sbaglia un colpo, e considerando che la tromba nei brani di Morricone spesso è centrale non è cosa da poco.
Sebastiano De Gennaro è una specie di turbine: suona percussioni e xilofono con movimenti ampi e sacri, quasi fosse un sacerdote che officia una funzione. Ma in altri frangenti invece sembra uscito da una delle meravigliose orchestre di Paolo Conte, dove ogni musicista sembra il protagonista di una sua canzone.
E poi c’è Valeria Sturba, geniale suonatrice di quell’incredibile strumento che è il theremin e che canta in maniera molto convincente Se telefonando senza far rimpiangere Mina… anche qui non è roba da poco. Peraltro, il brano non è presente nei due dischi, ed è un omaggio dei Calibro preparato appositamente per il live.
La panoramica sui musicisti non può tralasciare anche Roberto Dell’Era, che come sostituto del titolare Luca Cavina esegue con precisione la sua parte al basso. E poi ci sono i due volti più visibili della band: Fabio Rondanini alla batteria è una specie di granitica certezza. Un drumming potente, secco, preciso e capace anche di morbidezze e sfumature non scontate.
Enrico Gabrielli è in qualche modo il frontman dei Calibro: polistrumentista talentuoso e creativo, era vestito con un completo bianco degno di certi gangster anni Settanta. Impeccabile nel ruolo di tastierista, flautista, sassofonista e soprattutto fischiatore (Morricone ha sdoganato il fischio più di ogni altro) ha ricordato con un po’ di commozione il suo primo passaggio al Conservatorio di Milano, dove si diplomò al flauto e dove suonò per la prima volta più di vent’anni fa.
Da segnalare anche la presenza sul palco di Diodato voce canora di C’era una volta il west, brano finale del live che ha riscosso un uragano di applausi convinti da parte di un pubblico affezionato e tifoso della band.
Ora cosa ci possiamo aspettare dai Calibro 35? La band, di cui fa parte anche il produttore e regista Tommaso Colliva, non ha escluso la possibilità di fare altri omaggi a Morricone, che ha un repertorio vastissimo e spesso segreto ai più. Ma probabilmente stanno già pensando a un altro viaggio sonoro immaginifico, sempre in bilico fra vintage e modernità. La loro musica commenta le tante facce dell’animo umano, e questa arte non passerà mai di moda.
Foto di Attilio Marasco