La regista e sceneggiatrice francese Mia Hansen-Love, al suo ottavo film, dirige un’ottima Léa Seydoux in “Un bel mattino”, film misurato e tenue, mesto ma anche pieno di energia. Sandra, vedova con una figlia piccola, dopo cinque anni si innamora di nuovo di un uomo. Si dividerà tra questo sentimento e il lutto ancora in parte da elaborare: mentre incombe la demenza senile del padre (un elemento autobiografico della regista) ancora disperatamente aggrappato a lei e alla realtà
Un amore fragile che inizia, un amore immenso che si spegne. È fra questi due poli che si dipana Un bel mattino, il nuovo film della regista e sceneggiatrice francese Mia Hansen-Løve. Sandra (Léa Seydoux) è una donna in bilico: dopo cinque anni da madre single, vedova, ha incontrato un nuovo amore, una relazione carnale, gioiosa, eppure complicata, capace a ogni passo di inciampare, incapace di riconoscersi, di rivendicare la propria voce, la libertà di dire Sì. Però, sulle sue giornate, incombe anche l’ombra quotidiana di un padre che sta sprofondando nella demenza, che si aggrappa alla vita con forza, a tratti con rabbia, ma già scivola nel grigio dell’inconsistenza, nella paura di non esserci più.
È un film tenue, mesto e sorridente, Un bel mattino, pieno di vita e di dolore ma anche (soprattutto) di un dolcissimo senso della misura. Mia Hansen-Løve è un’autrice discontinua, capace di toccare corde di grande impatto emotivo (in Il padre dei miei figli e Un amore di gioventù) ma anche di ricamare inconsistenti banalità (come in Le cose che verranno). Un bel mattino, il suo ottavo lungometraggio, è un film toccato dalla grazia, in cui la regista ha saputo trasporre il dolore autobiografico per la malattia di suo padre in un racconto leggero e profondo al tempo stesso, grazie a una concatenazione di immagini capaci di raccontare il quotidiano, nelle sue tranquille e ripetitive minuzie, e però dare conto anche di ciò che è straordinario, perché esce dall’ordinario, ci sorprende, ci cambia, ci trasforma. Non sempre in positivo. Ma questa è la vita. E nella maggior parte dei casi non abbiamo alcuna possibilità di scegliere.
Una storia d’amore e di morte che non sceglie la strada – magnifica, certo, ma a volte fin troppo facile – del melodramma, e si costruisce intorno alla messa in scena realistica, tutta giocata in sottotono, della dolorosissima elaborazione di un lutto ben difficile da superare. Ma quello che ci resta, dopo la parola fine, non è tristezza, è piuttosto un sentimento di forza, forse persino di gioia. È lo sguardo chiaro e spavaldo della protagonista (impossibile immaginare questo film senza Léa Seydoux, a volte leziosa nella sua fitta carriera, ma qui, invece, semplicemente perfetta). È l’inesorabile eppure felice scorrere delle stagioni, la sensazione intensa e sghemba che l’importante sia crederci, e fare le proprie scelte. A quel punto, comunque vadano le cose, ne sarà sempre valsa la pena.
Un bel mattino di Mia Hansen-Løve, con Léa Seydoux, Pascal Greggory, Melvil Poupaud, Nicole Garcia, Camille Leban Martins