Abbiamo conosciuto questo collettivo tedesco mentre cercava di svelarci cosa c’è dietro uno spettacolo teatrale, letteralmente svelandoci il “dietro le quinte”, questa volta ha deciso…
Abbiamo conosciuto questo collettivo tedesco mentre cercava di svelarci cosa c’è dietro uno spettacolo teatrale, letteralmente svelandoci il “dietro le quinte”, questa volta ha deciso di svelarci cosa c’è dietro la maschera.
Hokuspokus, questo il titolo dello spettacolo, è una parola particolare, dall’origine incerta, sembra possa derivare dal latino hoc est enim corpus meum, questo è il mio corpo, frase pronunciata durante la messa e che il popolo incolto avrebbe trasformato proprio in hokuspokus, e lo spettacolo potrebbe proprio essere considerato una scatola magica che celebra il gioco tra realtà e finzione.
Da sempre il loro lavoro è caratterizzato da un teatro fisico con suoni ma privo di parole e con la presenza di maschere, che pur essendo fisse, riescono ad avere un’espressività quasi sconcertante, un teatro di figura contemporaneo.
Il regista Hajo Schüler, uno dei fondatori e direttore artistico della compagnia riferisce:
«Eravamo interessati ad allargare un po’ la nostra prospettiva. In ‘Hokuspokus’ non solo le figure mascherate sono apertamente visibili sul palco, ma anche gli attori che sono solitamente nascosti dietro le maschere: il pubblico sperimenta così come gli esseri mascherati vengono portati in vita, come le figure poi trovano la loro strada nel loro mondo e sviluppano una vita propria e forse ad un certo punto si trovano faccia a faccia con i loro creatori».
La novità di questo spettacolo consiste proprio nel continuo togliere e re indossare le maschere in un perpetuo scambio tra attori e personaggi, da un lato ci sono i creatori/attori dei personaggi e dall’altro i personaggi.
È proprio da questo rapporto che ci vengono poste le domande fondamentali dello spettacolo e forse della vita: possiamo decidere della nostra vita o esiste un destino già scritto? Chi ha il potere di decidere?
Tutto inizia dalla Genesi per raccontare la storia dell’umanità passando per il percorso di vita di una famiglia, la vita della famiglia dell’umanità diventa così la vita della nostra famiglia, ogni spettatore è invitato a ritrovare all’interno un pezzetto di sé, della sua esistenza.
Gli attori, di solito nascosti dietro le maschere, rimangono qui ben visibili sul palco per l’intero spettacolo e attraverso la manipolazione, il canto, le riprese dal vivo, i disegni, i suoni creano il mondo alle maschere.
Questa compagnia di casa a Berlino riesce ad usare immagini molto forti ma in questo spettacolo forse più che in altri il fuori della creazione, e il dentro del creato si compenetrano fino a creare un unico organismo che è lo spettacolo, la poesia che caratterizza l’intero lavoro è delicata e forte allo stesso tempo.
I loro spettacoli sono magici forse proprio perché sono veri, non mentono, usano il corpo e con quello non si può mentire, la fantasia e l’immaginazione sono gli ingredienti principali che spingono lo spettatore ad essere parte viva della rappresentazione.
Una volta conclusa l’esperienza resiste la sensazione, impressa nello stomaco, di aver appena letto una poesia, la leggerezza che ti appare dalla lettura unita al colpo inaspettato della durezza del contenuto.