Sublime indagine sugli anni ’60

In Cinema

vizio di forma

Da Pynchon a P.T.Anderson, rivivono in “Vizio di forma” detecive privati, fricchettoni, spiriti liberi. poliziotti hard: nella miglior tradizione californiana

La macchina del tempo cinematografica ci porta indietro di quasi 50 anni, sull’onda del romanzo di Thomas Pynchon Vizio di forma. Un autore che il grande schermo non è mai riuscito a catturare nonostante i ripetuti ammicchi. Troppo vulcanico e visionario, con trame a scatole cinesi.

Per riuscire nell’impresa era indispensabile un altro Thomas, come Paul Thomas Anderson, regista e sceneggiatore non meno visionario e non meno creativamente folle di uno scrittore restio a darsi in pasto al pubblico, ma disposto a doppiare se stesso nella serie dei Simpson.

Eccoci quindi trasportati di peso alla fine degli anni ’60: il governatore della California è Ronald Reagan, Charles Manson e la sua setta fanno scempio e orrore nella villa di Polanski, Nixon è finalmente diventato presidente dopo che è stato ammazzato Bob Kennedy, così può invadere la Cambogia mentra la guardia nazionale uccide quattro studenti alla Kent University.

A Woodstock si celebra il trionfo degli spiriti liberi, ma qualcuno ha voluto vedere lì anche il primo passo della dissoluzione grazie all’arrivo dell’eroina al posto del fumo. Giusto per inquadrare la situazione, il mercato mondiale dell’eroina all’epoca era controllato in larga maggioranza dalla Cia, che lo usava come forma di finanziamento e per contrastare e fiaccare i movimenti giovanili.

Questo il clima e la situazione a Gordito Beach, luogo inesistente della costa di Los Angeles che potrebbe rievocare Venice, posto in cui a suo tempo erano convenuti spiriti liberi, artisti di strada e fricchettoni, poi trasformatosi in meta di turisti in cerca di esotismo a buon mercato. Ma dove si può ancora trovare il Mao’s Restaurant, eccezionale cinese della West Coast.

Lì vive Doc Sportello, investigatore privato sempre con joint annesso, o in mano o in aspirazione, trionfo di peli disordinati su sguardo verde e perennemente attonito, eppure armato di una sua straordinaria etica. E lì arriva Sasha Fay Hepworth, la sua ex che ora ha una storia con un ricco immobiliarista, sposato con una persona inquietante, coinvolto in partouze e che lei teme possa essere sequestrato.

Da lì, da Gordito, parte l’inchiesta di Doc, che lo porta a millanta incontri per comporre un puzzle indecifrabile, perché quel che conta non è tanto la trama hard-boiled quanto le suggestioni e le emozioni che portano in ogni direzione, e che aprono nuove inchieste, si schiantano su un’infinità di personaggi che si affacciano nella vicenda connotati da nomi ad alto tasso di improbabilità come Japonica, giovane già scappata di casa, ora in tresca con un dentista pedofilo, legato alla Golden Fang (zanna d’oro), una nave che fa traffici loschi ma anche una società di copertura per questioni fiscali. E di cui il fiscalista Sauncho Smilex sembra sapere diverse cose.

Ma Inherent Vice, divenuto Vizio di forma, come si diceva usa l’indagine come pretesto per offrire un quadro e l’alter ego di Doc è Bigfoot, il poliziotto dai capelli a spazzola, sempre pronto a incastrare qualsiasi tipo di hippy, anche con prove false, divoratore allusivo di pinguini alla banana che accusa Doc, tra le altre cose, di emettere “scoregge al patchouli”, e quando lo vede perplesso e pensieroso gli chiede se non sia “impegnato a scoprire su quale lato della cartina c’è la colla”.

Un cast superlativo per un quadro d’epoca magnifico, che nel rimandare a Chandler e al suo Marlowe fa venire voglia di dire, con il Robert Altman di Il lungo addio “è ok per me”, e il riferimento è a questo davvero sublime Vizio di forma, candidato a un paio di Oscar.

Vizio di forma d Paul Thomas Anderson, con Joaquin Phoenix, Benicio Del Toro, Eric Roberts, Katherine Waterson, Josh Brolin

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