Le parole del regista e direttore del Teatro Nazionale in risposta al pezzo di Sandro Avanzo da noi pubblicato lo scorso 20 ottobre
Riceviamo e pubblichiamo questo testo da parte di Davide Livermore, direttore del Teatro Nazionale di Genova, in relazione al pezzo su “La vida es sueño” firmato da Sandro Avanzo e pubblicato venerdì 20 ottobre. Specifichiamo che, così come non censuriamo mai le opinioni di nessuna delle nostre firme, inclusa quella di un collaboratore di prestigio come Avanzo, allo stesso modo decidiamo di ospitare le ragioni di chi il teatro lo mette in scena e lo produce, come Davide Livermore.
Gentilissimi,
scrivo in merito all’articolo sullo spettacolo “La vida es sueño”, pubblicato sul sito di Cultweek lo scorso 20 ottobre. Stupiscono e indignano le illazioni fatte dal Dott. Sandro Avanzo in chiusura dell’articolo.
Mi trovo, infatti, nella curiosa circostanza di dover giustificare il lavoro fatto, lungo un anno – con contatti, incontri, visione dello spettacolo, trattative – dal Teatro Nazionale di Genova a fronte di pensieri sorprendentemente fuori luogo. Forse non sa, non è addentro, il Dott. Avanzo, a quello che è il lavoro di programmazione di una stagione, la creazione di una coproduzione internazionale, la promozione e la comunicazione che fanno riempire un teatro.
Percorso che, in questo contesto, ha portato alla inaugurazione ufficiale della stagione proprio con lo spettacolo ideato dal Maestro Declan Donnellan con Nick Ormerod. Una inaugurazione che abbiamo fortemente voluto nel Teatro Gustavo Modena, che non è un teatro “periferico” come sbrigativamente lo bolla il Dott. Avanzo, ma un bellissimo spazio ottocentesco, che si trova in uno dei luoghi fondamentali di una città multicentrica come Genova: il quartiere complesso e pulsante di Sampierdarena.
Peraltro, nello stesso teatro abbiamo presentato nel 2022 “Grief&Beauty” di Milo Rau (altra nostra coproduzione internazionale); nel 2021 buona parte del G8 Project (progetto in cui abbiamo commissionato e prodotto nove nuovi testi di drammaturghi di nove paesi diversi), nonché l’apertura della stagione del Teatro Ragazzi, inaugurata quest’anno con lo spettacolo dell’artista francese Julien Cottereau, per tanti anni solista del Cirque du Soleil, e dove porteremo – nell’attigua Sala Mercato – la pluripremiata drammaturga slovena Simona Semenič al suo debutto italiano, assieme a tanti altri lavori.
Ma davvero dobbiamo raccontare tutto questo a un professionista del settore, normalmente attento ai fatti e non alle illazioni? Al Dott. Avanzo è anche sfuggito che l’invocato Teatro “Ivo Chiesa” è attualmente chiuso per lavori di efficientamento energetico, pertanto – anche se avessimo voluto – inutilizzabile per lo spettacolo “La vida es sueño”.
Ma a prescindere da questo, Sampierdarena è una scelta, è l’invito alla città a vivere quel quartiere (e grazie a un accordo tra istituzioni della città, abbiamo fornito agli spettatori un servizio gratuito di navetta). Un tempo si sarebbe definita questa scelta come un gesto politico (di sinistra?) per il rilancio di un quartiere difficile. Oggi è oggetto di lamentazione del critico.
E allora queste illazioni, buttate a fine articolo, quasi un ripensamento dopo aver parlato bene dello spettacolo, a cosa si devono? Qual è, mi chiedo, la strategia comunicativa del critico teatrale? Amo e rispetto la critica, anche dura, quando si pone in termini costruttivi, quando guarda e si interroga su uno spettacolo, una stagione, un progetto. Mi lascia molto perplesso una critica che si fonda su “sensazioni personali”.
Come tanti altri teatri, dopo la pandemia il Teatro Nazionale di Genova ha ritrovato i propri spettatori, a cui sta anche offrendo i nuovi linguaggi della scena nazionale e internazionale. Questa è la missione di un teatro pubblico. Che missione segue invece il Dott. Avanzo? Non sono al corrente delle motivazioni che lo hanno portato a scrivere tali insinuazioni. Può spiegarci? Può aiutarci a comprendere perché getta discredito sull’azione di tanti lavoratori e lavoratrici del Teatro Nazionale di Genova?
Ci può spiegare cosa portano al lettore simili dichiarazioni? Quello che Avanzo tratteggia è un mondo di furbetti e opportunisti un po’ disorganizzati che devono essere “sgamati” e “bacchettati” con sorniona ironia. Al Teatro Nazionale di Genova non siamo furbetti, tanto meno opportunisti. Abbiamo un disegno culturale preciso, reso manifesto da quattro anni, e il pubblico non solo lo sta riconoscendo, ma ci incoraggia ad andare avanti.
Mi risponda il Dott Avanzo: cosa abbiamo sbagliato nel portare a Genova un bello spettacolo internazionale, visto, scelto, coprodotto, per fare una gioiosa inaugurazione di stagione? Per ottenere i fondi previsti dal Ministero della cultura programmiamo la nostra stagione lanciando giovani artisti, producendo registe e autrici, ospitando i maestri, dando grande spazio alla drammaturgia contemporanea come ai classici, aprendoci alle nuove tecnologie.
Saremo felici di ospitare presto il Dott. Avanzo, come spesso accaduto in passato. Lo invito a tornare a Genova per raccontare il teatro che vede, lo invito a fare critica, e non a fare pettegolezzi con simili considerazioni che fanno torto alla sua intelligenza e alla sua lunga militanza di ottimo critico teatrale.
Confidando nella vostra risposta, vi ringrazio se vorrete pubblicare queste mie parole.
Davide Livermore
Direttore del Teatro Nazionale di Genova