La fashion week si trasferisce a Parigi, ma alla Galleria Carla Sozzani il ritorno di Arthur Elgort, dopo 20 anni, continua a tramandare bellezza.
Eccitante per alcuni, irritante per altri, il caos della Fashion Week 2015 lunedì ha lasciato Milano per trasferirsi a Parigi, portando con sé sfilate, eventi, ingorghi di macchine lucide e nere come scarafaggi per le vie del centro, e modelle. L’elettricità si sposta di città in città, la moda stessa evolve, si rinnova, si contraddice, cita il passato. La mutazione è la sua essenza, dunque cosa resta al suo passaggio?
Per esempio, resta intatta la bellezza delle fotografie di Arthur Elgort (New York, 1940), in mostra alla galleria Carla Sozzani di Corso Como, con un’antologica dal titolo Arthur Elgort. The Big Picture. Si tratta di un ritorno: il rapporto tra Elgort, Carla e la galleria va avanti da molti anni. «Vent’anni fa – racconta Maddalena Scarzella, responsabile della galleria – presentammo la mostra The Early Bird».
Arthur Elgort. The Big Picture cerca di riassumere quello che l’autore ha regalato alla fotografia di moda fin dal primo scatto per British Vogue, nel 1971. «La sua fu dal principio un’impronta molto forte: all’epoca, ritrarre le modelle nei loro momenti più intimi e al di fuori dal set fotografico non era scontato com’è invece oggi che è permesso tutto». Quella spontaneità che Elgort s’è inventato è diventata regola per molti e ha reso la sua opera per sempre attuale.
Elgort coltivò con ciascuna di quelle modelle un rapporto che andava, nel bene e nel male, al di là degli scatti commissionatigli da Vogue e dalle altre riviste: quelle splendide veneri, da Linda Evangelista a Christy Turlington, da Kate Moss a Naomi Campbell, non erano manichini senz’anima, ma donne dalla forte individualità che molti altri avrebbero cercato di soffocare. Non lui. «Arthur è un personaggio fantastico – racconta Maddalena – leggero, giocoso: conoscendolo è facile capire come sia stato in grado di ritrarre le modelle da questo punto di vista».
Purtroppo io non l’ho conosciuto di persona, ma il divertimento e l’estro che traspare dalle sue fotografie dice che sicuramente è come lo descrivono. In compenso ho potuto rivolgergli qualche domanda via e-mail.
Quali sono i principi che guidano la sua fotografia, Mr. Elgort?
Beh, io scatto sempre. Ho sempre con me la mia macchina fotografica. Penso sia questo il primo principio della fotografia.
Il fotografo cattura la bellezza o la crea?
Dipende. Quando cammino per le vie di New York con la mia macchina fotografica credo di catturare la bellezza. Per esempio, questa mattina [ndr. lunedì] mentre stavo camminando ho visto una ragazza bellissima. Mi sono fermato e le ho scattato una fotografia. In quel preciso istante ho catturato la bellezza. Quando invece sono sul set creo la bellezza, per poi catturarla.
Ha una modella preferita?
Ne ho tante; Christy [ndr. Turlington] sicuramente! Poi Karen Bjornson, Jenny Howorth, Susan Hess, Bonnie Berman e Joan Severance, per dirne qualcuna.
Qual è la cosa più importante che ha imparato nella sua lunga carriera di fotografo?
Ho imparato come guadagnare dei soldi facendo la cosa che amo. E ho anche imparato come si scatta un’ottima fotografia.
Le manca qualcosa delle mode precedenti?
No, mi sembra che la moda rimanga sempre la stessa.
Visto il suo amore per la musica [ndr. specialmente quella jazz], quale sarebbe la colonna sonora ideale per la mostra alla galleria Carla Sozzani?
Farei suonare con l’opzione repeat Take the A train di Duke Ellington & Billy Strayhorn.
Arthur Elgort. The Big Picture, Galleria Carla Sozzani, fino al 6 aprile 2015
Foto: Arthur Elgort, Azzedine Alaïa show, Paris, 1986 © Arthur Elgort