Nessuna è quel tipo di ragazza

In Letteratura

Pubblicata da Sperling & Kupfer, “Non sono quel tipo di ragazza” è l’autobiografia schietta e incisiva di Lena Dunham, creatrice della serie tv “Girls”

Se avete una vita sentimentale da suscitare invidia alle protagoniste dei romanzi delle sorelle Brontë, se potete vantare un perfetto rapporto con la bilancia, oppure se non temete i fallimenti, le malattie e mille altre fobie ancestrali, allora astenetevi dalla lettura di Non sono quel tipo di ragazza. L’autobiografia schietta e incisiva di Lena Dunham, infatti, non risparmia incidenti di percorso – delusioni sentimentali, sesso occasionale, sbornie e saltuarie assunzioni di droga, per esempio – e nemmeno i momenti di gloria di una giovane che è riuscita a conquistare la propria fetta di felicità in quella Hollywood che accoglie decine di aspiranti stelle e le cambia radicalmente, in nome del successo. La narratrice è rimasta fedele alla bambina curiosa e sagace, a tratti spregiudicata, che è sempre stata.

Lena Dunham, creatrice, sceneggiatrice, produttrice esecutiva, regista e attrice della fortunata serie HBO Girls, è figlia d’arte – la madre Laurie Simmons è fotografa e artista, il padre Carroll pittore –e sviluppa fin dalle scuole elementari una profonda passione per la scrittura, che diventa il porto-valvola di sfogo delle paure di una ragazza che cresce nella New York di fine anni Novanta, tra campeggi femminili, cambi d’istituto e amici allo sbando, la comparsa di internet – con tutte le sue insidie – e un disturbo ossessivo-compulsivo – che Lena tuttora cerca di arginare.

Non sono quel tipo di ragazza è diviso in cinque sezioni (Amore & sesso, Corpo, Amicizia, Lavoro e Visione d’insieme) che trattano delle principali tappe di crescita della ventottenne protagonista, ma anche di qualsiasi giovane donna – specialmente americana. I ricordi d’infanzia, della scuola e dell’università si alternano a quelli per lei più recenti, tra un sorriso benevolo e nostalgico e un’ironia che a tratti sa di rimpianto. La Dunham si mette a nudo – non diversamente da come fa Hannah Horvath, suo alter ego in Girls – e snocciola ai lettori gli episodi salienti della propria vita, anche quelli più spiacevoli e privati, come i problemi di salute e le intime paranoie. Ciò che spicca, da queste confessioni, sono l’assoluta sincerità dell’autrice, il suo essere donna e l’orgoglio del trovarsi agli antipodi dell’immagine di star. Lena è un’antidiva, è un ibrido tra Bridget Jones e Carrie Bradshaw – come suggerisce il retro della sovraccoperta. È una ragazza nella quale è facile identificarsi, seppur non fino in fondo, com’è naturale che sia.

L’autrice adotta un linguaggio semplice, diretto, d’impatto; non sa che farsene dei giri di parole, degli eufemismi e dei fronzoli da romanzo rosa. Il suo tratto è incisivo, delle volte anche impietoso – nei propri riguardi e verso quelli della società in cui è cresciuta –, ma la prosa che ci regala è curata, di piacevole lettura, e in alcuni passaggi portatrice di riflessioni profonde. La Dunham non dispensa consigli, non impartisce lezioni, ma suggerisce implicitamente di non commettere i suoi errori – o, qualora fosse troppo tardi, di non abbattersi e correggere il tiro.

Il volume è inoltre arricchito dalle illustrazioni in stile quick draw di Joana Avillez, che ben si legano al contenuto. Non sono quel tipo di ragazza è un libro che strizza certamente l’occhio al pubblico femminile, ma può essere una piacevole lettura anche per gli uomini – almeno per quelli più coraggiosi, che non si faranno trarre in inganno dalla copertina rosa shocking.

Non sono quel tipo di ragazza di Lena Dunham, traduzione a c. di Tiziana Lo Porto (Sperling & Kupfer, 2014, pp. 263, 16.90 euro)

Immagine: Emanuele Rosso, Girls

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