“Il mio posto è qui” di Cristiano Bortone e Daniela Porto racconta la complicata storia di Marta, vedova e madre di un bambino, figlio dell’amore per un uomo che dal fronte non è tornato. Una giovane donna intelligente e coraggiosa che sceglierà la strada della rivolta contro il regime patriarcale della sua famiglia, e la fuga da un possibile oppressivo matrimonio. Verso una libertà che è anche quella di lavorare e partecipare alle pubbliche decisioni. Ludovica Martino e Marco Leonardi, nel ruolo dell’amico che contro tutti in paese l’aiuterà, sono i convincenti protagonisti del film
Non è difficile avvicinare Il mio posto è qui, vincitore del premio per la miglior regia (di Cristiano Bortone e Daniela Porto) e per la miglior attrice protagonista (Ludovica Martino) al Bik&st 2024, al block-buster dell’anno C’è ancora domani. E speriamo che l’accostamento porti fortuna a questo piccolo film indipendente che merita di essere visto, non solo da una platea, agguerrita ma limitata, di cinefili. In entrambi i casi siamo infatti nel 1946 e dintorni, nell’immediato dopoguerra, povero, complicato, però non privo di slanci di speranza, della ricostruzione italiana: e seppure in contesti lontani (là la capitale ancora invasa di macerie e faticosamente in procinto di rialzarsi, qui un piccolo borgo della provincia calabra, con riprese nella splendida Gerace), sempre si raccontano vicende di strati popolari alle prese con la perenne fatica di vivere. Ma soprattutto siamo di fronte a due difficili, ma alla fine luminose storie di riscatto, ribellione femminile, in un’Italia patriarcale finalmente messa di fronte alla sua misera, violenta e antiquata visione del mondo. E dei rapporti familiari.
La giovane Marta, rimasta vedova (e incinta) dell’amato soldatino mai tornato dal fronte, sconta ogni giorno il senso di colpa sociale e lo stigma parentale (e del paese tutto) per quel fattaccio d’amore. Quasi obbligatorio è dunque accettare la proposta di matrimonio di un vedovo assai più anziano, quasi benestante ma chiaramente ben poco disposto ad accettare varianti più liberali dell’arcaica visione del mondo che incarna. Sarà l’incontro con Lorenzo (l’ottimo Marco Leonardi), nominato dal parroco “uomo dei matrimoni” ma fuggito da tutti per la sua neanche troppo celata omosessualità, a cambiarle la vita. Assecondando la sua scelta di cercare un lavoro (da dattilografa) e con quello un senso di vita anche fuori dalla casa e dai futuri doveri coniugali. La loro tenace amicizia è quella di due emarginati, perdenti nel presente però in cerca di un futuro capace di sanare, almeno in parte, i propri dolori del passato, e di aprire a lei una strada, e non è solo una metafora, verso un’esistenza meno angusta.
Il mio posto è qui nasce dal romanzo omonimo (edito da Sperling & Kupfer) di Daniela Porto, qui esordiente nella regia ma forte di una solida esperienza nel cinema (da produttrice soprattutto), che con Cristiano Bortone, navigato autore nei territori indie italiani, racconta un’Italia sempre lontana dai riflettori vista sullo sfondo di quello che sempre più si sta rivelando, nella coscienza collettiva, un vero evento storico, il primo voto delle donne. Marta voterà probabilmente contro la monarchia e forse addirittura per il Partito Comunista Italiano. Segnale davvero forte che l’eredità fascista è nel passato e le donne potranno trovare un posto pubblico nella società italiana. E che presto inizierà a vacillare anche l’opprimente condizione imposta loro da padri e mariti senza amore e tenerezza. Una realtà purtroppo accettata, con dolore e forse rabbia ma senza dissensi espliciti, anche da troppe madri, consorti, sorelle.
A 80 anni quasi di distanza queste tematiche restano attuali, dalla violenza sulle donne all’omofobia, all’abuso di potere. E forse anche per questo Il mio posto è qui giustamente non risparmia un crudo realismo nel mostrare la violenza fisica e verbale di molti protagonisti. Nel film si parla a tratti il dialetto calabrese, com’era e com’è nella realtà di molti paesi, tanto da aver bisogno dei sottotitoli in alcune sequenze. E la scenografia è scarna, la luce naturale a tratti fredda. Sono luoghi dove la vita è dura, e quella delle donne ancora di più. Ma anche molto belli in quella loro asprezza, che in qualche modo spinge in avanti, fa emergere la forza d’animo necessaria per conquistarsi un altro domani.
Il mio posto è qui, di Cristiano Bortone e Daniela Porto con Marco Leonardi, Ludovica Martino, Francesco Biscione, Biancamaria D’Amato, Adele Bilotta, Annamaria De Luca, Francesco Arico’, Antonino Sgro’, Saverio Malara, Ivan Artuso, Giorgia Arena