Saranno i grandi compositori della laguna e dintorni (Vivaldi, Monteverdi, Albinoni, Galuppi) i protagonisti della stagione 2024 di A.M.A.M.I., iniziata il 17 maggio con un programma incantevole aperto dal gruppo La Venexiana. Prossimo appuntamento il 28 giugno sempre al Museo della Scienza e della Tecnologia con un progetto insolito che rimanda al virtuosismo delle corti rinascimentali
Milano non si è mai affannata a riempire il vuoto lasciato da una stagione gloriosa come “Musica e Poesia e San Maurizio”, che per più di vent’anni ha fatto sfilare nell’incanto del Monastero Maggiore di Corso Magenta-Via Luini i più grandi interpreti del Rinascimento, del Barocco, del primo Settecento, alimentando l’esperienza, il piacere e il gusto di diverse generazioni. La musica detta “antica” è rimasta a lungo nel cassetto. Il pubblico che ama periodi musicali capaci di sollecitare anche ascolti “pop” e “giovani”, è rimasto con scarsi rifornimenti e chi non si accontenta delle tre B – Bach, Beethoven, Brahms -, deve per lo più consegnarsi al riprodotto. Peccato che, così, la musica “live” si sia decurtata di alcuni secoli, forse i migliori.
Una delle rare eccezioni a questa smemoratezza è la stagione dell’Accademia di Musica Antica di Milano (A.M.A.MI. per gli habitués), che per il suo nuovo viaggio nelle geografie nascoste della storia ha scelto Venezia come capitale della Bellezza da indagare e rappresentare nel 2024. La stagione – sei concerti fino al 3 dicembre – l’ha avviata, venerdì 17 maggio, un gruppo tra i migliori italiani, La Venexiana, con un programma incantevole che toccava quattro punti sensibilissimi della musica in laguna: Claudio Monteverdi (1567-1643), Barbara Strozzi (1619-1677), Tarquinio Merula (1595-1665), Giovanni Felice Sances (1600-1679). Undici soli e duetti da una raccolta fondamentale come il Settimo Libro dei Madrigali di Monteverdi, dal Libro Primo di Barbara Strozzi; brani sciolti e preziosi, tra i quali forse il capolavoro della serata: la Canzonetta sopra la nanna di Tarquinio Merula, toccante “visione” della Passione di Cristo nel canto di una Madonna-Madre che culla il suo bambino. Emanuela Galli, soprano “che recita”, ne ha fatto un non piccolo squarcio di teatro nel cuore del programma, emozionante.
Gabriele Palomba
La Venexiana, gruppo fondato nel 1997 da Claudio Cavina, dal 2016 diretto da Gabriele Palomba, è un punto di riferimento per quel rapporto diretto con la parola che è indispensabile nel raccontare la “verità” di un periodo d’oro (“Il” periodo d’oro?) della musica italiana di ogni tempo. Due voci eccellenti (Emanuela Galli e Carlotta Colombo), un violoncello preciso e “cantante” (Anna Camporini), un cembalo incisivo e vario, una tiorba-guida (Palomba) dialogano alla perfezione nel far risuonare l’intimità di un mondo fatto “di tanti palpiti” (Rossini, Tancredi).
Non è lontano Il prossimo concerto, il 28 giugno, con il duo Seicento Stravagante, che nella molto insolita combinazione di cornetto (David Brutti) e organo (Nicola Lamon) rinverdisce il virtuosismo delle corti rinascimentali e barocche.
Il 23 settembre siamo a un incontro al vertice: La Pietà de’ Turchini, gruppo leggendario della tradizione napoletana, propone un confronto tra due galassie del firmamento musicale: Venezia e Napoli.
Vengono da Londra i protagonisti del quarto appuntamento, il 21 ottobre: gli inglesi del gruppo Florilegium, trent’anni di vita, solida posizione internazionale e un programma esplicitamente legato al tema della stagione di A.M.A.MI.: The Winged Lion.
Viene dalla Francia il giovane e quotatissimo cembalista Jean Rondeau, allievo di Blandine Verlet, che il 5 novembre si dedica a Johann Sebastian Bach, del quale è sempre utile ricordare quanto abbia tenuto con ammirazione fra le mani la musica del veneziano Vivaldi, che scelse di pubblicare ad Amsterdam il suo Cimento dell’Armonia e dell’Inventione (leggi Le quattro stagioni), sconvolgendo l’Europa, plasmando con il suo violinismo migliaia di strumentisti, dall’Austria alla Francia, dall’Inghilterra alla Prussia (gli orchestrali di Hadyn si esercitavano su Vivaldi, delle cui partiture l’archivio del castello di Esterháza era ben fornito).
Finale precisamente in tema, il 3 dicembre, con il gruppo La Divina Armonia diretto da Lorenzo Ghielmi, impegnato in un saggio di grandi veneziani (Vivaldi, Albinoni, Galuppi).
Museo della Scienza e della Tecnologia, Sala delle Colonne
Chi conosce il Festival di A.M.A.MI. – che da dieci anni propone viaggi tematici nella musica d’Occidente -, ha splendidi ricordi dei concerti che si tenevano nella Sala del Cenacolo del Museo della Scienza e della Tecnologia, spazio magico ma piccolo. Il pubblico in crescita ha imposto la più capiente Sala delle Colonne, bellissima e di ottima acustica, riservando all’ultimo appuntamento un’amplificazione ancora maggiore nella Sala Barozzi dell’Istituto dei Ciechi di Via Vivaio, che merita un viaggio anche da sola.
Non è cambiata la scelta di servire al pubblico appuntamenti gratuiti. Insieme, spazi storici e modalità di ascolto garantiscono una immediatezza e una “autenticità” rare.