Ultimi giorni per visitare la mostra Dreams made flesh, personale di Valeria Ferrari da Cler, spazio espositivo di Antonio Rovaldi e Andrea Camuffo in via Padova, 27 a Milano. La mostra è accompagnata da un testo di Delia Casadei ed è visitabile su appuntamento fino al 31 Luglio 2024.
The fear of blood tends to create fear for the flesh
Silent Hill
Prima di varcare la soglia dello spazio espositivo Cler di Antonio Rovaldi e Andrea Camuffo al numero 27 di Via Padova, che sembra essere stato in passato un punto di sosta per carrozze e per i cavalli che entravano e uscivano dalla città, si contrappone a noi come un cartello d’ingresso – oppure un segnale di avvertimento – uno degli esseri che popolano la mostra Dreams made flesh di Valeria Ferrari.
Collaboratrice fissa del duo artistico Masbedo, formato da Nicolò Massazza e Iacopo Bedogni, per questa personale l’artista ha deciso di cimentarsi con delle opere apparentemente estranee alla sua pratica abituale di montatrice, per quanto il “taglia e cuci” resti anche nel lavoro digitale. Sono delle figure antropomorfe, ricavate da federe sapientemente cucite e colorate ad acquerello, che rivolgono il loro sguardo allo spettatore grazie a piccoli ricami che conferiscono loro l’organo della vista, piccoli occhi con dei prolungamenti innaturali, ciglia o lacrime – come suggerisce qualche osservatore.
Esseri partoriti dal sogno, vicini ma difficili da afferrare nella loro interezza, nonostante la concretezza della materia utilizzata per realizzarli. Sicuramente il mondo onirico viene ulteriormente rafforzato dalla presenza di una tenda argentata posta dietro queste sculture; uno sfondamento che apre senza dubbio a collegamenti visivi che partono dal sipario teatrale arrivando a quello cinematografico, mondi tra il sogno e la veglia come insegna David Lynch in ogni suo film.
Valeria Ferrari sembra utilizzare il principio de Anatomia dell’immagine di Hans Bellmer, pittore che assieme a Max Ernst seppe immettere nel surrealismo una carica demoniaca che traeva le sue origini dal primo Romanticismo tedesco, sperimentatore estremo del corpo che trasmutava in ogni suo disegno. La presenza anatomica del sesso che abita in ogni corpo e la capacità delle membra di trasformarsi in una serie di doppi allucinatori li ritroviamo qui nelle sculture vellutate in mostra, figure carnali spesso sessuate partorite però non da un incubo, e che proprio per questo diventano figure amiche, come i Nerini del buio de La città incantata non aggrediscono ma, voyeuristicamente, richiedono di essere accarezzati e saggiati nella loro visibile intimità.
Anche la musica gioca un ruolo importante. Una playlist di vari artisti, pensata per la mostra, accompagna la visione delle sculture che, appese a dei fili, fluttuano sulle note e girano lentamente su loro stesse, prese a dondolarsi tra il quotidiano e l’indicibile.
Tutte le immagini © Marco Casino