Ballando ballando, ma con Bach

In Teatro

In scena alla Scala un curioso esperimento di teatro danza, le coreografiche geometriche (ma non solo) di Heinz Spoerli ispirate alle suites per violoncello

Aria come contenitore, come dinamica primordiale, soffio di vita e respiro sensuale, o ancora combustibile di incendi, nebbia che si accumula, trasparente profondità verticale. Tutto questo in Cello Suites, balletto “nei venti, nel nulla” come dice il sottotitolo goethiano. Un balletto incentrato sull’elemento aeriforme, che porta dalla terra al cielo seguendo la via del contrappunto, delle Suites per violoncello di Bach.

Heinz Spoerli ne ha scelte tre per questa coreografia che si vedrà alla Scala fino al 19 Marzo: la seconda, la terza e la sesta. Un temerario solista regge i settanta minuti di Gighe, Allemande e tante altre danze che si alternano come supporto musicale a tutto il corpo di ballo, inquadrato nell’essenziale scenografia di Sergio Cavero: una bellissima circonferenza obliqua appesa sul fondo che a volte si colora, a volte sembra prendere fuoco.

Nel suo gioco coreografico, Spoerli si diverte a costruire asettiche geometrie per poi scuoterle e agitarle: ogni volta si parte da forme astratte che pian piano acquistano una prorompente vitalità. Così dei meccanici procedimenti seriali ripetuti a canone tra i ballerini conquistano progressivamente il ritmo di qualcosa di animato: da ingranaggio collettivo a vivo stormo di uccelli.

E le Suites di Bach sono il perfetto sfondo sonoro di queste trasformazioni, di questi che sembrano passaggi dall’inorganico all’organico, dalla geometria alla biologia. Ecco un insieme di danze barocche che a partire dall’esposizione di un tema lo rigirano e tormentano di continuo fino a che esso si anima sul serio, analogamente a quanto avviene ai corpi sul palco.

È come se una somma di componenti desse come risultato qualcosa di imprevisto, di non compreso tra gli addendi. Rimane una specie di residuo, un misterioso plusvalore, quella “febbre della materia” che Thomas Mann indica nella Montagna incantata come definizione della vita stessa.

La magnifica soluzione che Spoerli trova per questo delicato “cambiamento di stato” sta in tanti inserti di irresistibile ironia: gambe e braccia che per poco non sembrano zampe, movimenti simmetrici che diventano improvvisamente goffi e sgraziati. E davvero questa mediazione umoristica ravviva e squassa tutti i pezzi d’insieme, quasi come una scossa elettrica alla Mary Shelley.

Ottima prova di Sandro Laffranchini, Primo violoncello della Scala. La sua è un’interpretazione pulita e raffinata, tecnicamente ineccepibile, a cui mancano di proposito enfatiche vene sentimentali che di certo guasterebbero l’equilibrio del balletto. Magnifico il corpo di ballo della Scala, a cui si possono perdonare alcune lievi sbavature nelle scene d’insieme. Spiccano in particolare Claudio Coviello e Antonina Chapkina per il duo nella Bourrée della terza Suite, oltre che Nicoletta Manni e Walter Madau , solo per citarne alcuni.

Cello Suites (In den Winden im Nichts), Suite per violoncello nr 2, 3 e 6, Corpo di Ballo del Teatro alla Scala, fino al 19 marzo al Teatro alla Scala

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