I pensieri di Fausta Squatriti nello spazio, infinito, del piano

In Arte

“Fausta Squatriti. Pensieri di uno spazio piano”, alla Galleria Tommaso Calabro di Milano, celebra uno dei momenti più significativi della ricerca dell’artista da poco scomparsa, in cui ha indagato e sfidato le norme dell’astrattismo geometrico. Circa venti opere, tra sculture e opere su carta realizzate tra gli anni Settanta e Ottanta, che ci ricordano la grande forza, l’eclettismo e la naturale empatia di un’artista a cui l’Accademia di Belle Arti di Brera, dove a lungo ha insegnato, dedicherà una giornata di studi giovedì 17 ottobre.

Non ha fatto in tempo Fausta Squatriti (1941-2024) a partecipare all’allestimento di Pensieri di uno spazio piano, la sua personale nella galleria di Tommaso Calabro a Milano. La velocità della sua malattia ha lasciato molti di noi increduli di fronte al “buco creativo” che ci tocca fronteggiare. Sì, perché Fausta era un vulcano sempre attivo che obbligava a continui riposizionamenti, anche non del tutto facili.
L’esposizione in corso affronta un tassello particolarmente importante della sua opera, contraddistinta nel suo insieme da una mobilità particolare, non certamente dettata dalle mode culturali, piuttosto animata dallo spirito proprio della ricerca, ovvero dall’autentica esigenza di esercitare, nell’ambito dei meccanismi creativi, l’intuizione, la curiosità e l’intelligenza critica a largo raggio, il che implica necessariamente la perlustrazione di valori anche opposti, lo scavo di elementi antipodali, la pratica del gioco del rovescio.

Fausta Squatriti, Pensieri di uno spazio piano, installation view.
Courtesy Tommaso Calabro Milano, foto Riccardo Gasperoni

La fase operativa così molto ben documentata dalla scelta dei lavori in mostra nella sede milanese della galleria (fino al 21 dicembre) segue dal punto di vista della cronologia il “bagno d’aria” rappresentato dalle sculture colorate, che costituiscono quella flora artificiale e lunare di cui parla Dorfles in un testo del 1969 pubblicato nel libro d’artista The Cloud Eye (Edizioni Tosi, impresa di famiglia che prende il nome dall’allora marito di Fausta) e dalle Passeggiate di Buster Keaton, feste cromatiche di espansioni elastiche e di incastri nello spazio bidimensionale della tela. Le opere su carta, presenti nel percorso espositivo come un necessario contrappunto, realizzate a collage di forme ritagliate nelle preziose stesure all’acquarello, mantengono viva l’essenza strutturante del colore, anche se più smorzato rispetto alle esperienze anteriori, mentre si organizzato attraverso un processo governato da serrati ragionamenti sulle forme geometriche, abbandonando quel dato ludico più pop delle sculture colorate e delle Passeggiate.

Fausta Squatriti, Cinque colori pieni: metà superficie mezza intensità cromatica, 1980

“La mia è un’aspirazione da archivista o da economa massaia che non vuole sprecare nulla” scrive Fausta Squatriti nelle Note tecniche sul procedere dalla pianta all’alzato nella progettazione plastica, testo lucido, chiaro e pertanto utilissimo alla lettura della sua svolta linguistica, pubblicato in catalogo della mostra, Galerie Denise René, Parigi 1982, dove espone le sculture nere che, quasi minimaliste, rappresentano il punto più ascetico del suo percorso. Il catalogo della mostra nello spazio della “papessa” dell’arte astratta a Parigi – mostra che verteva sulle opere nere, già presentate alla Polena di Genova nel 1978 e l’anno dopo al Naviglio di Milano e al Kunsterhaus Neue Galerie di Graz, nel contesto della mostra Masculin-Feminin, sempre affiancate dagli acquerelli/collage ad esse strettamente connessi- propone anche un contributo critico di Argan, denso e acuto come sempre: <<[…] questo mondo della geometria può essere sconcertante proprio perché non può permettersi di dimenticare nulla>>. Egli individua la sfera in cui l’artista si muove come in una <>.

Fausta Squatriti, Alexander Iolas, Lucio Fontana e Jean Tinguely all’inaugurazione della mostra di Jean Tinguely, Galleria Alexander Iolas, Milano, 1966

Ma è il volume, intitolato Fausta Squatriti +-x: Fausta Squatriti, pubblicato in occasione di una mostra tenuta a Pordenone nel 1980, a costituire uno specchio che disvela pienamente i meccanismi creativi messi a punto in quel periodo: fin dal titolo è evidente la tendenza computazionale che presiede la sua operatività del momento, una sorta di logica dell’assurdo che parte da determinate figure geometriche date e, per progressivi spostamenti e operazioni aritmetiche e matematiche, giunge di nuovo al punto di partenza. In quel volume viene documentato anche un nuovo snodo che si affaccia… ma quella è un’altra storia e conviene tornare al ruolo assunto dalla geometria e dalla logica nel procedere di Fausta in quel momento. Figure piane, sviluppi e calcoli rappresentano la scaturigine di un’attività immaginativa incline a una forte attitudine combinatoria e s/combinatoria, costruttiva e decostruttiva al tempo stesso. Permutazioni, esercizi di stile nella logica della sperimentazione linguistica introdotta in letteratura da Queneau, Perec e gli altri membri dell’OuLiPo, con l’intento di esplorare le potenzialità creative delle regole o ‘costrizioni’ formali e strutturali proponendo nuovi modelli operativi.


Infine mi preme segnalare che giovedì 17 ottobre all’Accademia di Belle Arti di Brera si terrà, nel Salone napoleonico fin dal mattino, una giornata in ricordo di Fausta Squatriti, con l’intento proprio di sottolinearne la natura particolarmente poliedrica, portando all’evidenza il caleidoscopico ventaglio di interessi operativi che hanno caratterizzato la sua attività di artista visiva, di editrice, di poeta e narratrice. All’incontro, curato da chi scrive, parteciperanno Eugenio Alberti, Renata Bianconi, Roberto Borghi, Mons. Luca Bressan, Cristina Campanini, Andrea Cancellato, Jacqueline Ceresoli, Simona Confalonieri, Gaetano Delli Santi, Fernando De Filippi, Gino Di Maggio, Dario Generali, Ugo La Pietra, Elisabetta Longari, Anna Mariani, Lorenzo Madaro, Ornella Mignone, Alberto Mugnaini, Luca Pietro Nicoletti, Raffaella Pulejo, Annig Raimondi, Nuria Sala, Federico Sanesi, Sandro Scarrocchia, Stefano Setti, Bianca Trevisan, Silvana Turzio, Grazia Varisco e Cristina Volpi. Le voci raccolte per l’occasione testimonieranno a diverso titolo di un particolare aspetto della sua ricerca al fine di suggerire indicazioni di lettura utili anche per auspicabili futuri approfondimenti. Tra i relatori figurano suoi amici e colleghi, storici dell’arte di altre generazioni che trovano interesse nella sua vicenda stilistica poco catalogabile, allievi che racconteranno del suo magistero, giornalisti, galleristi, poeti, attori, musicisti, nella speranza di comporre un coro, dissonante e ricco in omaggio all’oggetto del nostro ragionare.

“Fausta Squatriti. Pensieri di uno spazio piano”, Tommaso Calabro, Milano, fino al 21 dicembre 2024

In copertina: Fausta Squatriti nello studio di via Arpesani, Milano, 1982

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