L’eterna giovinezza è un carosello trash di plastica, ironia e frattaglie

In Cinema

Demi Moore, Dennis Quaid e Margaret Qualley sono le star di “The substance” di Coralie Fargeat. Un horror di moderna confezione, girato con virtuosismo e immagini potenti ma lungo e alla fine splatter. Temi, l’invecchiamento, il corpo delle donne, raccontati nelle vicende di una diva che per fronteggiare il passaggio degli anni accetta un esperimento che le crea un’alter ego bellissima e ventenne. Ma gli intenti polemici verso l’ossessione dell’estetica annegano in un mare di sangue, budella e banalità

Bellissima diva da Oscar con tanto di stella sulla losangelina Hall of Fame, Elizabeth Sparkle (Demi Moore) non si sente affatto sul viale del tramonto, ma secondo il suo produttore (il viscido Harvey, interpretato da Dennis Quaid) la sua carriera è in dirittura d’arrivo ed è il momento di farsi da parte per lasciare spazio a qualcuno di nettamente più giovane e in grado di sgambettare fino all’ultimo respiro in balletti ultrasexy e super sportivi (aerobica erotica in stile Jane Fonda anni Ottanta, tanto per capirsi). Per Elizabeth un incubo da scongiurare a ogni costo, anche prendendo una decisione estrema: aderire a un protocollo sperimentale chiamato The Substance, che il titolo del film di Coralie Fargeat.

Il risultato sarà la creazione di Sue (Margaret Qualley), bellissima, giovanissima, perfetta neoconduttrice del programma di punta della rete televisiva e destinata da subito a una magnifica carriera. Con un unico piccolo problema: la fantastica Sue esiste solo a settimane alterne, perché ha bisogno per ricaricarsi (e dunque esistere) di lasciare ciclicamente il posto alla sua vecchia versione, Elizabeth. Insomma, sembra facile risolvere i problemi legati al passare del tempo e trovare un equilibrio tra vecchio e nuovo, ma in realtà la convivenza tra le due versioni della stessa donna non sarà esente da criticità. E finirà per trasformarsi in un autentico incubo, sempre più horror. Fino a un finale ultrasplatter, poco adatto a stomaci deboli. Finale che personalmente ho trovato troppo lungo e infelice. Per le secchiate di sangue e budella che inondano lo schermo, ma soprattutto per un bizzarro intreccio di sfrontatezza ed esitazione, timidezza quasi, nel prendere una posizione etica e non solo estetica.

La regista francese Coralie Fargeat, già autrice del parossistico Revenge, ritorna alla carica senza paura di infilarsi nell’imbuto nero del ridicolo e dell’esagerazione. Conferma una notevole capacità di costruire immagini efficaci e talora potenti, e di muovere la macchina da presa con eleganza e precisione. Alcune sequenze sono in effetti da applauso, da un punto di vista tecnico, ma l’unica scena capace davvero di raccontare la paura di invecchiare è quella di Elizabeth davanti allo specchio. Una scena vera, piena di umanità, paura e desiderio. Molti altri momenti sono interessanti ma in fondo banali, incapaci di raccontare davvero il corpo delle donne, giovane o vecchio che sia, attraverso occhi femminili.

Occhi che si vorrebbero radicalmente differenti, estranei al patriarcato da sempre imperante, e che finiscono invece con l’adagiarsi sull’esplosione horror di un corpo che si disintegra (letteralmente) nel tentativo di piacere a un occhio esterno – maschile, ancora e sempre. Due ore e venti di immagini raccapriccianti e sesso di plastica, ironia e frattaglie, un carosello trash che esagera fino alla nausea, affastella dettagli ripugnanti e punta verso una satira troppo esasperata per riuscire a mantenersi lucida. Sintetizzando: The Substance è un buon prodotto horror, audace e divertente, ma per favore non definiamolo femminista, tanto meno rivoluzionario.

The Substance di Coralie Fargeat, con Demi Moore, Margaret Qualley, Dennis Quaid, Hugo Diego Garcia, Joseph Balderrama

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