Dopo un paio di corti premiati in vari festival, debutta con “La gita scolastica” la regista bosniaca Una Guniak, che guida con mano ferma e delicata un gruppo di ragazzi e ragazze. La rivelazione che una di loro ha fatto l’amore, prima fra tutti, con un ragazzo più grande, sconvolge la quiete ipocrita di una classe, di una scuola, di varie famiglie. Tra giudizi, condanne, e un po’ di malcelata invidia, giovani e adulti si accorgeranno che la situazione è più complessa e sfuggente di come poteva sembrare
Sarajevo, una giornata qualsiasi dell’ultimo anno in una normale scuola media. La bella e gentile, forse un po’ schiva, Iman, protagonista di La gita scolastica, studiosa e tranquilla figlia di una laboriosa e non certo ricca famiglia, rivela ai suoi, e soprattutto alle sue compagne, tra cui la cara amica Hana, di aver fatto l’amore per la prima volta, con un ragazzo più grande, Damir, che molti di loro conoscono. E che è stato bello, perché lei lo ama e non è stata in alcun modo forzata a quel passo importante. Poco tempo dopo, per spiegare un accesso di nausea nel cortile di scuola, si lascia con qualche intenzione sfuggire un “forse sono incinta”. Per scuola, madre, amici e amiche è un vero trauma, che cambierà i sentimenti, le relazioni, forse perfino il futuro di Imam. Scatenando nelle reazioni di coetanei e adulti un caotico mix di sentimenti contrapposti, dalla riprovazione, con o senza comprensione per la giovane età, al rifiuto, alla difesa dal dirompente impatto di una tale rivelazione. E forse genera perfino qualche malcelata punta di invidia, soprattutto in alcune ragazze, per il coraggio dimostrato e la felicità dell’incontro.
Ma le cose sono davvero andate così? Non esattamente. Il pregevole film di debutto di Una Guniak, regista e sceneggiatrice, passato con elogi al Festival di Locarno 2023, lo svela poco a poco, mostrando innanzitutto che il rapporto tra i due ragazzi in primo piano non è poi così idilliaco, tanto meno paritario, ma più ancora che nel racconto di lei si sono mescolati fatti accaduti e solo desiderati, o addirittura immaginati. Quell’amore finito felicemente nel suo compimento fisico sta a metà tra un sogno di ragazza, l’approdo dell’età e forse anche la voglia di essere al centro dell’attenzione. Di tutto questo Iman resta vittima, per lei è sempre più difficile, nella costruzione del sé e del suo personaggio, separare realtà e desiderio. Gli occhi di tutti non la perdono più di vista, cosa efficacemente messa in rilievo dalla regia, e il volto pulito e inquieto di Asja Zara Lagumdzija è quello della prigioniera di un gioco che si è fatto maledettamente serio.
Sullo sfondo, c’è una gita scolastica che verrà sconvolta da questi accadimenti, occasione per richiamare un fatto vero, la vicenda di sette ragazze tra i 13 e i 15 anni di Banja Luka, in Bosnia, rimaste incinte dopo una gita scolastica a Sarajevo nel 2014. Il futuro di queste ragazze e ragazzi, di lì a poco, li disperderà in scuole superiori probabilmente diverse, e tutto questo potrebbe anche essere abbastanza rapidamente dimenticato, come passaggio di quel percorso di conoscenza e di crescita che riempie l’adolescenza di tutti, magari senza lasciare tracce profonde. Per fortuna. Ma certo nel presente crea una frattura, mette in crisi una società perbenista, ipocrita, pronta a infliggere condanne etiche (e anche istituzionali) senza nemmeno conoscere con certezza i fatti e le responsabilità in gioco. Proprio nel descrivere questo ambiente scivoloso e infido la regista mette in campo il meglio della sceneggiatura, sorretta anche dall’affiatato cast di ragazzi, capaci di recitare più o meno se stessi con molta naturalezza.
La gita scolastica, di Una Guniak, con Asja Zara Lagumdzija, Nadja Spaho, Maja Izetbegovic, Mediha Musliovic, Izudin Bajrovic, Muhamed Hadzovic, Vedran Tuce