Si è già conclusa, ma ci piace parlarne, “Bastoni da Passeggio”, mostra personale di Sergio Breviario negli spazi di ArtNoble a Milano, con cui l’artista ed Ex Elettrofonica hanno partecipato alla quarta edizione di Milano Drawing Week, appuntamento annuale realizzato dalla Collezione Ramo in collaborazione e con il patrocinio dell’Assessorato alla Cultura del Comune di Milano.
Nel 1934 Roberto Longhi spiegava che “l’aspetto solito di ogni rivoluzione artistica” risiede nel ritorno alla natura; se oggi di rivoluzioni artistiche è difficile farne (perché tutto è stato fatto? Perché il concetto di arte comprende oggi così tante cose che non esiste niente da rivoluzionare? Perché una certa pigrizia psicofisica ci ha definitivamente sopraffatti? Perché le scuole e i movimenti e gli stili non funzionano più, lasciando che ognuno faccia la sua rivoluzione, che non rivoluziona nulla?), dicevo: se oggi di rivoluzioni artistiche è difficile farne e, dunque, il ritorno alla natura è arduo da attuare, forse è anche perché la natura a cui ritornare non sappiamo bene quale sia: l’acqua non può cadere nel Lambro e nel Seveso, allora la si manda nelle vasche di laminazione; a Cernusco sul Naviglio ci sono i tornado manco fosse il Texas; gli alberi cadono da piazzale Lotto al Castello Sforzesco. Se, quasi cent’anni fa, Longhi poteva ancora contare – quantomeno in Pianura Padana – su una natura accogliente in quanto rivoluzionaria, Sergio Breviario, oggi, ha attorno a sé una natura respingente in quanto tradizionale – tradizionale, perché la natura, convenzionalmente, dev’essere respingente per l’uomo; l’opposizione dell’Io contro il Mondo, contro la Natura, d’altronde, è alla base di secoli, di millenni di cultura occidentale.
Sulla scia di Longhi, vent’anni più tardi il suo allievo Francesco Arcangeli scrisse il celebre “Gli ultimi naturalisti”, etichetta con cui indicò artisti latamente padani: lombardi, emiliani, veneti. Erano Bendini, Mandelli, Moreni, Morlotti e Vacchi, pittori. Breviario disegna; non stende, come loro, pennellate cariche di materia, ma, per geografia e per concetto, rientra nella zona d’interesse di Arcangeli ed è lui stesso a dichiararlo nel librettino che accompagnava “Bastoni da passeggio”, sua personale promossa da Ex Elettrofonica e ospitata negli spazi di ArtNoble durante la Milano Drawing Week 2024. Nato a Bergamo, da anni vive “in un piccolo paese abbarbicato sulle rive del fiume Adda” dove “la natura, anche in questa fase così instabile e per molti versi tragica, è comunque portatrice di una bellezza indiscutibile” (Arcangeli parlava della “natura traboccante, inquieta, eppure ancora terribilmente amorosa di questo nostro anno 1954”). Breviario non sembra puntare al longhiano, rivoluzionario, miracoloso “ritorno alla natura”, per il semplice fatto che non deve ritornarci: c’è già consapevolmente, dolorosamente dentro. Semmai, con i suoi bastoni da passeggio batte il sentiero e indica la via agli altri che, con entusiasmo naïf, vorrebbero lanciarsi nel bosco senza conoscerlo.
Breviario, nella mostra, ha presentato sette disegni raffiguranti – su una carta perlescente – bastoni da passeggio, ossia legni nodosi che sembrano anche mani scheletriche e fossili di pterodattili sospesi nel, e confusi dal, tempo: i rami degli alberi caduti a Milano negli ultimi anni; le dita ossute, disfatte, di Longhi e Arcangeli nelle loro decennali tombe; i dinosauri di quando era tutta natura, senza umanità. È un continuum temporale che è anche continuum del disegno – “Mi alzo in piedi e traccio un unico lungo segno dal basso verso l’alto”, scrive l’artista nel già citato librettino – e dello spazio. Infatti, dei sette disegni due sono come tagliati, eppure mi pare improprio dire così: dico, dunque, di cui due sono come conficcati – con le loro cornici – dentro alle pareti, in una sequenza forse interminabile di cui noi vediamo soltanto una sezione estratta a sorte. In assoluto, è il continuum della natura: “È bene osservare la natura per coglierne la capacità trasformativa”, spiega ancora Breviario.
Eliminata la possibilità di una natura accogliente perché rivoluzionaria, Breviario si è ritrovato a indagare una natura respingente perché tradizionale, e per farlo ha dovuto camminare in essa e con essa. Riporta sulla carta un’immagine tradizionale – quasi confortante, un po’ da fiaba, con un certo tocco di felice surrealismo – e, però, l’esplorazione del mondo è stata dolorosa: “Mi preoccupa constatare come la natura sia uscita dalle intenzioni di quasi tutti gli artisti”.
Quelli di Breviario sono bastoni da passeggio fisici, con cui addentrarsi tra le rocce e i rovi lungo l’Adda, ma anche e soprattutto mentali e psicologici, portatori di valori personali e storici che permettono di indagare il mondo anche stando nello studio. In questi bastoni disegnati sono incastonati inserti di carte colorate, tonde oppure a mandorla. Alcune sono riproduzioni di polaroid scattate dall’artista e già usate nella fanzine “Fotoromanzo” del 2015; altre, dei micro-monocromi, sono dipinte con la tecnica della tempera all’uovo, che garantisce la massima opacità e pienezza dei colori. La dimensione mansuetamente casalinga delle polaroid – che mostrano malinconici interni domestici – e quella drammaticamente squillante dei colori puri fanno coesistere ancora le due anime che da secoli vivificano l’arte lombarda: da Caravaggio risalendo su fino a Foppa (i primi naturalisti, seguendo Longhi) e, poi, di nuovo giù, fino ai pittori indicati da Arcangeli. Il Breviario della Milano Drawing Week 2024 è stato, in questo senso, l’ultimissimo naturalista o, piuttosto, il primissimo dei post-naturalisti lombardi, se, tanto, il “ritorno alla natura” è ormai impossibile e dobbiamo, semmai, fare i conti con una convivenza forzata per entrambe le parti: noi e lei. Altri padani, i CCCP, cantano “qualcuno pre, qualcuno post, senza essere mai stato niente”: Breviario, pare, può permettersi di essere post.