La Ferilli interpreta con Micheli e Quartullo la commedia best seller francese “A cena tra amici”, e ancora una volta la povera Italia si fa sociologicamente in due
A quanto pare la commedia teatrale Le prénom di Mathieu Delaporte e Alexandre de La Patellière sembra aver stuzzicato non poco l’interesse dei “cugini” italiani. Dopo ben due adattamenti cinematografici, uno a opera degli autori (Cena fra amici – 2012) e l’altro firmato da Francesca Archibugi (Il nome del figlio – 2105), lo spettacolo è passato nelle mani di Sabrina Ferilli e Carlo Buccirosso che ne hanno proposto un adattamento tutto nostrano, in scena al Teatro Manzoni di Milano fino al 29 marzo.
La querelle che fa nascere il dramma ruota attorno all’incontro tra due coppie, Gabriella e Vittorio e il di lei fratello Emanuele, sposato con Arianna, giunti a trovare i parenti per annunciare la venuta del nascituro e deciderne il nome.
Dietro alla banale scelta di un nome si celano in realtà insofferenze e conflitti familiari irrisolti, divergenze politiche e culturali che contrappongono due differenti visioni e modi di vivere. Se infatti Vittorio si professa un intellettuale pseudo-marxista, convinto sostenitore dei suoi ideali, del risparmio e della famiglia, Emanuele è invece un destrorso, impegnato in svaghi, investimenti esibiti ed un certo savoir faire superficiale, noncurante di quelle questioni culturali di cui il primo va fiero.
I taciti rancori vengono messi a nudo in un climax che da sottili battute scoppia in una battaglia a cielo aperto in cui i rispettivi rancori, pregiudizi e stereotipi rivelano l’ipocrisia di entrambe le coppie e il legame tra fratello e sorella che torna in gioco quando l’amico Marcello si pone al centro di sconcertanti verità che li coinvolgono.
Guardando Signori…Le Paté De La Maison sembra quasi di trovarsi di fronte ad uno spettacolo d’altri tempi, un dramma borghese otto-novecentesco, cinico e irriverente, il cui esito inaspettato sospende l’impeto iniziale, lasciando nuove porte aperte in un’agghiacciante ed irrisolta quotidianità.
L’interno di casa Gambardella (il cognome omaggia il Gep della Grande Bellezza) finemente arredato, fa eco a scenografie di realismo quasi viscontiano che ben si prestano a descrivere un’ élite culturale schiava delle parole, sbeffeggiata da una controparte economica e boriosa schiava dell’ignoranza.
Il cinismo della pièce non risparmia nessuno, seppur con un humour che evita di esagerare i toni, ricordandoci le liti molto casereccie coi “parenti serpenti” in un’arena sociale schiava dei suoi stessi preconcetti. Sabrina Ferilli, Maurizio Micheli, Pino Quartullo, Lilian Oricchio Vallasciani, Claudia Federica Petrella e Massimiliano Giovanetti riescono a offrircene una versione insieme provocatoria e divertente, calata in situazioni capaci di raggiungere la sensibilità di un grande pubblico ed esprimere quelle rabbie represse, situazioni imbarazzanti e scomode verità che una volta apprese farebbero andare di traverso qualsiasi pietanza, trasformando una reunion familiare in un’aula di confessioni disarmanti.
Pensato per il teatro, Maurizio Micheli e Sabrina Ferilli (sempre bellissima) ci fanno trascorrere una piacevole serata, facendoci riflettere, ridere e incuriosire.