Il rapper è in tour con i suoi nuovi brani, tratti dall’album Museica, un viaggio concettuale attraverso l’arte e i pittori più amati
Quello di Caparezza è un rap difficile. Fin dagli inizi della sua carriera il cantante pugliese (stasera al Forum) ha proposto al pubblico musica “impegnata”, che analizza la società in ogni sua sfumatura, parlando di cultura, politica, lavoro, religione. E anche questa volta l’artista non smentisce se stesso e propone con Museica 19 brani di difficile interpretazione che suggeriscono una critica del mondo in cui viviamo. E per farlo sceglie – come per gli ultimi due album – un tema molto complesso, comune a ogni canzone: l’arte.
Museica infatti simula una visita in un museo. Attraverso un mix di rock, elettronica e rap, Caparezza approfondisce pensieri a proposito di arte, artisti, cultura e società. I testi sono sempre densi e ironici e, partendo da un’opera pittorica, approfondiscono un determinato tema.
“Prima di dare del pazzo a Van Gogh, sappi che lui è terrazzo, tu ground floor”. Con Mica Van Gogh Caparezza sembra dire al suo ascoltatore di non fermarsi alle apparenze; la superficialità non ha mai portato nulla di buono. Il ritmo orecchiabile entra nella testa, il messaggio pure. E questa resta una delle canzoni più apprezzate dell’album. Ma non è l’unica perla di Museica.
China Town è una splendida ballad, un genere insolito per il cantante pugliese che ha deciso in questo album di sperimentare nuove sonorità. Tra piano, reggae, rock e sax, Caparezza ha forse cercato un approccio con un pubblico più ampio rispetto ai suoi soliti ascoltatori. Si passa velocemente dalle sonorità anni ’60 di Giotto Beat alle influenze metal di Argenti Vive.
Quello che spicca nell’album, più delle sperimentazioni musicali, resta l’attenzione all’arte e il riferimento che ogni canzone – se capita pienamente – fa a un’opera d’arte: Figli d’arte nasce dall’opera di Francisco Goya Saturno che divora i suoi figli, Comunque Dada è ispirato a Marcel Duchamp e al suo L.H.O.O.Q., Cover a Andy Warhol e alla sua celebre Banana. E così via per tutte le 19 tracce.
La qualità della sua scrittura resta al livello dei lavori precedenti: Caparezza diverte e stupisce, ma l’album non convince del tutto. Non solo non ha uno stile definito e univoco, che in un album così lungo aiuterebbe l’ascolto, ma è estremamente disomogeneo per argomenti, nonostante il riferimento comune all’arte. Si affrontano temi da Manzoni a Scientology, da Van Gogh alle Pussy Riot, passando dalla religione, alla politica, alla cultura. Credo che per capire fino in fondo un disco così concettuale il lettore debba riconoscere tutti i riferimenti culturali dei testi di Caparezza e questo, molto spesso, non accade, togliendo all’album una comprensione totale.
Caparezza, Museica (Universal) – Al Forum di Assago stasera, ore 21