Però fa tenerezza il piccolo cyber-poliziotto

In Cinema

“Humandroid” di Neill Boomkamp è un universo di citazioni fantascientifiche usate con efficacia e misura: come pure gli effetti speciali, pochi ma ben spesi

Nella Johannesburg di un futuro non troppo lontano, la criminalità è tenuta sotto controllo grazie all’impiego di indistruttibili poliziotti robot. Il loro inventore ha un progetto segreto: salvare il droide Chappie dalla rottamazione per farne la prima intelligenza artificiale in grado di provare emozioni.

La fantascienza di Neill Blomkamp ha il pregio di non esagerare mai, per questo è credibile. Il suo ultimo Humandroid non è un tripudio di effetti speciali (lo è ancor meno dei suoi precedenti District 9 ed Elysium): ne usa pochi, ma li usa bene.

Lontano anni luce dalla tecnologia elegante e asettica di Prometheus o Oblivion, o dalle atmosfere colorate ed esotiche di Avatar, l’ultima fatica del regista sudafricano è piuttosto un Robocop al contrario, e il suo protagonista un cucciolo di metallo e circuiti incapace di comprendere la crudeltà dell’uomo e del fato che lo attende. Il cyborg Chappie (modellato in CGI sui movimenti e la recitazione dell’attore-feticcio di Blomkamp, Sharlto Copley) è un moderno Pinocchio in un corpo di latta, un giocattolo ammaccato, braccato come E.T. ma più umano degli umani, in primis nella disperata e commovente ricerca dell’immortalità per sé e per coloro a cui vuol bene.

In effetti Humandroid è un universo di citazioni: c’è la tenerezza del Numero 5 di Corto Circuito, c’è la lotta per la sopravvivenza dei replicanti di Blade Runner, ci sono le gag e la goffaggine del C-3BO di Star Wars. C’è il rapporto tra madre (umana) e figlio (robot) di A.I. – Intelligenza Artificiale, la coscienza dell’uomo trasferita in un computer come nel recente Transcendence, e c’è persino un robot cattivo le cui fattezze ricordano davvero parecchio l’ED-209 del Robocop di Verhoeven.

Nel cast in carne e ossa, oltre alla garanzia Sigourney Weaver (un po’ sacrificata, per la verità) e alla rivelazione Dev Patel (The Millionaire, Marigold Hotel), a fare gli onori di casa è il duo Ninja/Yo-landi, all’anagrafe Watkin Tudor Jones e Yolandi Visser, ovvero i Die Antwoord, stelle sudafricane della musica elettronica (autori, difatti, anche dell’efficacissima colonna sonora): li vediamo nei panni di una coppia di improponibili rapinatori, un po’ natural born killers e un po’ buffoni shakespeariani, e saranno loro a raccogliere l’affetto del pubblico e guidare la carica contro il cattivissimo Hugh Jackman, ex militare deciso a eliminare il loro cyber-figlioccio.

Sì, perché, come in District 9, a fiorire nel mondo-discarica di Blomkamp, nel suo cyberpunk fatto di polvere, rifiuti e tecnologie di scarto, è proprio il reietto, l’antieroe elevato per necessità o per scelta a simbolo di rivalsa degli ultimi.

E se è vero, come si vocifera, che sarà proprio il trentaseienne regista di Johannesburg a dirigere i prossimi capitoli della saga di Alien, il pubblico si prepari a vedere persino l’extraterrestre più spaventoso della storia del cinema sotto una luce tutta nuova.

Humandroid di Neill Blomkamp, con Sharlto Copley, Dev Patel, Sigourney Weaver, Hugh Jackman, Yo-landi, Ninja

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