Demoni e non-morti rivivono in provincia: “Outcast”, “Revival” e “Rachel Rising”
I demoni esistono. O forse no. Di sicuro Robert Kirkman – co-creatore, insieme a Paul Azaceta, di Outcast – non lo esclude, tanto più che le testimonianze (documentate) di possessioni ed esorcismi non mancano. D’altra parte: chi di noi non è agnostico a riguardo? Personalmente io non solo ci credo, ma ci voglio credere: fasi wicca post-adolescenziali a parte, non c’è nulla di più noioso della prospettiva di un mondo dominato da leggi conosciute, stabili, persino manipolabili: e se gli zombi sono troppo lontani dalla realtà per averne davvero paura, ecco che i demoni e le possessioni diventano un formidabile sostituto per gingillarsi con una buona dose d’ansia auto indotta.
In Outcast, il cui primo numero, Il reietto, è in edicola con Saldapress (la serie uscirà a cadenza bimestrale), Kirkman abbraccia il genere horror (già, perché The Walking Dead, che ha reso celebre il bravo Robert – siamo a un milione di copie vendute come long seller in Italia – non è un horror, come lui stesso ha più volte precisato) e lo fa rispolverando il più classico dei temi: Kyle Barnes è un reietto, vive nascosto in una lurida villetta, afflitto dal dramma peterparkeriano per eccellenza, ovvero il terrore di essere una minaccia per chiunque gli stia vicino. E non è una minaccia vuota. Tutti credono che il nostro eroe sia un mostro: è accusato di aver picchiato la moglie e ridotto in fin di vita la figlia, e non ha mai cercato di discolparsi. Ma il passato di Kyle non è solo una tara, è anche testimonianza di una vocazione: Barnes vive ai margini della società, ma le sue straordinarie abilità nel campo (purtroppo poco quotato) della lotta ai demoni lo rendono a pieno titolo un eletto. O almeno così sembra pensarla il reverendo Anderson, incallito fumatore e Morpheus del nostro tormentato Neo. Anderson è il personaggio che più smaccatamente richiama alla cinematografia horror anni ’70: in lui rivediamo Padre Karras, l’agguerrito sacerdote de L’esorcista, con qualche anno di più. Ma se L’esorcista – e come lui un altro cult, Rosmary’s baby – ha avuto il grande merito di portare Satana in città, in un ambiente borghese e piuttosto sofisticato, in Outcast siamo lontani dalle metropoli: la lotta ai parassiti luciferini si svolge in una cittadina del West Virginia e la provincia americana, violenta e bigotta, fa da padrona. È qui che Kyle tenta di ridefinire le sue relazioni con il prossimo, demoni compresi. Paul Azaceta ha curato personalmente l’adattamento in bianco e nero della serie (originariamente a colori) per il mercato italiano: un disegnatore, Azaceta, il cui stile cupo, espressionista, ricorda un po’ quello di Nicola Mari, disegnatore di Dylan Dog. Come è ormai d’obbligo per la produzione di Kirkman, Outcast è stato scritturato da Fox per farne una serie tv.
Rimanendo in tema di serie tv, se avete visto True Blood c’è una nuovo fumetto, Revival, di Tim Seeley e Mike Norton, che potrebbe piacervi: non siamo nei torridi stati del sud e di vampiri non c’è traccia, ma le tematiche sono le stesse (o almeno quelle che originariamente sembravano caratterizzare la serie, in primis la difficile integrazione tra vampiri, usciti allo scoperto, e umani): nella nevosa Wasau, sonnolenta cittadina del Wisconsin, i morti sono tornati in vita, con nuove capacità e poteri, e hanno ripreso il posto che spettava loro nella società, non senza qualche incidente di percorso. Relazioni difficili quelle tra redivivi e cittadini biologicamente “a posto”: proprio per questo viene creata una task-force per gestire i casi in cui sono implicati i non-morti. Unico membro di questo team improvvisato é Dana Cypress, figlia dello sceriffo tutto d’un pezzo di Wasau. Dana è un personaggio ben riuscito, con cui è facile immedesimarsi, soprattutto visto il suo debole per le ciambelle e le sue, per ora irrisolte, daddy issues. La vicenda di Revival è accattivante perché è tanto misteriosa quanto realistica, vissuta alla luce, fredda, del sole: la cittadina è in quarantena, i ridestati sono causa di aspre querelle radiofoniche tra fanatici religiosi e scienziati, ovvero tra chi ha già trovato una spiegazione all’inspiegabile e chi invece la sta ancora cercando. Nel primo volume, Sei tra amici, uscito da poco per Saldapress, Dana indaga sulla morte sospetta di uno zebravallo: un caso innocuo in apparenza, ma che si rivelerà assai disturbante (un consiglio: se vi capita spesso di sognare di perdere i denti, o altre amenità di tale sorta, saltate le pagine 30 e 31). Fin troppo facile giocare ai rimandi cinematografici: la trama ricorda la serie tv francese Les Revenants, le atmosfere sono un misto tra Fargo e Twin Peaks.
Insomma, ci sono cose ben peggiori della morte. Se il concetto ancora non fosse chiaro, allora è proprio il caso di parlare di Rachel Rising, serie horror edita da Bao dell’autore cult del fumetto indipendente americano Terry Moore, di cui è uscito da poco il quinto volume. Chi ancora fatica ad accettare che le avventure di Francine, Katchoo e David di Strangers in Paradise sono giunte a compimento (il sesto e ultimo volume dell’edizione bao uscirà ad aprile) potrà trovare conforto in questo fumetto horror, la cui trama riprende elementi classici del thriller paranormale, e dove abbondano personaggi bizzarri ma perfettamente credibili, in perfetto stile Moore. Tutta la vicenda ruota intorno a Manson che, nome a parte, è una cittadina tranquilla, almeno fino a quando Rachel non viene uccisa e sepolta maldestramente nella vicina boscaglia. Ma, cosa ancor più inquietante, la bionda Rachel è riuscita a tornarsene quatta quatta a casa ed è alla caccia di risposte, anzi, del suo assassino. Il suo segreto è al sicuro con la zia-coroner Johnny (che ama chiacchierare con i morti, Elvis compreso) e la migliore amica Jet. In occasione dell’uscita del quinto volume, in cui le protagoniste sono alle prese con una serie di suicidi simulati, Bao ha dato in ristampa anche i primi quattro: recuperare è possibile, e in questo caso d’obbligo. Le tavole di Moore non sono quelle che ci si potrebbe aspettare in un fumetto horror: dettagliatissime, pulite, senza chine pesanti o troppo invadenti. La narrazione si sviluppa in modo chiaro ma frenetico, privilegiando le vignette verticali, che, a tratti, ricordano le locandine art noveau di Alfons Mucha, in una versione più cupa e moderna.
“Rachel Rising. Volume 5. Giunge la notte” di Terry Moore (Bao Publishing, 2015, 128 pp., 11 €)
“Revival vol. 1. Sei tra amici” di Tim Seeley e Mike Norto (Saldapress, 2015, 132 pp., 14,90€)
Immagine tratta dalla copertina di Outcast