La riduzione teatrale dello “Strano caso del cane ucciso a mezzanotte”, un best seller che rivive con straordinaria intensità scenotecnica: da Londra nei cinema solo il 5 maggio
Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte è un best seller internazionale di Mark Haddon, onusto di 17 premi, edito in Italia da Einaudi, che ora è diventato anche un bellissimo spettacolo teatrale (ma iniziamo a dire cine-teatrale) del National Theatre di Londra che l’ha in scena, adattato da Simon Stephens, con strepitoso successo dal 2012-13 e ha già laureato a pienissimi voti Luke Treadaway. Non perdete l’occasione di vederlo, solo per un giorno, il 5 maggio nei cinema con la Nexo Digital, nella ripresa diretta dal palcoscenico inglese dello spettacolo di prensile emozione che ha vinto 7 Olivier Award raccontando, nel rettangolo quasi da box di una prodigiosa scenotecnica, la storia di un 15enne, Christopher, affetto dalla sindrome di Asperger, una forma di autismo che provoca una sorta di isolamento dalla realtà e una pervicace passione per la logica e quindi, traslata, anche per la verità. A lui, che ha scoperto la morte di un cane e rischia di esserne ingiustamente accusato, il compito di risalire al vero colpevole.
Ma l’affare si allarga, perché durante le indagini (sempre in metafora, ma l’accanimento del giovane è notevole, si mette in gioco) il nostro scopre più profonde crepe e si trova a dover deglutire una amara verità di famiglia che riguarda i rapporti tra padre e madre, facendo la spola dal paese a Londra in un corto circuito di traffico, metro, folla, rumori, che la regìa di Marianne Elliott risolve straordinariamente con un gioco di luci e di movimento, senza ricorrere ad alcun naturalismo ma suggerendo sempre le cose reali e di conseguenza anche le emozioni. Senza rivelare nulla sul proseguo delle ricerche che portano il ragazzo a cercare la sua “verità” londinese, perché non è solo un thriller ma è bene seguirne le sorprese della logica, raccomandiamo di assistere a questo evento teatrale, ripreso benissimo e con consapevolezza dal cinema.
La storia di un giovane autistico è già stata raccontata al cinema dal famoso Rain man ma anche Peter Brook in uno di quei suoi spettacoli poveri e profondi, con il tappetino, in cui un uomo non riusciva a dimenticare più nulla e la sua mente diventava ingovernabile. La sindrome offre invece al nostro Christopher la volontà di andare nel profondo e la matematica per lui non ha segreti, tanto che in scena offre la prova di fare all’istante complicati calcoli: non solo, alla fine, dopo gli applausi, con una trovata geniale, la regista lo fa tornare in scena a spiegare al pubblico come ha risolto un certo problema. Bellissimo da vedere, nell’inseguirsi di luci e di mimo, senza una mossa di retorica o una ricerca melò di effetti, lo spettacolo è a suo modo brechtiano (ci sono anche i giochi meta teatrali molto efficaci e gustosi) nel raccontare l’epica di una devastazione interiore causata però non dal male ma dalla società degli uomini e nel caso dai genitori litigiosi. È stupefacente il protagonista Treadaway e tutta la compagnia che lo circonda per 2 ore e 40 di cui non si perde emotivamente un minuto solo, attratti da questa combinazione cine teatrale che sempre più attraversa il mondo dello spettacolo.
Prova ne sia che lo vediamo al cinema secondo l’iniziativa più che lodevole di programmare la stagione di prosa e d’opera di Londra (si è visto e si è parlato anche di Mahagonny, c’è stata una indimenticabile Medea) che ora promette per domenica 5 luglio il rossiniano Guglielmo Tell con la regìa del ragazzo terribile Michieletto, mentre per la prossima stagione c’è già pronta una succulenta lista di titoli. Ma ora segnatevi il 5 maggio, ne vale la pena.