“Smoke + Mirrors”: un’alchimia di contraddizioni

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Con il nuovo album gli Imagine Dragons riconfermano lo stile inaugurato con Night Visions: vario e innovativo, ma fedele a se stesso

Smoke and Mirrors, il secondo album firmato Imagine Dragons e uscito nel febbraio scorso, riconferma coraggiosamente l’identità stilistica della band, che non si adegua a canoni commerciali né a chi la vuole più alternativa, ma prosegue la linea di eclettismo inaugurata nel 2012 con il primo disco Night Visions.

Straordinaria è la capacità della band statunitense di fondere in un’alchimia melodica i generi più disparati, dall’alternative pop al rock fino al folk, con suggestioni che di volta in volta rievocano Coldplay, Queens of The Stone Age e Depeche Mode.

Rispetto a Night Visions, in Smoke and Mirrors la tendenza all’eclettismo è più accentuata: ecco quindi le frizzanti coppie di brani dai mood e dalle sonorità opposte, tra i quali tuttavia si scivola armonicamente e senza sforzo alcuno. Si sfuma così dall’atmosfera vitale ed energica di Shots, vero e proprio esorcismo dai sensi di colpa, a quella cupa e angosciante di Gold; dalla chitarra elettrica sexy e accattivante di I’m so sorry a quella acustica di I bet my life, invito folk ad affrontare i propri errori guardando al futuro anziché annichilirsi sul passato; dall’eterea Dream, sospesa sulle note di un pianoforte, al ritmo sincopato e ai cori in falsetto di Summer.

Rispetto al disco d’esordio si nota un’evoluzione dei contenuti, palese già a partire dal titolo. Smoke and mirrors è un’espressione inglese che indica qualcosa che serve a confondere e a ingannare, probabile allusione all’incontro-scontro della band con il mondo dello spettacolo. Esso non è nient’altro che fumo e specchi: abbaglia col proprio scintillio ma in fondo si rivela vana apparenza.

Reynolds grida la propria delusione in Dream: “E sono a corto di sogni di essere d’oro e in cima […]. Oh, tutto è un casino, e tutti questi dolori che ho visto mi portano a credere che è tutto un disastro”. Tuttavia pochi versi dopo l’invettiva si stempera e cede il passo a un’intima confessione: «Ma voglio sognare, voglio sognare, lasciatemi sognare».

Alla fine è la speranza nel futuro a vincere, come traspare da I bet my life e come è volitivamente affermato in The fall: “Sono pronto per l’autunno, sono pronto a vedere allontanarsi ogni cosa in cui ho creduto, sono pronto per le foglie, pronto perché i colori si brucino in oro e cadano giù”.

La struttura di Smoke and Mirrors è tutta giocata sulla tensione tra elementi contrastanti, nella melodia come nel contenuto: è proprio questa capacità camaleontica di assumere diversi colori ma senza mai snaturarsi né allontanarsi da se stesso che caratterizza lo stile degli Imagine Dragons.

In un’epoca in cui la musica tende sempre più a configurarsi come espressione di un genere, la band di Las Vegas rivendica il proprio diritto di attingere a qualunque campo per dare voce al proprio mondo interiore. Un mondo che spesso è sede di contraddizioni, che si scontrano tra di loro per poi risolversi armonicamente in un’unica identità: così è la musica degli Imagine Dragons, varia e mutevole ma saldamente ancorata a una precisa identità, proprio come lo è l’anima umana.

Imagine Dragons, Smoke and Mirrors (Universal)

Foto: Imagine Dragons Official Website

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