L’allestimento one man show della Tempesta scespiriana nella rilettura magica di Bruni e Frongia con marionette, giochi di luce, video: una grande extravaganza
Nella versione di Ferdinando Bruni e Francesco Frongia, la magia mescola le carte e confonde completamente finzione e realtà. Una messinscena visionaria che fa vivere una compagnia di marionette scheletriche e mostruose (create da Giovanni De Francesco) come fossero gli spettri della mente di Prospero. E così come questi muove i fili dei suoi amici e rivali, Bruni maneggia a vista le marionette con notevole abilità (aiutato da due “servi dell’isola”), caratterizzandole con un abilissimo uso di voci differenti.
Bruni è l’attore Bruni che interpreta tutti i personaggi, è il protagonista Prospero che gioca con i proprio spiriti/spettri, è il drammaturgo Shakespeare che crea la propria storia. D’altra parte, sulla prua della nave-carro che trasporta Prospero sull’isola svetta il libro magico da cui attinge i propri incantesimi, che leggiamo titolarsi La tempesta, scelta che pare mescolare fin da subito il personaggio all’autore, il teatro alla vita, la realtà all’illusione.
E, difatti, l’isola diviene presto il palcoscenico personale di Prospero, su cui mette in scena la propria vita, allestendo letteralmente una serie di teatrini con marionette e maschere. La sabbia, i rumori del mare e i bellissimi giochi di luci e ombre ci trasportano in un mondo lontano, restituendoci una dimensione incantata, tra atmosfere alla Tim Burton e qualche ricordo dell’apprendista stregone di Fantasia e delle case spiritate dei luna park. Non c’è una dimensione realistica, il fondale resta bianco e dal soffitto scendono fino a terra lunghi teli-pagine con scritte magiche, finché gli incantesimi non saranno finiti. Dentro questa dimensione onirica, che non si prende troppo sul serio, mescolando aspetti orrorifici e trovate divertenti, emergono la dimensione mortale e giocosa della vita, l’aspetto benigno e mostruoso della natura e i curiosi rivolgimenti della sorte. Suggestive le musiche e i suoni (creati da Fabio Barovero, Gionata Bettini e Mauro Ermanno Giovanardi), anche se purtroppo a volte rendono difficoltoso l’ascolto della parola, in una drammaturgia già ridotta che può essere di difficile comprensione per chi non conosce il testo.
La scelta di un solo attore accentua il taglio dato allo spettacolo, sottolineando la tematica del sogno e dell’illusione, nonché quella del teatro. La magia della rappresentazione è all’ennesima potenza: un attore che interpreta un personaggio che, a sua volta, ci racconta una storia. D’altra parte, sul finale la dimensione “allucinatoria” non può che far nascere il sospetto che tutto quanto sia accaduto solo nella mente di Prospero e che la realtà altro non sia che una nostra proiezione. E forse, proprio come un sogno, la nostra vita è destinata a dissolversi nel nulla.