Dal piano sequenza ai droni, l’uso della città nelle videoclip musicali oggi e ieri. Una classifica delle location più amate tra Bocelli, Elio e i rappers
Non si può che cominciare, per raccontare come Milano sia uno speciale set per videoclip musicali, con La forza del sorriso di Andrea Bocelli, un “po’ videoclip e un po’ spot” sulla Milano dell’Expo 2015 che, costruita su spettacolari riprese aeree e voli radenti da brivido, ci presenta la città con le sue più recenti e azzardate architetture di cristallo ma anche con i suoi storici e famosi palazzi. Subito dopo, ma questa volta con i piedi ben poggiati per terra, ecco uno degli ultimi video del rapper J-AX, la Intro da Il bello di esser brutti, con i tipici scorci di pieno centro (la Madonnina, il Duomo, la Galleria) che si alternano ad aree di periferia, con predilezione per i cupi sottopassi ferroviari della Stazione Centrale. Sia per i cieli che per le strade un vagare e un vagabondare dunque, quasi alla scoperta della città o forse di se stessi.
Ma accanto a queste ideali e quasi fantasiose guide turistiche della città, ecco un elenco di clip dal taglio ben diverso, che si concentrano su un singolo luogo assorbendone l’atmosfera, il clima, le fragranze. E se andassimo a collocare una simbolica bandierina su ciascuna di tali location, tra strade e piazze, esterni e interni, probabilmente copriremmo se non l’intera città una sua gran parte e, certo, i suoi luoghi più caratteristici, scelti da artisti Vasco Rossi e Ligabue, Antonello Venditti e Max Gazzè, fino ai più milanesi Elio e Le Vibrazioni.
Grazie alla ricerca Ciak si suona condotta ormai qualche anno fa dal Laboratorio ideazione e organizzazione eventi musicali dell’Università Bicocca e con l’aiuto di Luca Toccacieli si può creare una sorta di classifica storica di set privilegiati della nostra città. Al primo posto (e non poteva che essere così) i navigli che, tra Pavese e Grande, sono stati prescelti ben quattro volte da altrettanti artisti: Le Vibrazioni (Dedicato a Te), Elio e le storie tese (Shpalman), Frankie Hi Nrg (Chiedi chiedi) e Stardog (Canzone del dove); segue la Bicocca con tre interpreti: Francesco Renga (Sto già bene), Max Gazzè (Splendere) e Teen Drive In (Usless wooden toys). Poi con due artisti ciascuno è la volta di Corso Buenos Aires, con Ivano Fossati (L’arcangelo) e Stefano Tessadri (Caronte); e di Corso Venezia (Porta e Bastioni compresi) con i Baustelle (Un romantico a Milano) e i Club Dogo (Una sola volta).
I set singoli sono poi davvero tanti tra cui, riportando solo quelli scelti dai nomi più noti, piazza del Duomo con il già citato J-AX (Immorale), porta Garibaldi di nuovo con Elio e le storie tese (Storia di un bellimbusto), la stazione Cadorna anche qui con replica de Le Vibrazioni (Ovunque andrò) e poi la stazione Centrale con Ligabue (L’odore del sesso), piazza Repubblica con Antonello Venditti (Dalla pelle al cuore) e il teatro Arcimboldi con i Negramaro (Solo tre minuti).
Altri set, sempre tra i luoghi più conosciuti di Milano anche se scelti da artisti non altrettanto noti, porta Ticinese, parco Sempione, l’Arco della Pace, via Melchiorre Gioia, piazza Loreto, piazza Savoia, il quartiere Isola e San Siro. Per arrivare infine, con una virata sulle periferie o sull’hinterland ma questa volta con nomi affermati, a San Donato con Vasco Rossi (Siamo soli) e a Quarto Oggiaro con i Fabri Fibra (Su le mani).
Insomma siamo convinti che, pur non disponendo di precise statistiche in merito, a fronte di un’ipotetica classifica sulle città più “clippate” d’Italia, Milano figurerebbe certo ai primi posti.
Ma può essere interessante osservare anche, in termini strettamente di linguaggio video, che se un punto d’arrivo per i lavori dei primi anni 2000 erano i prolungati e arditi “piani sequenza” non sempre di facile esecuzione (come insegnava Dedicato a Te del 2003 de Le Vibrazioni per la regia di Domenico Liggeri), quelli più recenti poggiano invece su montaggi sfrenati e impiego crescente di droni per suggestive riprese aeree. Ma quale sarà il passo successivo? Forse, come alcune produzioni già suggeriscono, quello di ricorrere a immagini sintetizzate, artefatte e surreali in stile Avatar o da videogame. Ma, a questo punto, il desiderio di vagare e vagabondare per la città alla cerca di atmosfere, climi e fragranze (e di se stessi) sarebbe proprio finito.
Immagine: Milano centrale… di Maurizio