Alla Leica Galerie di Milano le immagini di Greene fanno rivivere il Punk degli anni ’70 e ’80, tra musica, droga, vomito e corpo a corpo a bordo palco
Per citare Esiodo, in principio c’era il Caos, o meglio, c’erano il Punk e il pogo, che a molti sembrano esserne i figli. Siamo negli anni ’70 e un movimento che prende il nome di Arte e Musica anima San Francisco e i suoi locali.
Stanley Greene (1949) ha poco più di vent’anni e ha lasciato New York per studiare fotografia all’Art Institute di San Francisco. I suoi compagni di stanza sono musicisti e lo trascinano nel cuore della neonata scena Punk, che Greene comincia a fotografare nel 1975. The Western Front, ora in mostra alla Leica Galerie di Milano con 27 immagini, racconta di quell’epoca dissoluta. «The Uglier you were, the more true to the Spirit of Punk you were», riporta una delle didascalie, prendendo in prestito una frase della giornalista musicale Daniela Soave.
«Non potevo resistere alla white noise», spiega Greene, che proviene dalla scena nera di Brooklyn ed è un frequentatore piuttosto insolito, ma poi sempre più richiesto da quei gruppi che si esibiscono in locali come il Mabuhay Gardens di North Beach a San Francisco – più noto come Fab Mab –, o il Savoy Tivoli, che ogni sera offrono musica, alcool e divertimento. In quegli anni Settanta e Ottanta «la vita a San Francisco era meno complicata di adesso».
Nelle fotografie in bianco e nero di Greene rivive il pogo selvaggio di ragazzi ubriachi che non pensano al domani, di quelli che si fanno di eroina, anfetamine e colla; rivivono i Nazi contro cui altre culture protestavano, compreso il Punk, declinato in gruppi dai nomi fantasiosi, alcuni dei quali diventeranno più conosciuti di altri, dai Ramones a The Mutants, dai No Sisters alla cantante Nico, che Greene definiva «a real person». C’è anche la fotografa Colette Valli, una delle più care amiche di Greene, morta per overdose di quella stessa eroina che cercava di raccontare tramite le immagini che scattava.
Affascinata da quel mondo che io non ho vissuto, se non riascoltandone la musica nella mia fase ribelle – o presunta tale – di adolescente, ho scritto un’email a Greene la scorsa domenica sera: lui, che nel 2007 ha fondato l’agenzia fotografica Noor e, dopo le prime esperienze nel punk ha documentato numerosissimi conflitti, dalla Georgia all’ Iraq, fino a Somalia, Kashmir, Libano e Ruanda, mi ha risposto appena qualche ora dopo dal Cairo, dove si trova per un nuovo progetto.
Gentile Mr. Greene, qual è il ricordo più bello che conserva di quegli anni? Le mancano Arte, Musica e Punk?
«Gli anni a San Francisco sono stati gli anni migliori, gli anni peggiori, ma erano i nostri anni e li abbiamo vissuti proprio fino all’abisso. Qualche volta abbiamo raggiunto il limite e nessuno di quelli che conoscevo che lo hanno sorpassato è mai tornato indietro… Ecco com’erano quegli anni: si viveva la vita senza rimpianti e senza mai guardarsi indietro».
Negli anni successivi ha fotografato situazioni molto più delicate come guerre, conflitti e sofferenza. Cosa fu più difficile nel documentare la scena punk degli anni Settanta e Ottanta?
«Documentare i conflitti e il mondo per come si trasforma richiede un fotografo speciale, una sorta di distacco: guardare attraverso uno sguardo freddo, che non si chiuda. Fotografare la scena punk significava divertirsi e vivere la vita del “Sesso, Droga e Rock’n’Roll”, evitare il vomito sul palco, prendersi gli sputi dei musicisti e, peggio ancora, schivare le lattine di birra volanti, le bottiglie e la spazzatura lanciata sul palco, i matti che ballavano e che si lanciavano dal palco sulla folla, non essere uccisi dalle loro buffonate. E anche della droga bisognava tenere conto…».
Stanley Greene mi manda poi una seconda email, scusandosi per la brevità delle sue risposte, dovuta ai problemi di segnale che lo affliggono al Cairo. La sua firma, in calce all’email cita: «Stanley Greene in search of pictures from a new world, see you on the other side».
The Western Front di Stanley Greene @ Leica Galerie, Milano, fino al 28 giugno
Foto: Slamming, banging at the “ Fab Mab” the audience came to riot. Jello Biafra of the Dead Kennedys performs ‘California über Alles’ © Stanley Greene, The Western Front