Bradley Cooper regista esordiente e protagonista di una nuova versione di “A Star is Born”: la mano filmica c’è, l’entusiasmo e la passione pure, meno la scrittura, spesso macchinosa. Ma in questa “replica” ambientata nel mondo della musica, la fa da padrona la protagonista: grazie alla gran voce e alle doti di attrice, regge a tratti perfino il paragone con Janet Gaynor, Judy Garland e Barbra Streisand
Bradley Cooper, pluricandidato all’Oscar per titoli come Il lato positivo (2012) e American Sniper (2014) esordisce alla regia con A Star Is Born, la love story per eccellenza, remake degli omonimi film del 1937 di William A. Wellman con Janet Gaynor e Fredric March, del 1954 di George Cukor con Judy Garland, James Mason, e del 1976 di Frank Pierson con Barbra Streisand e Kris Kristofferson. Ma lo fa riservandosi il ruolo di protagonista in una versione musicale della vicenda, avendo al fianco niente meno che Lady Gaga, che ricorda a tratti l’inimitabile Barbra e tratti la meno memorabile (come attrice) Madonna.
Jackson Maine (Cooper) è un famoso cantante rock-country acclamato dai fan e dalla critica; spalleggiato dal fratello maggiore Bobby (il sempre pregnante Sam Elliot), attraversa l’America tra un concerto e l’altro, nonostante l’acufene che lo affligge fin da ragazzo continui a tormentarlo, e il vizio della bottiglia stia contribuendo ad avvicinarlo a un punto di non ritorno. Una sera, dopo uno spettacolo, Jackson si rifugia in un locale di drag queen dove incontra Ally (Lady Gaga), giovane aspirante cantante dal naso un po’ aquilino ma dalla voce irresistibile; basta uno sguardo e scatta il colpo di fulmine per entrambi. Inizia così una storia d’amore tutta zucchero e grandi speranze, almeno fino al momento in cui lui si renderà conto della propria tragica situazione.
Cooper abbraccia un progetto nato per essere diretto da altri (Clint Eastwood era il primo candidato, con Beyoncé come protagonista femminile già nel lontano 2011), ma lo accoglie come farebbe un neo genitore e lo plasma con tutta l’emozione e la paura di un papà alle prime armi. A Star Is Born si rivela una creatura ben diretta, che accompagna con la macchina da presa ogni personaggio per delinearne la caratterizzazione, i sentimenti e la trasformazione durante le due ore di girato: perde però crudelmente spessore in termini di sceneggiatura; curata dallo stesso Cooper con la collaborazione di Eric Roth, risulta troppo costruita, macchinosa e scontata, rendendo a tratti i carattori quasi simili a delle macchiette. Un peccato, data la mano registica invece armoniosa e un lavoro di cesello per le musiche, tutte scritte da Lady Gaga e ben interpretate dai protagonisti dal vivo, registrate live durante le riprese.
Non c’è nulla di nuovo in A Star Is Born: Cooper ricorda fin troppo (anche nella pronuncia) il premio Oscar Jeff Bridges di Crazy Heart (2009), esordio nella regia del quasi omonimo Scott Copper, ma ciò che gli manca è la spontaneità, forse a causa dell’eccessivo legame con la propria opera (prima); la scena del matrimonio ricorda troppo la medesima nel bellissimo Alabama Monroe (2012) e in generale si ha l’impressione di assistere a un continuo déjà vu. Lady Gaga è splendida nella sua naturalezza e come sempre sfoggia la sua grande voce, caratterizzata e forte; come attrice funziona nei momenti di dolore, meno in quelli di felicità e quasi per nulla in quelli di stupore o emozione, camminando sul filo del ridicolo.
Una cosa però, oltre le musiche e la regia, salvano la visione di A Star Is Born: il grande cuore del regista, che traspare e salva la situazione, specialmente sul finale.