Debutta come regista il popolare attore Marco Bocci, che con coraggio e passione racconta quella periferia romana in cui è nato e che conosce bene. Dove trovare lavoro resta un sogno, e perdersi, anche senza malvagità, in affari loschi, è quasi una condanna, un destino segnato fin dall’inizio
Conquistati la popolarità come commissario Scialoja di Romanzo Criminale e il successo da poliziotto Calcaterra di Squadra Antimafia, Marco Bocci passa dietro la macchina da presa per raccontare una storia difficile e complicata, che prende forma nei vicoli e nei meandri più bui di Tor Bella Monaca, quel quartiere di Roma dove è cresciuto, teatro non solo di atti di delinquenza, ma anche di grande umanità. L’esito è A Tor Bella Monaca non piove mai, film drammatico venato di thriller, ambientato nella periferia romana sporca, degradata e abbandonata. Quella periferia che Marco Bocci conosce molto bene e che immortala sullo schermo con i sui difetti e la sua verità. Parlando di vita, di crimine, di famiglia, di disperazione e di utopie, e mettendo in scena le vicende di personaggi che cercano di vivere ogni giorno con lealtà.
Il film è l’adattamento di un suo romanzo omonimo, dove la periferia di Roma diventa metafora di drammi comuni, tra precariato e inadeguatezze. E quel luogo che ormai nell’immaginario collettivo è sinonimo di degrado e di delinquenza, si rivela popolato anche di persone sane, uomini e donne che lottano ogni giorno per restare unite e soprattutto oneste, e sperando di riuscire a trovare un lavoro, elemento fondamentale che incide sulla dignità dell’uomo e restituisce a quest’ultimo un ruolo all’interno della società. Una periferia fatta di angoli cattivi, strade maleodoranti e buie, ma anche di vie buone, luminose, dove si respira vita e vitalità. E dove la gente cerca di sopravvivere cercando, anche per tutta una vita, chi ha reso triste quell’esistenza, perché gliel’ha privata per sempre degli affetti più cari.
Il film racconta la storia della famiglia Borri, residente nel quartiere periferico di Roma Est. Romolo (Andrea Sartoretti) è il figlio più grande, un ex delinquente pentito che cerca un riscatto e una rinascita in un lavoro onesto, facendo di tutto per garantire un futuro solido alla moglie e alla figlia. Guglielmo (Giorgio Colangeli), il capofamiglia, lotta contro le ingiustizie cui sembra sottoporlo la legislazione italiana, che poco può (o vuole) contro chi si approfitta del prossimo. Poi c’è Mauro (Libero De Rienzo), fratello di Romolo, che dopo aver perso la donna che amava, Samantha (Antonia Liskova), fuggita con un medico molto più grande di lei, cerca di dare una svolta alla propria vita, per riuscire a riconquistarla.
Cattivi si nasce o si diventa? Mauro, purtroppo, sta per scoprirlo a sue spese. Annoiato e frustrato per l’impossibilità di trovare un’occupazione, vaga tra i casermoni di Tor Bella Monaca alla ricerca di qualcosa, o forse qualcuno, ma la vita è una corsa a ostacoli e un lavoro vero è un miraggio. Così, quando due suoi amici gli propongono di rapinare la mafia cinese, non resiste alla tentazione di farsi coinvolgere e decide di partecipare al colpo. Improvvisarsi cattivi però non è cosa da poco: lo sa bene Romolo, che tenta per tutto il film di tenere lontano il fratello da situazioni losche, personaggi ambigui. E mentre la famiglia di Mauro e Romolo, alle prese con un inquilino moroso e le mille ingiustizie dell’Italia di oggi, fa di tutto per restare unita e non arrendersi, un destino spietato si prepara a giocare l’ennesimo tiro a Mauro e compagni. E mentre lui resterà per sempre incastrato nel suo destino, Romolo prova a dare una svolta alla sua, di vita, ma il mondo fa presto a ricordargli chi è e da dove viene.
Una borgata povera, abbandonata e dimenticata, dove regna la sporcizia, l’inerzia e la malavita, fa da sfondo alle vicende di personaggi che provano a cambiar la propria vita, sperimentando però come il loro destino sia già stato scritto: anche il grande schermo riserva per loro un finale senza speranze, un triste finale che forse almeno li faccia riflettere e reagire. A Tor Bella Monaca non piove mai è una confessione, un vero e proprio atto d’amore di Marco Bocci nei confronti di un mondo, quello della sua periferia aspra e sofferente, fatto di storie, rabbia e vita. Nelle immagini grigie e disarmanti di questi casermoni spettrali, coi muri scrostati e gli appartamenti fatiscenti che sono essere le tane, il rifugio dei personaggi, si respira il desiderio di raccontare innanzitutto le persone come esseri umani piene di tentazioni e difficoltà, spinti dalla vita quasi in percorsi obbligati.
A Tor Bella Monaca non piove mai è un film, romanzo, una dichiarazione; un ritratto dolente di una società malata che Marco Bocci porta al cinema in modo solo apparentemente descrittivo, ma in realtà terribilmente partecipe, per lo sguardo amaro che accompagna ogni inquadratura e il consapevole giudizio di inesorabile degrado non solo dei suoi personaggi, perdenti e sconfitti, ma della qualità umana in generale della società che rappresenta. Un debutto nella regia coraggioso e ambizioso, perché parlare di se stessi e delle proprie origini non è certo facile, non si può mai essere totalmente distaccati, e soprattutto l’emozione e il coinvolgimento affettivo possono prendere il sopravvento a discapito di uno sguardo analitico, cinico e critico, che non si dovrebbe mai abbandonare. La narrazione non lascia spazio all’immaginazione, ogni angolo, sguardo, respiro sono parte di un racconto ben costruito e articolato. Un film forte sotto tutti i punti di vista: regia, musica e cast. Quel microcosmo chiuso e costretto all’interno dello schermo non è solo finzione, è parte di un mondo cui il film appartiene.
La parola piove del titolo, è il termine usato dalle vedette per avvisare che sta per arrivare la polizia. A Tor Bella Monaca non piove mai, ma quando piove tutti si bagnano, arriva la resa dei conti e non c’è riparo per nessuno.
A Tor Bella Monaca non piove mai, di Marco Bocci con Libero De Rienzo, Andrea Sartoretti, Giorgio Colangeli, Antonia Liskova, Carlo d’Ursi, Lorenza Guerrieri, Giordano De Plano