Tra fantasy, letteratura e romanticismo, il piacevole film di Lee Krieger vive soprattutto grazie alla luce riflessa dell’eterea, giovane diva Blake Lively
Il tempo non ha nessuna divisione visibile che ne segna il passaggio, non una tempesta con tuoni, né squilli di tromba che annuncino l’inizio di un nuovo mese o un nuovo anno. Persino quando inizia un nuovo secolo siamo solo noi mortali che suoniamo le campane e spariamo in aria con le pistole. Thomas Mann.
Lo scorrere del tempo è una delle più grandi ossessioni dell’uomo. Anche al cinema ritorna ciclicamente: l’esempio più importante sono le pellicole prodotte in più di 100 anni di storia con protagonista un vampiro, mostro di origine letteraria che non subisce affatto il passare dei giorni. Ma senza scomodare Dracula, al desiderio comune di mantenere la propria giovinezza è stata spesso contrapposta la solitudine generata da tale stravolgimento. Impossibile non ricordarsi dell’uomo che ringiovaniva in Il curioso caso di Benjamin Button, portato sullo schermo da David Fincher da una novella di Francis Scott Fitzgerald.
In qualche modo sulla stessa scia esce ora Adaline – L’eterna giovinezza, commedia rosa dai risvolti soprannaturali con l’eterea Blake Lively, Michiel Huisman e Harrison Ford. Un racconto patinato e romantico, che ammicca ai classici del genere per contrapporsi alle derive sboccate d’inizio millennio. Il progetto, che inizialmente doveva essere diretto da Gabriele Muccino, ha poi preso una strada alternativa passando nelle mani del giovane Lee Toland Krieger, conosciuto soprattutto per l’indipendente The Vicious Kind (2009).
Adaline Bowman (Blake Lively), classe 1908, è un’affascinante vedova di San Francisco che ha perso il marito nelle difficili operazioni di costruzione del Golden Gate Bridge. Poco dopo, all’età di 29 anni, la donna verrà coinvolta in un incidente che non le permetterà più di invecchiare, arrivando ai giorni nostri ugualmente bella e soprattutto sempre giovane. Costretta a cambiare spesso vita, in modo che gli altri non possano accorgersi della sua maledizione, Adaline riconsidererà la sua esistenza quando conoscerà l’attraente Ellis (Michiel Huisman).
Una pellicola sicuramente imperfetta, che soffre le scenografie da catalogo Ikea di Shannon Gottlieb e una sceneggiatura non scevra da sbalzi retorici, ma che riesce nell’ardua impresa di mantenere una propria dignità. Un’operazione ad alto budget, che nel complesso si dimostra piacevole e soprattutto giova della luce riflessa dalla futura stella Blake Lively.