La regina del pop è tornata. 25, il nuovo album di Adele uscito venerdì, sembra destinato a distruggere il record per maggior numero di vendite nella prima settimana
Penso non sia un’esagerazione definire Adele l’icona del cantautorato pop femminile di questa generazione. La cosa si spiega in parte con un paradosso, ovvero che Adele sembra venire da un’altra generazione: ispirandosi infatti a cantanti come Ella Fitzgerald e Etta James, icone di una musica senza tempo, di una bellezza classica, Adele vi unisce il suo modernissimo senso lirico fatto di schiettezza e emotività per creare la sua versione di perfezione pop.
Si capisce dunque perchè 25, il suo nuovo album uscito venerdì, sembri al momento destinato a distruggere il record per maggior numero di vendite nella prima settimana, ora detenuto dagli Oasis con Be Here Now del ‘97. Dopo il successo incredibile di 19 e 21, la sola uscita del video del primo nuovo singolo Hello ha quasi fatto esplodere internet.
La canzone è in classico stile Adele: pianoforte, vocals di dimensioni disumane, ed emozioni tenute ferme in superficie. Hello funziona anche come apertura di 25, lasciandoci con aspettative altissime per il resto del disco. Send My Love (to Your New Lover) segue, ed è una piacevole sorpresa, un ottimo pezzo uptempo con tanta carica ritmica e un testo che invoca una presa di distanza dal suo ex. I Miss You ritorna in territorio più familiare, una ballata condita da batteria potentissima, in cui la voce di Adele illustra la commistione tra luce e buio che l’amore le fa provare.
Su When We Were Young, scritta con Tobias Jesso Jr, si tocca il picco emotivo. Qui Adele descrive nostalgicamente l’attrazione tra lei e un ex, comparandola alla perfezione romantica di un momento da film o da canzone, accompagnata dal fedele pianoforte. Su questo livello emotivo ci si mantiene fino alla coppia di canzoni finali: All I Ask, in cui il tema dell’amore finito trova la sublimazione in una raffinatissima melodia al pianoforte, e Sweetest Devotion, che tocca invece momenti gospel, esplodendo come l’arrivo del nuovo amore che la canzone descrive.
In 25 ritroviamo l’Adele di sempre, maestra nel descrivere l’amore tra disperazione e estasi con la solita eleganza e sincerità. Ma forse è proprio questo a formare l’unica piccola pecca del disco. Dopo la nuova maternità, e il ritrovamento della felicità col nuovo partner, sarebbe stato bello se queste canzoni avessero lasciato trasparire un po’ di più Adele nella sua condizione attuale di donna e di madre, lasciando in secondo piano il tema dell’amore finito che già dominava 19 e 21. Invece, in questo modo, 25 sembra mettere in pausa lo sviluppo della storia di Adele, il suo romanzo di formazione a cui ogni album stava aggiungendo un pezzo. Ma forse questo è un problema marginale, quando ci si trova davanti a un disco di tale classe.