Torna in libreria l’ormai introvabile edizione di “Tutto il teatro” di Agatha Christie che comprende anche quattro radiodrammi inediti in Italia
Ormai introvabile l’edizione in più volumi di qualche anno fa, la Mondadori rilancia e ripropone, in un unico cofanetto, l’intera raccolta di Tutto il teatro di Agatha Christie con, in appendice, quattro radiodrammi mai tradotti, tra i quali il primo abbozzo di Trappola per topi. La traduzione e la curatela sono stati affidati a Edoardo Erba, drammaturgo e regista che dell’opera teatrale della regina del giallo ha fatto uno dei suoi punti di forza (specie per le stagioni in corso).
Quella della Christie è una carriera drammaturgica non da poco: iniziata nel 1930 e finita nel 1972, è rimasta successivamente seppellita sotto il grande successo dei suoi romanzi. Ma dal 2001, anno in cui al Palace Theatre di Westcliff-on-Sea è stata messa in piedi una stagione teatrale interamente dedicata alle opere della giallista inglese, è ritornata alla ribalta e pronta a stupire chi pensava si trattasse solo di volgari riarrangiamenti a scopo commerciale.
È vero: quelle adattate al palcoscenico sono, tendenzialmente, le storie dei suoi romanzi. Ma le novità risultano piuttosto importanti oltre che, in numerosi casi, decisamente sorprendenti. «Io mi sono convinto – scrive, infatti, il traduttore – che non è una grande narratrice prestata al teatro, ma un’autentica voce del teatro inglese contemporaneo». E prosegue: «Agatha Christie scrive battute teatralmente ottime, rimate, efficaci, con una sensibilità acuta per il parlato. […] Stupisce per la padronanza assoluta del linguaggio teatrale».
I criteri di rielaborazione sono tutti nuovi e si arriva là dove nessuno potrebbe credere. Ancora in Solo un caffè nero per Poirot, prima pièce teatrale di Agatha Christie composta nel 1930, il baffuto investigatore è il punto centrale della messa in scena. Ma la tanto squinternata quanto apparentemente posata e “british” lady del giallo presto (dieci anni dopo) si rimbocca le maniche e decide di darsi al teatro come si deve, ripensando in maniera completamente nuova le fiction delle quali è stata abilissima artigiana. E decide, così, di togliere dall’intreccio di ben quattro narrazioni niente di meno che lo stesso Poirot, eliminando una presenza tanto vincolante per dare più aria alla costruzione e renderla più scenica.
È incredibile, come fa notare Julius Green nell’introduzione, che la Cambridge Companion to Modern British Women Playwrights escluda la regina del giallo dalle pur numerose autrici drammatiche del Novecento. Certo, per il pubblico progressista – per non dire radical-chic – l’immaginario letterario costruito dalla Christie è sempre piuttosto problematico: ambienti costantemente alto-borghesi o nobiliari, personaggi degli strati sociali più bassi ridotti a macchiette o comparse piuttosto stereotipate (come la servitù), nessuna donna che lotta per affermare se stessa, i cambiamenti sociali (o i tentativi di cambiamento) che spesso finiscono molto male, … Ma l’abilità nel costruire intrecci convincenti, nell’elaborare delle trame impeccabili fanno dell’opera della giallista inglese un esempio di “artigianato narrativo” che per svariati decenni ha detenuto – e detiene tuttora – primati di successo (editoriale ma anche teatrale e cinematografico) incredibili.
“Tutto il teatro” di Agatha Christie (Mondadori, pp. 1.368, 25 euro)