A dieci anni dalla scomparsa, il lucido e misterioso compositore di “contemporanea” è al centro della Rassegna Milano Musica. Claudio Ricordi ci dice perché le sue note parlano di noi
Abbandonate all’istante qualsiasi reminiscenza del leit-motiv cinematografico, e adagiatevi sulla domanda a mente sgombra da qualsivoglia riferimento sul “già udito”. Altrimenti a Romitelli non ci arrivate più.
E sarebbe un peccato, una perdita. Perché i suoni della galassia romitelliana distesi e spalmati sui differenti organici di scrittura ci portano diritti nel mondo in cui viviamo. E non solo quello musical-sonoro, come ebbe a scrivere lo stesso autore goriziano: «rispetto ai nostri predecessori, i compositori della mia generazione si devono confrontare a differenti ordini di problemi, in particolare: 1) l’impatto delle tecnologie; 2) l’impatto del “panorama mediatico” e delle nuove strategie di “comunicazione”; 3) l’influenza della musica di area popolare; 4) la sopravvivenza all’estrema periferia dell’impero culturale».
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Pensiero lucido, consapevolezza delle realtà che lo circondano e del compito che lo attende: siamo lontani dall’etichetta di visionario che molti critici e musicologi spesso gli appiccicano, probabilmente per il fatto che il suo magma sonoro integrando e assimilando materiali ben differenti sfugge ad un qualsiasi ordine intuibile o prefabbricato. Meglio fidarsi dunque della voce amplificata da un megafono che, alla fine del grande affresco Dead City Radio-Audiodrome per orchestra, recita uno spettrale “you are lost”: giusto, perché i suoni di Romitelli non hanno una bussola, esistono per rappresentare il nostro caotico mondo nella sua interezza, eppure sovrabbondante di segnali in conflitto tra di loro. Tutto suona come un avvertimento: scendete pure nel mio oceano sonoro, ma non aspettatevi che io vi conduca verso una meta; cosa si può chiedere di più da uno che “compone il suono” ?!?…
E ancora: Fausto Romitelli ha accettato la sfida con il mondo giocando dall’interno del corpo mediatico del pianeta musica, pronto anche a subire una momentanea sconfitta: «io mi sento talora come un virus troppo isolato per attaccare un corpo così forte e ben nutrito: cosicché il virus se ne sta quieto e sognante nel corpo che vorrebbe distruggere, aspettando tempi migliori». Sorvolando sulla inquietante quasi eboliana citazione (questa sì visionaria), possiamo dire che i suoi tempi migliori -ma postumi- sono arrivati, e che questa stagione di Milano Musica ne è la migliore conferma.
Di Romitelli possiamo godere nei prossimi appuntamenti (segnalando solo le sue partiture):
“The Poppy in the Cloud” (1999) per coro di voci bianche e ensemble
“ La sabbia del tempo” (1991) per sei esecutori
7 novembre ore 20.30, Basilica di San Simpliciano
“Domeniche alla periferia dell’impero” (1995-2000) per quattro strumenti
13 novembre ore 20.30, Piccolo Teatro Studio Melato
“Professor Bad Trip” Lesson I (1998), Lesson II (1998-99) e Lesson III (2000) per ensemble
15 novembre ore 20.30, Piccolo Teatro studio Melato