Quel 25 giugno in cui tutti cantarono all you need is love

In Musica

Storia di una canzone che fece intonare il mondo. Su quelle note viaggiò il movimento di peace&love. Correva l’anno 1967

È stata una delle prime volte di ogni cosa. 25 giugno di cinquant’anni fa. I Beatles vanno in mondovisione a cantare che la cosa più. importante, di cui abbiamo tutti bisogno, a cui non possiamo rinunciare è l’amore.

 

Oggi sembra niente: per comunicare con il mondo una band o una personalità ci mette poco, il tempo di collegarsi con un paio di social e un buon ufficio stampa e può diffondere al volo qualunque cosa. Nel 1967 era ovviamente diverso, e lo era anche perché c’erano gruppi come i quattro di Liverpool che decidevano di crescere e di andare oltre un successo mondiale molto gratificante sotto tanti punti di vista, ma anche incredibilmente soffocante.

Nel 1967 i Beatles fecero uscire Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band, disco epico e fondamentale per la storia del rock e non solo, primo concept album della storia (ovvero prima opera rock pensata e suonata intorno a una sola idea di racconto) e dichiarazione di libertà totale. Una fuga creativa, per uscire dalla gabbia dorata fatta di concerti live dove non riuscivano più a suonare perché non riuscivano fisicamente a sentirsi, causa urla adoranti del pubblico.

Non solo smettono di suonare live – e per un gruppo che suona di mestiere non è una scelta facile – ma decidono anche di… smettere di essere i Beatles. Si inventano quattro identità di fantasia (nel vero senso del termine) e senza la pressione del sentirsi John, Paul, George e Ringo creano un disco pazzesco, più vicino a un gigantesco sogno collettivo che ad un album rock di un gruppo musicale.

L’effetto è immediato: il mondo accoglie “Sgt Pepper’s” come una specie di “buona novella”, e musicisti come Jimi Hendrix omaggiano il nuovo disco dei Beatles suonando live proprio la title track ad una settimana dalla sua uscita.

Ma non basta. Perché la dichiarazione di libertà creativa che i Beatles lanciano al mondo reinventando il loro suono e nei fatti nobilitando il pop e il rock con un opera totale ha bisogno di essere veicolata, raccontata, vista oltre la diffusione di un disco. E i quattro, avendo smesso di fare concerti, sono come al solito pieni di idee e di voglia di fare cose nuove e diverse.

Quando la BBC li contatta per chiedere un loro contributo al primo programma tv in mondovisione della storia i Beatles non solo accettano, ma scrivono un pezzo che tiene conto delle richieste logiche legate all’esigenza televisiva: ci vuole una canzone semplice, con un messaggio universale chiaro che sia comprensibile in tutto il mondo, perché tutto il mondo lo ascolterà.

Sia Lennon che McCartney provano a scrivere qualcosa, ma è il più rivoluzionario dei quattro – ovviamente John – a scrivere il “pezzo giusto”, che è da subito un mantra positivo e ripetitivo, dolcissimo e onirico: all you need is love.

Ma il dover parlare al mondo non fa diventare i Beatles banali, anzi: la canzone è ricca di citazioni – si parte con la marsigliese! – e vola fra un caleidoscopio di suoni e colori straordinario dove vengono citati anche Bach e Glen Miller con la sua In the mood.

Lennon sceglie di scrivere per slogan, sulla falsariga di un pezzo del 1965 –The word – e crea un brano pieno di “eccezioni alla regola” dal punto di vista musicale, ma semplice e diretto nei contenuti. Anni dopo disse «la mia arte è dedicata al cambiamento. Voglio essere un artista rivoluzionario, mi piacciono gli slogan».

All you need is love fu un work in progress fino all’ultimo: la voce di Lennon fu registrata poche ora prima della diretta, e il testo autografo di John fu recuperato in un camerino da un funzionario della BBC, che lo rivendette nel 2005 per un milione di sterline.

 

Il titolo poi è stato ripreso e parodiato più volte, con intenti più o meno nobili: è stato colonna sonora della campagna della Lega anti vivisezione (all you need is Luv), è il nome della festa di radio Popolare (all you need is pop) ed è stato anche il claim di una campagna pubblicitaria di un sito porno, Pornhub. Lo slogan? All you need is….hands. Vabbè.

La canzone è stata poi usata ovviamente in centinaia di matrimoni celebri. Il più noto è stato quello di Al e Tipper Gore nel 1970.

Tornando all’estate del 1967, la canzone andò in diretta mondiale – ma in playback, perché suonarla live sarebbe stato impossibile – con i quattro fra il pubblico e i fiori, i cori con Mick Jagger in studio ed Eric Clapton che suona la chitarra. E, ovviamente, Paul che cita “she loves you” sul finale chiudendo il cerchio delle canzoni d’amore del gruppo. Erano e sono rimasti unici e irripetibili. La prima volta di ogni cosa.

P.S. Annuncio per tutti i nati negli anni ottanta. Per favore: d’ora in poi quando sentirete le prime note di All you need is love non dite più frasi tipo “ah, la sigla di Stranamore!”. C’è gente sensibile in giro.

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