The Passenger: Alpi come non le avete mai viste

In Letteratura

Romantiche cime innevate o parco giochi vacanziero per masse di sciatori? Le Alpi non sono più soltanto l’una o l’altra cosa – o forse non lo sono mai state veramente: in undici contributi, con un apparato di curiosità, grafiche, schemi e foto, il nuovo numero di The Passenger si propone di mostrare le Alpi oltre il luogo comune. Territorio di periferia e di abbandono, luogo di sperimentazione, avamposto del cambiamento climatico, geografia multipla tutta da imparare.

Ancora una volta The Passenger di Iperborea ci propone una Guida/Riflessione per “esploratori del mondo”, come è nello spirito del porgetto, rivelandoci una visione inedita.
Questa volta non si tratta di una nazione ma di una catena montuosa, quella delle Alpi, che attraversa, separa e unisce ben dieci stati, che formano un mosaico politico e linguistico: Monaco, Liechtenstein, Francia, Svizzera, Italia, Austria, Germania, Slovenia, fino a Croazia e Ungheria. Si tocca la quota massima di 4810 metri del Monte Bianco e si scende fino al livello minimo di zero dal mare sulle scogliere bagnate dal Mediterraneo a Monte Carlo.

Per imparare a vedere le montagne più famose del mondo si comincia con una guida d’eccezione, Marco Albino Ferrari, che inizia il suo contributo con una domanda, ovvia, ma spiazzante.

“Scusi, mi potrebbe dire la prima cosa che le viene in mente se le butto lì il nome ‘Alpi’? Mi dica un luogo, una montagna, che so, un paese… così il primo che le viene in mente”.

Le risposte sono di una modestia sconfortante: Cortina, Madonna di Campiglio, Courmayeur, Sestiere; e ancora le Dolomiti, il Monte Bianco e quello Rosa. Poco altro. È la magra lista dei luoghi che nel corso del tempo si sono guadagnati fama grazie a forti investimenti pubblicitari legati allo sci; oppure le solite montagne monumentali, le ‘più belle’, ‘le più alte’. Sono i luoghi dell’industria del turismo, significativi certo, ma infinitamente minoritari se comparati alla vastità e varietà della catena che li circonda.
Oltre alle immagini da depliant patinato, oltre alla montagna da cartolina, si apre una geografia intricata, un’impareggiabile concentrazione di differenze culturali, ambientali dentro un mondo, sì ben localizzato e dai confini precisi, ma insieme talmente caotico da risultare vago, persino nascosto.



Eppure quando si pensa a un’idea di montagna, nell’immaginario collettivo si profilano loro, le Alpi. Le Alpi sono le montagne per eccellenza non solo per noi europei, ma per il resto del mondo.
Insomma un paradigma universale.
Ovunque il termine ‘alpinismo’ ha lo stesso significato, dal Karakorum alle Ande. Oppure il Cervino, che resta il canone estetico usato come riferimento di nobiltà, fino alle montagne più maestose di ogni latitudine.
Non solo, il toponimo Alpi è stato assegnato a diverse altre catene: Alpi Scandinave, alpi Albanesi, Alpi Meridionali (in Nuova Zelanda). Così le Alpi si trovano idealmente in tutto il mondo.

Se vogliamo davvero scoprile una carta 1:500.000 non serve granché; non sono rappresentabile sul piano bidimensionale. Per entrarci abbiamo bisogno di una terza dimensione e allora scopriamo una gamma infinita di climi, coltivazioni, architetture.
Per farlo, dobbiamo percorrerla a piedi. E scopriamo la mano dell’uomo che ha addomesticato l’ambiente naturale attraverso sforzi ripetuti da generazioni per governare la montagna: una radura nel bosco, un prato-pascolo, la terra contenuta dai muretti a secco per ricavare porzioni orizzontali sui pendii. Se sommassimo tutti i muretti a secco delle Alpi saremmo di fronte a qualcosa di incredibile, testimonianza di fatiche immani, paragonabili a quelle profuse per innalzare la Muraglia Cinese. Ma forse più titanico è lo sforzo sulle Alpi, perché spontaneo e organizzato nell’indipendenza di piccole comunità isolate.

La monocultura dello sci e la sua insostenibilità sono al centro del contributo di Maurizio Dematteis; mentre la giornalista tedesca Margarete Moulin evidenzia i costi in termini ambientali che comporterà la transizione energetica con i grandi piani di ampliamento di una centrale idroelettrica in Tirolo. Ma i cambiamenti climatici possono offrire anche nuove opportunità per chi le sa cogliere.
Dilettta Sereni racconta di come nelle Prealpi Bellunesi si sperimenti la coltivazione delle viti ad altitudini fino a poco tempo fa impensabili.
Uno dei primi che ha fiutato il vento del cambiamento è Slavc il lupo, che dalla Slovenia ha percorso un epico viaggio per trovare la sua compagna nelle foreste della ‘gentil Verona’ e insieme hanno ripopolato le Alpi.


Un’altra grande impresa è quella della costruzione della Capanna Margherita in cima al Monte Rosa, il rifugio più alto d’Europa, raccontato da Paolo Cognetti.
Tra gli altri interventi del volume di The Passenger, quello di Antonio De Rossi, professore di Architettura Montana, che racconta del pittoresco alpino, un’estetica inventata che ha colonizzato i paesi di montagna.

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