È Kathryn il vero segreto di Altman

In Cinema

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Nel docu-film di Ron Mann il regista di Mash e Nashville, geniale e indie come Orson Welles, è raccontato dai suoi attori e dalla moglie, complice di una vita

Due occasioni da non perdere per vedere Altman, il documentario che l’eclettico regista e produttore canadese Ron Mann, autore di film sul jazz e la poesia, la danza, l’automobile e perfino la marijuana, ha dedicato al grande, a sua volta assai eclettico, regista americano, morto da quasi una decina d’anni.

Nel mese di febbraio sia Studio Universal (visibile su Sky e Mediaset Premium), che il Museo del cinema di Milano dedicano vari appuntamenti all’opera del regista di Kansas City, di cui ricorrerebbero in questi giorni i 90 anni della nascita. Così il 7 febbraio saranno in onda, dalle 21.15, prima il non memorabile film sulla moda come mondo a parte, Pret-a-Porter, alle 23.30 un corto intriso del suo adorabile e corrosivo anticonformismo, Pot au Feu, e a seguire il documento di Mann, che può vantare, in forma di testimonianze sulla biografia, umana e professionale di Altman, e sulla realizzazione dei suoi film, un cast eccezionale che va da Julianne Moore a Bruce Willis, da Robin Williams a Keith Carradine e James Caan.

E nel film – corredato dalla testimonianza di uno dei figli che ha seguito le orme del padre – passato l’anno scorso alla Mostra di Venezia, molto più di un documentario per le doti comunicative e culturali del soggetto e la tenerezza dell’approccio al tema-Altman, la figura chiave che ci aiuta a capirne successi e insuccessi, difficoltà economiche e contrasti con l’industria che affollano la sua biografia, è la moglie Kathryn, per lui fondamentale riferimento affettivo e professionale. Racconta il suo Altman con sincerità e senza retorica, in tutti quegi aspetti che lo avvicinano, oltre alla genialità registica e al suo essere indipendente nell’anima, al mitico Orson Welles. E un po’ si racconta, come figura di peso non certo simbolico.

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Nella rassegna di Studio Universal c’è da tenere d’occhio anche, il 9 febbraio alle 23.50 (orario non esattamente comodissimo, va detto), il film di debutto di Altman, The Delinquents che scrisse e girò (in 5 giorni) nel 1957 nella sua città, e che di fatto in Italia è pressoché inedito, non essendo mai stato distribuito.

Questa storia d’amore e gang giovanili ambientata nella periferia di Kansas City, ha avuto un merito fondamentale: vedendolo, Alfred Hitchcock rimase molto impressionato dal suo talento, abbastanza grezzo ancora (anche se Altman aveva già 30 anni), al punto da chiedergli di dirigere uno degli episodi della sua celebre serie di telefilm thriller che in quegli anni spopolava sulle tv di tutto il mondo.

Da lì nacque la grande carriera di Altman, passata per un’altra serie tv allora di grande popolarità, il western Bonanza: ma si dovette attendere fino al 1970 per vedere il suo vero decollo nel cinema, con il successo al botteghino e la Palma d’Oro, attribuita un po’ a sorpresa, al Festival di Cannes, al satirico M.A.S.H.

Altman sarà omaggiato anche, per tutto il mese di febbraio, dal milanese Museo Interattivo del cinema di viale Fulvio Testi 121, dove si potranno vedere su grande schermo lo stesso documentario di Mann (il 22 febbraio alle 17) e tanti film da M.A.S.H. (il 7 febbraio) a Anche gli uccelli uccidono, il suo capolavoro Nashville, Il lungo addio, I protagonisti, Una coppia perfetta, Radio America, Gang, Gosford PArk, America oggi, Vincent e Theo.

Altman, di Ron Mann. Con Julianne Moore, Bruce Willis, Robin Williams, Keith Carradine, James Caan

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