Un’opera pressoché sconosciuta al pubblico, Amadigi di Gaula, per una rappresentazione inusuale e ardita. Un esperimento riuscito con una regia nuova e di forte impatto emotivo. Ne abbiamo parlato con il direttore Mirko Guadagnini e la regista Oksana Lazareva
Ieri il palcoscenico del Piccolo Teatro Studio ha ospitato una rappresentazione inusuale: Amadigi di Gaula, un’opera scritta da Georg Friedrich Händel nel 1715. Promotore dell’evento é stato il tenore e direttore Mirko Guadagnini, alla guida del giovanissimo ensemble Intende Voci, mentre la regia é stata realizzata dal contralto russo Oksana Lazareva, protagonista anche sul palco nei panni di Amadigi. Si tratta di un evento interessante principalmente per due motivi: per il progetto e la modalità con cui è stato portato avanti, e per l’opera scelta, di rara esecuzione. Incuriositi, dunque, ne abbiamo parlato con il direttore e con la regista.
Maestro Guadagnini, il progetto è stato finanziato attraverso il crowdfunding sul sito musicraiser.com, una modalità di finanziamento che si sta diffondendo, anche se per la musica classica da noi ancora molto poco.
M. G. I fondi sono sempre meno. Fortunatamente nel nostro caso il crowdfunding ha funzionato, abbiamo smosso numerosi appassionati e il risultato ottenuto ci hanno permesso di aggiungere quella qualità che volevamo (e di realizzare una registrazione che confluirà in un cd); tutte ottime premesse per la realizzazione di un futuro festival di opera barocca a Milano, con sede al Piccolo Teatro Studio.
Anche la sede della rappresentazione, però, non è affatto scontata…
Il Piccolo ci ha fornito il luogo della rappresentazione e ci sta a guardare; si tratta di un teatro che ha un’immagine di prosa forte, dove non è facile introdurre qualcosa di estraneo, e un’opera barocca è, in questo senso, una grande novità.
Veniamo all’opera rappresentata, Amadigi di Gaula: si tratta di un’opera che Händel scrisse per il King’s Theatre, ispirata al poema cavalleresco spagnolo Amadis de Gaula, pubblicato da Garci Rodriguez de Montalvo nel 1508: storia d’amore e soggetto magico, che all’epoca prevedeva numerosi “effetti speciali”; inoltre ha un’organico non certo usuale per noi, quattro voci acute (di cui una, all’epoca, affidata a un castrato).
L’idea di recuperare quest’opera è stata di Oksana, che l’ha proposta in Alto Adige nel 2014, l’esperimento è venuto bene e si è pensato di riproporla, con una regia, però, nuova e di forte impatto, di cui potrà parlare meglio la regista. Per quanto riguarda le voci, invece, è stato fatto un bando internazionale a novembre: abbiamo scelto di puntare su dei cantanti giovani che promettono molto bene per il futuro. Non è stato facile trovare le voci giuste, perché si tratta, appunto, di un organico non consueto; abbiamo anche cercato un controtenore (il primo interprete era il castrato Nicolò Grimaldi, più noto come Nicolino) ma non ne abbiamo trovato uno adatto; in ogni caso credo che non ci si debba fissare troppo sulla ricerca di un cantante in base a colui che fece la prima rappresentazione.
Andiamo, dunque, a scoprire qualcosa di più dell’opera e, soprattutto, della regia, con Oksana Lazareva, contralto russo che da anni si dedica anche alla regia d’opera.
O. L. Mi sono imbattuta in Amadigi due anni fa. Avevo in mente di fare qualcosa di raro e, dopo aver passato in rassegna circa 300 spartiti, sono rimasta affascinata da quest’opera in cui i quattro personaggi hanno la stessa importanza. Inoltre, essendo un’opera praticamente fuori dal repertorio, mi permetteva di lavorare liberamente con la fantasia, ipotizzando un’ambientazione ai nostri giorni. La novità della regia di Milano è che mentre due anni fa l’allestimento si limitava a riproporre sulla scena la storia al centro dell’opera, adesso ho scelto di affrontare un tema molto forte: la sperimentazione illegale sugli esseri umani. La scelta non è casuale: poco tempo fa ho letto l’articolo di un giornalista americano che denunciava l’esistenza di laboratori in cui si praticavano esperimenti sugli esseri umani. Questa notizia mi ha riportato alla mia infanzia in Russia (siamo negli anni ‘80-’90), dove a scuola si faceva sempre una lezione su come difendersi in caso di esplosioni atomiche e attacchi batteriologici; allora non lo sapevo, ma poi ho scoperto che, principalmente nei territori dell’ex-unione sovietica e in Siberia, esistevano dei laboratori in cui si sperimentavano armi batteriologiche sugli esseri umani.
Da qui, dunque, nasce l’idea di mettere a tema, in quest’opera barocca, una delle più terribili violenze che un essere umano può subire. Ma come si concilia questo tema con l’opera? Non è una forzatura?
In realtà è avvenuto tutto in modo semplice, tanto che i personaggi sono rimasti intatti nella loro caratterizzazione. In quest’opera, infatti, abbiamo una donna di potere (la maga Melissa) che cerca di realizzare la sua ambizione (sottrarre Amadigi al suo amore, Oriana) usando qualunque metodo, arrivando all’annullamento di tutto e di tutti. E poi c’è la figura di Amadigi, un osservatore che gradualmente prende coscienza di sé (la sua azione si svolge soprattutto dentro se stesso) e cerca di liberarsi, di cambiarsi e cambiare il mondo attorno a lui. Tutto questo accade in scena con una gestualità semplice, comprensibile da tutti.
In conclusione chiediamo al Maestro Guadagnini un bilancio finale di questa esperienza.
M. G. Certamente non è stato facile, ma é un repertorio in forte ascesa, e questo ci ha aiutato. In Italia ci sono ormai dei gruppi barocchi di altissimo livello internazionale, ma paradossalmente sono più noti all’estero e non sono radicati in un luogo. Noi abbiamo ormai a Milano il nostro centro, grazie soprattutto al Festival liederiadi, che quest’anno compie 10 anni: vuol dire che se c’è una forte volontà di creare qualcosa di nuovo i risultati arrivano. Ci auguriamo di riuscire anche con l’opera barocca.
G. F. Handel, Amadigi di Gaula, Piccolo Teatro Studio. Regia: Oksana Lazareva, direttore: Mirko Guadagnini, Ensemble e coro Intende Voci – Oksana Lazareva, contralto; Rossella Giacchéro, soprano; Anna Carbonero, soprano; Francesca Sartorato, contralto