David O’Russel rievoca con un supercast (Chris Bale, Bob De Niro, Rami Malek, Margot Robbie e altri big) un colpo di stato tentato negli States degli anni 30 da un gruppo filo-hitleriano. Il film è però una più che riuscita “nonsense song”, una commedia corale di musica e intrigo internazionale degna dei migliori fratelli Coen (a cui regia e sceneggiatura si ispirano), fitta di personaggi folli e carismatici
A detta di molti, David O. Russell si ama o si odia, senza mezze misure. Sullo schermo come sul set, visto che l’impressionante lista della spesa di superstar che puntualmente affolla le sue opere si divide equamente tra chi ha finito per diventarne un fedelissimo e chi invece preferirebbe cambiare mestiere piuttosto che ripetere l’esperienza. Vulcanico e imprevedibile nello stile e nel carattere, il controverso regista e sceneggiatore newyorkese è ogni volta capace di assemblare cast stellari, inimicarsene una buona parte a riprese in corso e poi ricominciare da capo. Persino i suoi detrattori più accaniti, infatti, sono concordi nel riconoscerne comunque l’indiscutibile talento, al punto di sopportare angherie, umiliazioni e persino liti furiose, pur di tornare a comparire in una sua pellicola.
È il caso per esempio di Christian Bale, venuto quasi alle mani con lui ai tempi di American Hustle, in difesa della bistrattata collega Amy Adams, e ora co-produttore e protagonista maschile pressoché assoluto di Amsterdam, presentato in anteprima italiana alla Festa del Cinema di Roma una settimana fa. D’altra parte, se è vero che finora David O. Russell ha soltanto sfiorato e quasi mai stretto i premi più importanti (una decina di nomination raccolte tra Academy Award e Golden Globe, e una sola vittoria), è altrettanto vero che per chi lavora con lui le giurie sembrano avere un occhio di riguardo: lo stesso Bale in buona parte deve a Russell e al suo The Fighter il primo (e finora unico) Oscar in una lunga e celebrata carriera. Non stupisce allora che i due si trovino nuovamente insieme, e dimostrino da subito di intendersi a meraviglia. Anzi, questa volta pare quasi che al poliedrico attore britannico sia concessa briglia sciolta, tanto sembra divertirsi e divertire davanti alla macchina da presa, tra battute surreali e smorfie e movenze da slapstick comedy.
In effetti, Amsterdam è, per usare le parole dei suoi protagonisti, una continua “nonsense song”, una commedia corale di musica e intrigo internazionale degna dei migliori fratelli Coen (da cui, stavolta, regia e sceneggiatura prendono parecchio) con personaggi folli e carismatici, indimenticabili dal primo all’ultimo. Christian Bale guida la banda, ma è tutt’altro che solo in questa impresa: c’è un’ottima Margot Robbie, dallo sguardo stralunato, a reggergli il gioco a meraviglia, seguita a ruota dal più serioso (anche troppo, quasi inespressivo) figlio d’arte John David Washington, e da una miriade di volti conosciutissimi del panorama cinematografico odierno. Tra i tanti comprimari basterebbe citare l’ormai ritrovato Robert De Niro, ma anche celebrità più o meno giovani sulla cresta dell’onda come Rami Malek, Anya Taylor-Joy, Zoe Saldana, Chris Rock, Michael Shannon, Mike Myers, Taylor Swift, Andrea Riseborough e Alessandro Nivola, tutte maschere distorte ed esilaranti di una spy story demenziale, troppo assurda per essere vera.
E invece, sorpresa, dietro alla fantasia e all’ottimismo di un main plot sul valore dell’amicizia, la vicenda si basa su di un fatto realmente (quasi) accaduto e per certi versi decisamente attuale, ovvero il tentativo di instaurare una dittatura sul modello nazifascista anche negli Stati Uniti, a cavallo tra le due guerre mondiali. Proprio l’ambientazione è uno dei punti di forza del film, grazie a scene, costumi e fotografia (del tre volte premio Oscar Emmanuel Lubezki) dal gusto artistico impeccabile, anche se ovviamente tutt’altro che convenzionale. Gli anni ’30 di Amsterdam sono un mix affascinante di ricostruzione storica, atmosfere da favola, gallerie d’arte moderna e un pizzico di sostanze psicotrope, in grado di tenere incollati alla poltrona tanto quanto il talento di Bale, Robbie e soci.
E pazienza se, come da prassi consolidata a Hollywood e dintorni negli ultimi tempi, la trama finisce per sbrodolare un po’ nel finale, perdendosi in chiacchiere quando ormai la morale è già più che chiara al pubblico in sala. Amsterdam resta comunque un prodotto di livello molto alto dal primo all’ultimo fotogramma, genuinamente disordinato nella forma e nel contenuto, ma forse anche per questo quasi ipnotico, mai banale e capace di soddisfare in pieno l’appetito cinematografico di ogni categoria di spettatore.
Amsterdam di David O. Russel, con Christian Bale, Margot Robbie, John David Washington, Robert De Niro, Rami Malek, Anya Taylo-Joy, Zoe Saldana, Chris Rock, Michael Shannon, Mike Myers, Taylor Swift, Andrea Riseborough, Alessandro Nivola.