Non è andato in vacanza per vivere Expo ogni giorno, per vedere Putin e incontrare Sala. Ritratto del più giovane degli expottimisti
Un Expo è sempre. Celebriamo la vittoria di Giuseppe Sala alle primarie del centro sinistra milanese riproponendovi una nostra intervista a uno dei massimi protagonisti di quei giorni.
«Ciao, siete giornalisti?».Comincia così la nostra conoscenza con Andrea, giovanissimo expottimista che dal 1 maggio 2015 è una presenza (quasi) fissa dell’Esposizione Milanese. «Sì, siamo qui per Putin – rispondiamo – è un grande casino e, rimanga tra noi, oggi giornalisti preferiremmo non esserlo». Andrea, però, contrattacca: «Mi fate un’intervista?». Un’intervista, perché dovremmo? pensiamo subito all’unisono. Ma da quel subito in poi l’idea che sembrava delle più improbabili, inizia a prendere corpo. Andrea o è un pazzo o è un genio, pensiamo senza dirlo e, quasi per un attimo, questo simpatico minorenne appare quasi più interessante dell’arrivo di Putin. Proprio il ritardo del massimo vertice russo (quasi due ore di attesa) in un certo senso è la nostra, o sua, manna dal cielo. Provateci voi a passare 120 minuti con un ragazzino che non fa altro che domandarvi quanti capi di stato abbiamo visto dal vivo, fino a che punto conosciamo Giuseppe Sala e quali sono i padiglioni preferiti. Due persone normali l’avrebbero cacciato in malo modo, fregandosene della minore età, gli avrebbero detto stizziti, freddandolo con lo sguardo «Ci lasci lavorare?». Due persone normale, siamo sicuri, avrebbero fatto così. Ma noi che la normalità, di pirallendiana memoria, l’abbiamo sempre considerata una forma di pazzia, invece da questa insolente (ma elegante) presenza siamo stati immediatamente affascinati. «Allora mi fate un’intervista?», insiste Andrea e noi – questa volta convinti quanto Renzi lo sia della ripresa – non esitiamo più: «Si!».
Nasce così il nostro rapporto con questo personaggio. Un personaggio che in Expo non ha fatto niente di particolarmente eroico, ovvio, ma che con un atteggiamento decisamente fuori dal comune, per l’età che ha, ci ha regalato una buona dose di allegria.
La giornata tipo di Andrea, per tutta la durata dell’Expo, è (stata) più o meno così: sveglia, colazione, doccia e via verso Rho. Accompagnato dalla madre, santa donna innamorata del proprio figlio, questo allegro 14enne si presenta ogni giorno nei pressi del Media Centre. A lui non interessa il lato colorato della manifestazione o quello più ludico, ma va. A lui piacciono i vertici politici, le istituzioni, le grandi conferenze. Questa sua folle passione – capace anche di non farlo andare in vacanza «per vivere al meglio la kermesse meneghina» – lo porta ogni giorno a chiedere a giornalisti, addetti ai lavori e inservienti vari le trame segrete della politica made in Expo. Pagherebbe oro per una cartella stampa, per un francobollo commemorativo o per un cordino di un pass di un evento istituzionale appena concluso. Alla sua età, di solito, ci si sbucciano le ginocchia rincorrendo un pallone in qualche squallido cortile, si organizzano le prime uscite con gli amici e si fa a gara su chi abbia il trucco più geniale per copiare nella prossima verifica di matematica. Andrea non fa nulla di tutto questo, per lui da maggio a ottobre c’è un solo chiodo fisso: l’Expo.
Ma come fa uno che ha appena finito le medie ad innamorarsi in modo quasi enciclopedico di un grande evento come questo? Forse per caso, forse attraverso una tesina di fine anno fatta su un argomento a piacere o forse perché la bellezza del mondo sta proprio nel fatto che ci siano persone capaci di guardarlo con occhi diversi.
«Ciao, siete giornalisti?», ecco dopo i 3 minuti e 13 secondi del nostro video sarete voi a spiegarci come caspita facevamo a dirgli di no.
Foto © Federico Castelnovo