Anna è l’ultima fatica di Niccolò Ammaniti: forse il suo libro più ambizioso e riuscito sul passaggio dall’infanzia all’età adulta
Ebbene si, signore e signori, Nicolò Ammaniti ci è riuscito. Alla fine, ha battuto anche l’ultima parola di quella che sembrava soltanto una vecchia e logorante ossessione letteraria. Una storia che gli vorticava in testa da tempo, troppo tempo. Tanti tentativi ed altrettante rinunce per un decennio e più. E poi? E poi qualcosa è successo. Ma chi l’avrebbe detto?
Solo pochi anni fa infatti, dalle pagine della Lettura, un Ammaniti sconsolato, confessava la propria impotenza di fronte a tre o quattro storie di cui non riusciva a venire a capo. Tra queste c’è n’era una in particolare che l’autore di Io non ho paura, descriveva vagamente così: complicata, post- apocalittica, che ha a che fare con i bambini. L’abile narratore non nascose il proprio sconforto e la propria inclinazione alla rinuncia e disse che forse avrebbe liquidato quel materiale fantascientifico con una sceneggiatura. Oggi passeggiando lungo una qualsiasi libreria possiamo constatare (anche se per la sceneggiatura ovviamente è solo questione di tempo) che le cose sono andate diversamente. Ammaniti ha superato il filo spinato che lo separava dalla sua ottava fatica letteraria e l’ha fatto con garbo. Senza impigliarsi e strapparsi le vesti. Da grande acrobata o meglio da grande scrittore.
Anna si rivela infatti come uno dei suoi lavori più riusciti. Di certo il più ambizioso. Leggerlo significa imboccare una strada precisa, già precedentemente solcata dai vari Io non ho paura, Ti prendo e ti porto via, e per ultimo, Io e Te. Trattasi di ritorno dunque, ad uno dei terreni prediletti dall’autore: il passaggio dall’infanzia all’età adulta. Ma è un ritorno che ha in sé la freschezza e la novità che soltanto un intuizione felice, (ed Ammaniti l’ha avuta alla grande) è in grado d’imprimere su una materia già parecchio utilizzata. Sentite un po’ che plot. Forse anche il più irriducibile dei burocrati si lascerebbe andare ad un wow pieno di meraviglia.
In un futuro non troppo lontano, un misterioso morbo, denominato la Rossa, ha lasciato dietro di sé morte e devastazione. La razza umana è quasi estinta, i Grandi se ne sono andati e gli unici sopravvissuti sono loro: i bambini. Una sopravvivenza che attenzione, non grida ad un miracolo della natura: l’immunità al virus è fatalmente destinata a scomparire al raggiungimento della pubertà. Così in una Sicilia desolata e fatiscente, dove campagne incenerite e fumanti si susseguono a città fantasma e luoghi inanimati, Anna, una bambina o meglio quasi ragazzina di 13 anni, parte alla ricerca di Astor, il fratello minore, rapito da una sgangherata banda di bambini- predoni.
Coraggiosa e testarda, sensibile e burlona, Anna si aggrappa con forza ad una vita che chiede solo una cosa: andare avanti. Un abbozzo di seno, una peluria incipiente, le mestruazioni più che imminenti. Anna non è ingenua, lo sa bene. Le è rimasto poco da vivere prima di essere sfigurata ed annientata dalla Rossa. Perché diventare grandi significa questo: morire. Ma da qualche parte, ne è convinta, probabilmente al di là dello stretto, qualcuno è sopravvissuto ed ha trovato un vaccino. Glielo ha detto la madre che ancora le parla attraverso il libro delle Cose Importanti: una serie di lucide direttive per la sopravvivenza che le ha lasciato prima di morire. Glielo dice l’istinto, una forza primordiale che la spinge ad andare avanti contro ogni paura e pericolo.
“Questo è il nostro compito, questo è stato scritto nella nostra carne. Bisogna andare avanti, senza guardarsi indietro, perché l’energia che ci pervade non possiamo controllarla, e anche disperati, menomati, ciechi continuiamo a nutrirci, a dormire, a nuotare contrastando il gorgo che ci tira giù.”
E così Ammaniti si rivela in gran forma, non c’è dubbio, mentre tesse i fili di una storia così intensa, dura e a tratti disperata e trasforma con il suo inconfondibile tocco, una cocciuta ed ostinata creatura in una giovane e memorabile eroina.