Tutorial numero uno: il tè a casa Trollope
Nel 1866 lo scrittore Anthony Trollope, i cui romanzi si vendono benissimo, va in crisi. Qual è il segreto del successo? I suoi libri funzionano perchè sono buoni o perchè sulla copertina c’è scritto Anthony Trollope? Non ci dorme la notte.
Ma chissenefrega, direbbe uno scrittore italiano, ma Trollope è inglese. Per togliersi il dubbio, scrive il romanzo Nina Balatka, storia a suo dire ben congegnata, e lo pubblica in forma anonima. Ai critici piace. Vendite, pochine. L’anno successivo rilancia con l’anonimo Linda Tressel. L’editore fa due conti, poi, per dirla con l’elegante prosa trollopiana dell’autobiografia, «declinò il terzo tentativo».
Peccato. Avrei preferito il Lieto Fine, ossia: i Libri contano più dell’Autore. Peccato d’orgoglio, soprattutto: avendo solitamente un Ego abbastanza sviluppato, l’Autore vuole il successo per ciò che scrive (é) adesso, non per ciò che scrisse (fu) una volta. (C’è cascata pure l’immensa Rowling. Nel 2013 pubblica un giallo firmandolo Robert Galbraight. Bellino, dicono i critici, bellino per un esordio, ma il primo rendiconto è di 1500 copie e a quel punto Mrs. Rowling inghiotte l’orgoglio, si trasforma in uno scrittore italiano, convoca i giornalisti e fine della storia).
E Trollope? Immaginatelo che torna a casa dopo la funesta chiacchierata con l’editore (siamo a pagina 217). Da anni si sveglia ogni mattina alle 5,30, siede tre ore filate al tavolino, senza «mordicchiare la penna» o «fissare il muro» ma producendo parole al ritmo di «250 ogni quarto d’ora» (giuro, controllate a p. 282). E questo prima di dedicarsi a quell’altro suo mestiere di ligio funzionario delle Poste di Sua Maestà, impiego che si tiene stretto per ben 33 anni, quando finalmente trova il coraggio di dare le dimissioni e fare solo lo Scrittore di bestseller. Mestiere quest’ultimo onorevole come quello del calzolaio, dell’onesto artigiano, dell’operaio instancabile, si affanna a spiegare nell’autobiografia, perché i suoi contemporanei avranno sì inventato il Romanzo, ma sono decisamente più interessati al Business, e Trollope vuol mostrarsi degno del loro rispetto.
Anche per questo lavora come un matto, romanzi su romanzi, e tutta roba che va via come il pane, secondo solo a Dickens, e per ciascun volume tiene il conto delle entrate: 2500 sterline per The Vicar of Bullhampton, 2520 per Ralph the Heir, 1200 per Lady Anna e via così (è l’autobiografia più meravigliosamente antiromantica che potete immaginare); insomma Trollope lavora, lavora e fa finta di niente, ma secondo me continua a tormentarsi – che diavolo avrò sbagliato in Nina Balatka? Cosa c’è che non va in Linda Tressel? – finché un pomeriggio la signora Trollope organizza un bel tè vittoriano con le amiche vittoriane e tutto quel che serve: Earl Grey in fine porcellana decorata, finger sanwiches, fruit scones e per chiudere un sontuoso pudding della rinomata ditta Fortnum & Mason, casa fornitrice della Regina.
Trollope partecipa perché è un Marito Vittoriano, ma mica può smettere di essere uno Scrittore. Ci prova anche, a far conversazione, ma la testa è altrove, c’è qualcosa nell’aria, sente di essere vicino alla soluzione, infatti addenta una bella fetta di pudding Fortnum & Mason e trova la risposta: «Fortnum & Mason possono diventare Fortnum & Mason solo grazie alla combinazione del tempo e delle buone torte».
Bingo! Anthony Trollope può diventare Anthony Trollope solo grazie alla combinazione… eccetera eccetera. Chissenefega di Nina Balatka, dai! Se vendo come Anthony Trollope, è perchè ormai si sa che Anthony Trollope fa buoni romanzi. Per vendere come Anthony Nessuno, dovrei ricominciare da capo e conquistarmi una credibilità, cioè anni di buoni romanzi. Insomma, grazie a un pudding particolarmente gustoso, lo scrittore di bestseller Anthony Trollope scopre il segreto del successo e finalmente fa pace col suo orgoglio. Non è un signor Lieto Fine?
(Notate che arriva a pagina 218, cioè una pagina dopo il rifiuto dell’editore. Ecco, non ci farei conto. Temo succeda solo nelle favole o nelle autobiografie).
Morale: nel 1707 la ditta Fortnum & Mason apre i battenti a Londra, in Duke Street; nel 1924 fornisce di champagne e foie gras la prima spedizione inglese sull’Everest; nel 2012 riceve la visita della Regina Elisabetta in occasione del di lei Giubileo; nel 2014 inaugura il nuovo store a Dubai. Nel 1882, a 67 anni, muore Anthony Trollope. Ha scritto 47 romanzi e nel 2016 è ancora Anthony Trollope. Per scrivere le 741 parole che state leggendo – compresa l’invenzione del tè in casa Trollope – ho impiegato 17 quarti d’ora, quindi non ho speranze.
Anthony Trollope, Un’autobiografia, Sellerio 2014
Immagine di copertina tratta da Framley Parsonage di Anthony Trollope con sei illustrazioni di Sir John Everett Millais, pubblicate come serie nel 1860-1861 sul Cornhill Magazine e di seguito pubblicate come libro nel 1861.
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