A due secoli dalla morte di Napoleone, un saggio ne indaga gli anni della formazione in Corsica, mettendo in luce i legami con la famiglia e il rapporto con l’isola. Antonino De Francesco pubblica per Neri Pozza “Il naufrago e il dominatore”, mettendo in luce gli aspetti meno conosciuti del giovane ufficiale corso nel periodo della giovinezza, ben prima della sua ascesa.
Non si tratta della solita biografia di Napoleone, del mitico conquistatore,
grande come Alessandro Magno, del dittatore sanguinario, dell’amante
travolto da mille passioni. Il naufrago e il dominatore di Antonino
De Francesco tratta della vita politica di Napoleone Bonaparte, puntando soprattutto sulla sua gioventù, sul periodo in Corsica, sulle influenze famigliari e sull’indipendentismo dell’isola, arrivando fino a indagarne le letture forsennate dei classici latini, soprattutto Vitruvio, e degli Illuministi (Voltaire, ma soprattutto Rousseau).
Scoprire come realmente il giovane e controverso ufficiale corso sia
diventato il Napoleone dei francesi non è meno affascinante del suo mito
romantico.
L’impostazione di Antonino De Francesco, storico dell’età moderna specializzato nell’età delle rivoluzioni, non è quella tradizionale, che
vede nell’Impero l’apogeo della sua parabola.
‘L’Impero – non lo nascondo – mi sembra il segno di una perdita delle
proporzioni, un passo all’indietro sulla strada della modernità, il prodotto, stavolta però posticcio e mal riuscito, della proverbiale capacità di Bonaparte di tenere assieme le posizioni più disparate, per non dire
contrapposte. L’idea dell’Impero come una sorta di fusione e superamento dell’istituto monarchico e di quello repubblicano è certo di grande fascino, e non a caso fece proseliti tanto a destra come a sinistra degli schieramenti di allora, ma nel concreto della vita politica francese costituì una drammatica battuta d’arresto di un processo che aveva invece visto gli anni del Consolato ancora in linea con la tradizione rivoluzionaria’.
Il Napoleone che ci fa scoprire De Francesco attraverso documenti
d’archivio, testimonianze storiche e famigliari, non lo conosciamo affatto.
Sembra una straordinaria casualità, quasi un gioco del fato, che un figlio cadetto di una famiglia della piccola nobiltà corsa, che ha perduto il suo prestigio proprio per colpa della dominazione francese, venga mandato in una accademia militare francese, cioè dai nemici, e che qui si impegni tanto nello studio e nelle armi, da risultare tra i primi – lui che all’inizio non sapeva neanche parlare il francese e che sempre avrà qualche difficoltà nell’ortografia.
Ma il Bonaparte di cui ci parla de Francesco è un uomo il cui cuore resta in Corsica, legato alla sorti dei suoi famigliari e del suo paese, che raggiunge appena possibile, per difenderli dagli inglesi che tentano di scalzare i francesi.
Fino al 1793, cioè fino alla fuga insieme alla famiglia dall’isola sotto le
contumelie dei patrioti indipendentisti (che accusava di essere burattini dei francesi), Bonaparte vede il suo orizzonte politico in Corsica, non in Francia, e nonostante avesse avuto un’educazione francese, si sentiva ancora corso.
E il suo orizzonte sarà questo fino agli straordinari successi nella
campagna d’Italia. Solo allora il suo obiettivo si allarga a tutto il Mediterraneo.