Il cantante londinese con il live “Soundtracks” porta al Fabrique il suo stile fatto di contaminazioni melodiche ispirate al sogno dello shoegaze
Chi pensa che la musica elettronica sia circoscrivibile all’ambiente della discoteca sbaglia. Chi poi assimila il concetto di club a discoteca, fa ancora peggio.
Chi poi, ancora, non ritenga che dietro la produzione di suoni elettronici («in fondo il dj mette i dischi sul piatto, vero?» oppure «il dj spinge solamente dei tasti, mica suona!») ci siano una scelta stilistica, compositiva e una direzione artistica precise ci sarebbe dovuto essere, sabato 3, al Fabrique.
Il nuovo live Soundtracks, che ha preso il volo dal Katovice Festival in agosto e sta girando l’Europa e l’Italia, con 4 date, celebra Sasha Ring, in arte Apparat, come uno fra i più importanti esempi di musicista elettronico che fa della poliedricità la cifra stilistica del suo talento.
Due ore piene di concerto dove lui, Sasha, con voce, chitarra elettrica e sintetizzatori, accompagnato da violino, tastiere e dagli splendidi visual del collettivo Transforma, racconta il suo personale viaggio nella musica per teatro e film.
Il suono elettronico è sempre il suo punto di partenza e di arrivo, arricchitosi in un percorso artistico fatto di contaminazioni melodiche, rarefatte, ispirate al sogno dello shoegaze.
Dal sud-est della Germania pre caduta del Muro alla rinascita di Berlino del 1997: questo il percorso di Sasha, che muove i primi passi musicali nella città natia, sposando il beat techno più acido e industriale.
L’incontro con T.Raumschmiere e la collaborazione nella label Shitkatapult daranno vita al primo LP di Sasha, Multifunktionsebene, dove il suo destino, in perfetto bilico fra suoni acidi e atmosfere melodiche malinconiche, si compirà. I 10 Lp successivi, l’incontro con la regina della techno Ellen Allien e il side project Moderat sono ormai storia.
Un senso di predestinazione ed impotenza nei confronti di essa che Apparat ha portato nella composizione delle sue Soundtracks, in un’esecuzione impeccabile e densa di emotività.
Archi, pianoforte, percussioni, un universo molto lontano dal beat maker Apparat, dj resident del Tresor a Berlino: due mondi ricchi e artisticamente complessi, il primo, più intimo e classico, adatto a palchi e pellicole, il secondo (sdoganato dalla nomea di genere artisticamente irrilevante) ballato fino a mattina nei club.
Krieg und Frieden, ovvero Guerra e Pace in tedesco, è la soundtrack composta per la riduzione teatrale del celebre romanzo di Tolstoj, commissionata ad Apparat dal regista teatrale Sebastian Hartmann e pubblicata su disco nel 2013. L’anno dopo è il nostro Mario Martone ad innamorarsi del talento fuori club di Sasha: gli chiederà di comporre i brani per la colonna sonora de Il giovane favoloso (premiata alla Mostra del Cinema di Venezia, ndr).
I ritmati tocchi di piano in K&F Theme segnano il primo tentativo di fuga di un Leopardi (Elio Germano) adolescente, evocandone i sogni e la struggente disperazione, portandola fino sul palco del Fabrique, davanti a un pubblico che ascolta le trame del suo destino in religioso silenzio.
Si, perché le direttive di Sasha vengono annunciate prima che l’orchestra salga sul palco: divieto di fotografare compulsivamente e di chiacchierare a voce troppo alta.
Un viaggio, quello di Soundtracks, fra panorami immaginari disegnati così bene che ci sembra di vederli: un talento, quello di Apparat, da musicista vero, in grado di portare un genere, quello dell’elettronica, fuori dalle pareti sovraffollate dei club.
Soundtracks di Apparat al Fabrique