Non è bastato mettere insieme un’ottima regista teatrale sudafricana (Liesl Tommy) e una brava attrice-cantante specializzata in musical (Jennifer Hudson) per fare di “Respect”, biografia della “regina del Soul” Aretha Franklin un film davvero convincente. Troppe concessioni agli stereotipi (padre prepotente, marito violento), troppe battute drammatiche facili. In più non ha certamente aiutato la quasi impossibilità per chiunque di avvicinarsi a quella straordinaria voce
La complessità della vita di Aretha Franklin e l’enormità del suo talento sarebbero difficili da sintetizzare in qualsiasi film, ma è particolarmente vero nel caso di Respect, un ritratto carico ma non ben costruito della “regina del soul”. Non c’è dubbio che Liesl Tommy, apprezzata regista di teatro sudafricana, qui al suo debutto al cinema, e la star Jennifer Hudson, cantante e attrice lanciata nel 2006 da Dreamgirls e di recente protagonista della versione per grande schermo di Cats, abbiano affrontato questo progetto con riverenza, sperando di riuscire a evidenziare l’importanza della cantante sia come figura culturale che come simbolo della sua epoca. Ma i cliché che di solito accompagnano questi film biografici, come la necessità di semplificare i demoni e i traumi di un individuo in battute drammatici facilmente digeribili, sono qui particolarmente frustranti. Tommy costruisce così un’immagine eccessivamente seria, priva della vitalità dinamica della sua protagonista.
Lungo circa due decenni, la storia segue Aretha dall’infanzia agli inizi del suo “regno”: Skye Dakota Turner la interpreta da ragazza, con la Hudson che subentra da adulta. Alle prese con il suo prepotente padre ministro battista CL (Forest Whitaker), Aretha lotta per affermarsi, alla fine sposando il losco Ted White (Marlon Wayans) che diventa il suo manager e cerca anche di controllarla proprio come aveva fatto suo padre. Dopo anni in cui non è riuscita a ottenere un disco di successo, Aretha coglie l’occasione di lavorare con l’affermato discografico Jerry Wexler (Marc Maron), che incoraggia la sua transizione verso uno stile più emotivo, in direzione del soul.
Liesl Tommy immagina la storia di Franklin come un racconto di auto-potenziamento, individuando i numerosi ostacoli lungo il suo percorso per trovare un’autentica voce artistica, tra cui la perdita dell’amata madre Barbara (Audra McDonald) poco prima del suo decimo compleanno e subito dopo la nascita del primo figlio, che ha avuto a soli 12 anni. Sia il padre della Franklin che il primo marito avevano un carattere violento: White ha abusato di lei fisicamente e ha combattuto contro l’alcolismo e la depressione. E a ciò si aggiunge il crescente desiderio di Aretha partecipare al movimento per i diritti civili insieme al suo amico Martin Luther King Jr.
Sfortunatamente Respect intreccia senza successo la vita personale, politica e professionale della Franklin, ricorrendo a un approccio di sintesi che riduce i momenti significativi a semplici tappe lungo la sua biografia. Che si tratti di vederla inventare un nuovo arrangiamento per Respect di Otis Redding – e lo trasformerà nel suo classico successo – o di vederla elogiare King in una canzone dopo il suo omicidio, il film raramente scava in questi capitoli cruciali che hanno plasmato la grande donna che è stata.
Interpretare Franklin, una delle cantanti più fiere del secolo scorso, è un compito arduo, e sebbene Jennifer Hudson abbia una voce potente, non può avvicinarsi a incarnare la ricchezza e la gamma dello stile di Aretha. Forse nessuno potrebbe davvero farlo, ma l’attrice è qui anche ostacolata da una sceneggiatura che spesso vede il suo personaggio come una figura ispiratrice più che come una persona a diversi livelli. Allo stesso modo, le performance di supporto sono superficiali, e quelle più vicine a Franklin prive di sfumature particolari: Maron aggiunge un po’ di energia nervosa all’interpretazione dell’intraprendente Wexler, Wayans esprime abilmente la ripugnante misoginia di White, e Whitaker non può fare molto con CL, che si presenta come un altro padre umiliante, disapprovante. Alla fine di Respect, Tommy presenta filmati della vera Aretha Franklin poco prima della sua morte, in cui offre un’interpretazione imponente di uno dei suoi più grandi successi, (You Make Me Feel Like) A Natural Woman.
Respect, di Liesl Tommy, con Jennifer Hudson, LeRoy McClain, Forest Whitaker, Tate Donovan, Audra McDonald, Marlon Wayans, Marc Maron