All’Aria aperta, melomanie estive

In Musica

Mirella Freni nel Simon Boccanegra, e la Callas in La Wally, queste e altre le proposte per un romantico e struggente ascolto alla luce della luna, in un’assolata giornata al mare o sui picchi di una montagna. A voi la scelta

Viene la sera, via i pendenti e via le cravatte. Forse non proprio bando alle formalità, però almeno in agosto si può abbassare la guardia, perfino all’opera. Una musica non pop capace di riempire le arene: non è Adele stavolta, e nemmeno Queen Bey – sia chiaro: le adoriamo. Eppure a volte per un’opera non accorrono solo i soliti melomani, ma un sacco di curiosi da un’Aida all’anno. Succede nelle calde notti di mezza o anche piena estate, lontani dalle tediose formalità cittadine.

Ecco quindi un elenco di commoventi arie estive dedicate a questi coraggiosi neofiti. Non ci si illuda: anche se forse non sembra, sono sempre i soliti drammoni che finiscono malissimo. Ma tra una strofa e l’altra ci si può rilassare immergendosi in ambienti marittimi, silvestri o esotici, dimenticandosi di se stessi come solo all’opera può accadere.

Arie di mare da qualsiasi riviera

Come in quest’ora brunaSimon Boccanegra
Poco prima che il cielo “s’inalbi” – all’opera si parla così, facciamocene una ragione –, Amelia rimira il mare confondendo il suo canto con flauti e ottavini ondeggianti. «Per lei figlia di pirati, penso che sia normale», direbbe De Andrè della figlia di Simon Boccanegra, pirata in pensione diventato doge a Genova. Unico possibile riferimento della scena è la versione Abbado-Strehler dell’opera di Verdi: Mirella Freni seduta su una scalinata che porta a un fondale di barche sovrapposte disegnato da Ezio Frigerio.

Johohoe! (Senta’s Ballad) – L’olandese volante
Il primo Wagner non si scorda mai. E la prima opera degna di stare in cartellone a Bayreuth è marinarissima, wagneriana nello spirito per come all’Olandese tocchi infliggere una morte d’amore per redimersi. Cronaca di morte annunciata quindi per la povera Senta, donna del mare pre-Ibsen, già pazza di un marinaio maledetto che non ha mai visto: infausta semantica della predestinazione, davvero wagneriana. Senta è quindi pronta al sacrificio e in quest’aria il motivo del desiderio di morte si leva cupo e struggente dopo gli accordi spezzati in maggiore della redenzione d’amore. Il tutto costellato da immancabili grida marinare di questa valchiria dei fiordi.

 

Arie di montagna per scalatori estivi

Der Hirt auf dem FelsenLied
Questo «pastore sulla roccia», ultimo lied scritto da Schubert, potrebbe essere una versione musicale più vezzosa del viandante di Caspar David Friedrich, anche se meno sublimemente disperso in teutonici mari di nebbia. Una voce di soprano gioca con l’eco di un clarinetto, così come il pastorello della poesia di Müller si diverte a sfidare col canto il precipizio oscuro che gli sta davanti. E dopo un breve istante di nostalgia, indizio evidente di solitudine, il ragazzino si riscuote con l’incantevole Allegretto finale in cui, un poco dispettoso, invoca la primavera.

Ebben? Ne andrò lontanaLa Wally
Nel solito sanatorio disperso tra montagne incantate, Catalani legge la storia della fanciulla del Tirolo Wally, bella e contesa, e le dedica la sua ultima opera. Tra gelosie e ripicche, su uno sfondo musicale fatto di Jodler, Wally manda al diavolo il vecchio padre e si incammina su un sentiero di montagna cantando quest’aria – non si poteva rinunciare alla versione della Callas. «Ne andrò lontana come va l’eco della pia campana». No, non è uno scherzo, è il libretto di Luigi Illica, in perfetto stile kitsch-montanaro che ogni scalatore o escursionista deve però apprezzare. E in questi ambienti alpini i nemici sono i crepacci, così immancabilmente Wally ci si butterà dentro alla fine, non con meno solennità del Castel Sant’Angelo di Tosca.

 

Arie per perdersi tra le frasche

Falke, mein FalkeLa donna senz’ombra
In questa grandiosa invocazione dal padiglione di caccia, l’imperatore si rivolge al suo falco magico ricordando l’incontro con la sua compagna-gazzella, donna senz’ombra in affannosa ricerca di un equilibrio matrimoniale – con il marito che rischia la pietrificazione. L’incomprensibile simbologia dell’opera di Strauss e Hoffmansthal diventa improvvisamente chiara quando la si ascolta, a partire dalle acciaccature dei fiati, il cui significato va ben oltre il riferimento al verso dell’uccello. Perché introducono all’obliqua ambiguità della foresta, a un paesaggio oscuro e ignoto la cui importanza si può esprimere solo in lingua tedesca.

WinterstürmeLa Walchiria
Nel groviglio leitmotivico del Ring si staglia la cantabilità di questa canto alla primavera, quasi un cedimento di Wagner per l’aria all’italiana. Il fuggiasco Siegmund, rifocillato dall’amorevole Sieglinde, non resiste allo slancio liederistico dopo che una brezza primaverile ha spalancato la porta della capanna. Il feroce Hunding dorme, drogato dalla moglie, e l’amore infedele (e incestuoso) tra Siegmund e Sieglinde può finalmente schiudersi con il consenso della foresta, del sacro frassino e del «crescente chiarore di luna».

 

Arie per avventure esotiche da backpackers

Je crois entendre encoreI pescatori di perle
Un esotico corno inglese prepara la romanza notturna di Nadir, che ha appena riconosciuto la voce della sua amata Leila. I violoncelli raddensano l’atmosfera con un basso ostinato che procede per tutta la pagina, monotono come il quieto andirivieni delle onde sulla battigia. Due corone trattengono la voce del tenore sul Si naturale, sempre su «folle ivresse», nel ricordo di un amore i cui rumorosi testimoni furono il mare e un vento tiepido.

Mon coeur s’ouvre a ta voixSansone e Dalila
Semplici note ribattute e frasi accennate preparano uno dei cantabili più sensuali mai scritti. Saint-Saëns è un mago a costruire finti esotismi con elementi esclusivamente occidentali. Nella seduzione di Dalila c’è la promessa di una saturazione, di un obnubilamento completo cui concorre anche il mistero dell’ambiente circostante: non è un semplice dialogo tra personaggi, ma una messinscena della filistea il cui inganno si nasconde soprattutto nella fitta corposità della musica. Così, spariti i confini tra interiorità ed esteriorità, compare miracolosamente un tutto, uno schizofrenico e inebriante ápeiron musicale.

Immagine di copertina @ Macerata Opera Festival

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