Nel mese di maggio l’Accademia di Belle Arti di Brera ha proposto, per il tredicesimo anno consecutivo, la rassegna cinematografica Cinema&Arti. Brera2024, che ha presentato tanto documentari inerenti all’ambito artistico, come film di registi che hanno contrassegnato l’evoluzione della cultura visiva contemporanea, riprese di performance e spettacoli di artisti che senza l’occhio indiscreto della cinepresa non esisterebbero più se non nella memoria dei pochi che vi hanno presenziato. Un’ennesima conferma dell’ottimo lavoro fin qui svolto e un appassionato invito alla prossima edizione rivolto a studenti, esperti e appassionati.
Si è conclusa anche quest’anno la rassegna cinematografica Cinema&Arti promossa dall’Accademia di belle arti di Brera, che per il tredicesimo anno consecutivo presenta documentari inerenti alle pratiche artistiche, film d’autore dalla forte connotazione visiva e registrazioni di performance che altrimenti esisterebbero solamente nella memoria di pochi spettatori privilegiati.
Questa edizione in particolare, a cura di Giacomo Agosti, Valerio Ambiveri ed Elisabetta Longari, vede come nuova collaborazione Ferrobedò, spazio culturale polivalente situato nello storico quartiere di Brera. Qui, nell’ultimo giorno di rassegna è stato presentato il primo lungometraggio italiano girato su pellicola a colori: MATER DEI, film diretto da Emilio Cordero nel 1950 che mostra allo spettatore dei tableu vivant sulla tematica della Vergine, compromesso diretto tra pittura e futuri vangeli di Pasolini.
Queste relazioni testimoniano una sempre presente riflessione sul cinema e i diversi ambiti creativi come teatro, musica, danza e letteratura. I titoli proposti nel programma gratuito offrono una varietà di sguardi sulla tematica dell’Eden e dell’Apocalisse, rivolti principalmente agli studenti dell’Accademia per saziare la fame di sapere, ma comunque aperti a tutti coloro che hanno la volontà di accrescere il proprio bagaglio culturale. La selezione porta in sala film ricercati e difficili da reperire su altri canali, come ad esempio The mill and the cross, film/saggio di Lech Makewski che invita lo spettatore direttamente all’interno del dipinto di Pieter Bruegel il vecchio per mostrare gli aspetti delicati e sapienti della genesi del dipinto. Citandone alcuni, La planète sauvage del regista Renè Laloux, vero e proprio cult dell’animazione mondiale, ha avuto un impatto visivo talmente radicale da ispirare il gruppo della rivista francese Métal Hurlant, che ha avuto l’onore di avere fra i suoi membri Moebius e Philippe Druillet. Si passa poi alla selezione di film francesi come Du côtè de la côte, di Agnès Varda e Les amours d’astrèe et de cèladon di Eric Rohmer, fino ad arrivare al documentario biografico alla scoperta di Harald Szeemann, curatore anarchico e visionario che ha lasciato un segno indelebile nella storia dell’arte. La sua stessa voce accompagna alla scoperta della genesi delle sue mostre più importanti e delle motivazioni che lo hanno spinto a considerare la curatela come mezzo di espressione.
In questa rassegna troviamo anche il film che segue Koyaanisqatsi, con la regia di Ron Fricke (di cui era direttore della fotografia), Baraka. Vi sono alcune somiglianze con il film precedente, incluse riprese di panorami, chiese, cerimonie religiose e città nel flusso ininterrotto della vita quotidiana, con i precedenti lavori svolti in collaborazione con Reggio. Apparentemente privo di alcun filo conduttore, il film svela lentamente il suo intento: mostrare la disarmante bellezza intrinseca della natura. Andando avanti, Apocalypsis cum figuris è la celebre opera teatrale di Jerzy Grotowski, documentata dal regista Ermanno Olmi. Grotowski, figura rivoluzionaria del teatro di ricerca, creatore del Teatro Povero, ha messo in discussione gli stessi presupposti teorici e storici della tradizione teatrale in occidente, determinando una svolta teorica di grande importanza per tutte le successive pratiche e poetiche del teatro. Da lui, Eugenio Barba – assistente e amico, considerato l’ultimo grande Maestro vivente – ha appreso i suoi fondamenti per la costruzione dell’ODIN TEATRET, passaggio di testimone diretto delle teorie di Grotowski.
Gli incontri previsti al termine delle proiezioni hanno visto la presenza di ospiti quali Michel Fuzellier – regista e illustratore che ha collaborato a svariati film d’animazione, da West and soda di Bruno Bozzetto a La freccia azzurra di Enzo D’Alò, per citare i più famosi, che ha offerto spunti di riflessione su La planète sauvage, e Flavia Fossa Margutti, storica dell’arte e responsabile dei progetti e delle attività editoriali della Biennale di Venezia, che ha condiviso con il pubblico il suo personale ricordo della vicinanza diretta con Szeemann alle sue Biennali del 1999 e del 2001, seppur in modo poco approfondito e tralasciando aspetti relativi al suo estro curatoriale.
In conclusione questa edizione si è riconferma un’ottima fucina di visioni, perfetto stimolo per studenti, esperti del settore e appassionati di Arte e di Cinema, con l’appassionato invito a partecipare a chi ancora non l’ha fatto e un sincero arrivederci all’anno prossimo!