Tocca stavolta all’attore shakespeariano il ruolo del mitico Hercule Poirot, creato dalla penna di Agatha Christie e qui in trasferta sul leggendario treno che attraversa l’Europa. Dopo illustri predecessori come Finney e Ustinov, Kenneth dirige e interpreta l’infallibile ispettore in un film divertente e pieno di star, da Johnny Depp a Michelle Pfeiffer, da Penelope Cruz a Judy Dench
In Assassinio sull’Orient Express di Kenneth Branagh siamo agli inizi degli anni Trenta del secolo scorso e il celebre ispettore Hercule Poirot è atteso a Londra con una certa urgenza. Trovandosi a Istanbul, dopo aver risolto in quattro e quattr’otto il caso di un furto sacrilego al muro del pianto di Gerusalemme, non può che prendere l’Orient Express in direzione Calais. Più che un treno è un mito, un mezzo di trasporto leggendario, un’idea di viaggio, esotismo e avventura che ancora oggi ci affascina. Nonostante tutto.
Insieme a Poirot, salgono a bordo diversi personaggi che subito attraggono la nostra attenzione: un professore tedesco di chiare simpatie naziste e una scostante principessa russa, una schiva governante e un medico di colore fin troppo agitato, una missionaria che predica la castità e una ricca vedova americana in cerca di compagnia maschile, un ballerino russo con moglie giovanissima e fragile e poi ancora un sedicente mercante d’arte, un maggiordomo, un segretario, il capotreno e un inviato della compagnia ferroviaria incaricato di badare al benessere dei passeggeri. Impresa che si rivelerà subito fallimentare. Un passeggerò morirà infatti accoltellato proprio durante la prima notte di viaggio.
Toccherà a Poirot investigare. E non sarà facile, nonostante la maestria del detective creato da Agatha Christie, perché tutti i passeggeri nascondono un segreto però si dichiarano innocenti, e fanno di tutto per apparirci fin troppo colpevoli. In più nessuno è chi dice di essere. Intanto una valanga blocca il treno nel bel mezzo del nulla, in bilico su un precipizio di neve e ghiaccio, proprio all’imbocco di una galleria buia dove nell’ultima scena il detective convocherà tutti i passeggeri come per una sorta di Ultima Cena. E finalmente il mistero sarà svelato!
La vera Agatha Christie mise piede per la prima volta sull’Orient Express nel 1929. Era allora una robusta signora prossima a compiere quarant’anni ed era sopravvissuta a stento allo shock di un doloroso divorzio. Come nella peggiore delle commedie, il marito l’aveva lasciata di punto in bianco perché si era innamorato di una giovane e fascinosa segretaria. Dopo un iniziale e più che comprensibile smarrimento, Mrs. Christie aveva però reagito nel modo migliore, trovando consolazione nella scrittura e nei viaggi.
E proprio la scelta di recarsi a Baghdad passando per Istanbul a bordo del leggendario Orient Express si sarebbe rivelata particolarmente felice. Fu durante quel viaggio che conobbe Max Mallowan, archeologo di fama, più giovane di lei di ben quattordici anni, destinato a diventare il suo secondo e devotissimo marito. Sempre durante l’esotico tragitto la scrittrice troverà l’ispirazione per uno dei suoi romanzi più famosi, Assassinio sull’Orient Express: che finirà inevitabilmente per scrivere proprio a Istanbul, al Pera Palace Hotel, nella camera 411, dove tuttora si può visitare un piccolo museo a lei dedicato. Non era il primo romanzo a vedere protagonista Hercule Poirot, detective belga dal fiuto infallibile e dall’impareggiabile sangue freddo, ma di sicuro si è trasformato in uno dei più grandi successi dell’indiscussa maestra del giallo inglese. Un riscontro così fortunato che il cinema e la televisione non poterono ignorare quell’icona investigativa: i racconti e i romanzi che lo vedono protagonista sono stati adattati infinite volte, sia per il piccolo che per il grande schermo.
Kenneth Branagh nei panni di Hercule Poirot arriva quindi buon ultimo, dopo una folta schiera di attori che comprende mostri sacri come Albert Finney e Peter Ustinov. Tutti variamente resi mostruosi a colpi di parrucchini e smorfie ossessive. Branagh porta invece per la prima volta sullo schermo un Poirot affascinante, maturo ma non decrepito, corpulento ma non sfatto, occhi azzurri penetranti, andatura decisa, capelli sale e pepe dal taglio elegante. Anche i baffoni a manubrio, che possono apparire eccessivi, non scivolano mai nel grottesco e sulla sua faccia shakespeariana ci stanno un gran bene.
Probabilmente avrete visto la celebre versione di Assassinio sull’Orient Express firmata da Sidney Lumet nel 1974, con un cast-all-star che comprendeva Lauren Bacall, Ingrid Bergman, Vanessa Redgrave, Jacqueline Bisset, Sean Connery, Anthony Perkins e Richard Widmark, oltre ad Albert Finney che faceva Poirot rispettando alla lettera le prescrizioni dell’autrice: baffetti neri, capelli unti appiccicati alla testa, occhietti guizzanti e acuti pronti a inchiodare qualunque colpevole alle sue responsabilità. Ed è probabile che abbiate letto il libro di Agatha Christie. Insomma, forse sapete benissimo come va a finire il misterioso caso di omicidio a bordo dell’Orient Express.
Ciononostante, il film di Branagh è in grado comunque di divertirvi, perché è sontuoso, spettacolare, soprattutto nella versione in 70 mm, ma godibilissimo anche in quella normale. Perché nel cast ci sono alcuni divi e tanti seri professionisti e tutti sanno fare il loro mestiere, da Johnny Depp a Penelope Cruz, passando per Judi Dench, Michelle Pfeiffer e Willem Dafoe. Perché l’ambientazione è assolutamente affascinante, sia dentro il lusso un po’ fané del più celebre treno di tutti i tempi, sia all’esterno, in mezzo a quei paesaggi deserti, immensi e pieni di neve, che sembrano voler entrare a pieno titolo nella storia, ritagliandosi un ruolo da protagonista. E perché dietro c’è sempre il tocco di genio della “regina del giallo”.