Terzo film del 43enne Fabio Martina, che racconta una storia di “ordinaria follia” di tre ragazzi ventenni, forti di molti agi ma sforniti di rilevanti figure paterne. Una sera, andando a festeggiare il compleanno di uno di loro, scendono dall’auto e aggrediscono un passante. Senza alcun motivo
“I giovani vivono l’assoluto presente e il futuro non lo vogliono vedere minimamente, perché hanno paura dell’imprevedibile, del precariato, dell’insignificanza sociale”. Queste parole, pronunciate da Umberto Galimberti, sono alla base del film L’assoluto presente di Fabio Martina, dove lo stesso psicanalista e filosofo compare in un ruolo cameo. Cosimo (Yuri Casagrande), Giovanni (Gil Giuliani) e Riccardino (Claudia Veronesi) sono tre ventenni milanesi provenienti da famiglie normali; ma una sera, mentre vanno a festeggiare il compleanno di Cosimo, scendono dalla sua auto per aggredire un passante in un parco, in preda all’euforia del momento. Nelle ore successive all’accaduto, solo Riccardino inizia gradualmente a provare rimorso, mentre gli altri due fanno finta di niente.
Nel corso del film, tratto da un fatto di cronaca avvenuto nel 2007, attraverso numerosi stacchi e salti temporali, conosciamo a poco a poco questi tre ragazzi e vediamo in loro un ritratto della gioventù italiana d’oggi. E mentre seguiamo le loro vite ci accorgiamo che tutti e tre hanno un elemento che li accomuna, l’assenza di una figura paterna. Per Cosimo e Giovanni, la cosa assume significati particolari: il primo ha un padre ricco ma sempre lontano da casa per il suo lavoro, e che si fa vivo solo per fargli regali costosi; il secondo è figlio di un celebre fotografo, ma vive nel timore di non avere il talento per seguirne le orme. Nel film, essi diventano così la metafora di una generazione cresciuta con tanti beni materiali ma con pochi valori morali e senza significative persone di riferimento vicine.
Vedendo questo film, alcuni cinefili potrebbero ricordare un’altra pellicola italiana, I nostri ragazzi, dove due giovani pestavano a morte un senzatetto quasi per divertimento. Ma mentre in quel caso i genitori cercavano di affrontare la situazione, in un modo o nell’altro, qui non appaiono praticamente mai, o sono ridotti a macchiette prive di un ruolo veramente importante.
Gli attori protagonisti, tutti giovani provenienti dal mondo del teatro, dimostrano d’avere grande talento anche davanti alla cinepresa, tanto che, nonostante il pessimismo del film, ci rendono ottimisti perlomeno sul futuro del cinema nostrano. Altrettanto riuscita è la regia del 44enne Martina, qui al suo terzo lungometraggio dopo A due calci dal Paradiso (2006) e il documentario Che cos’è l’amore (2015), il quale riesce a inserire le inquadrature giuste al momento giusto. Inoltre il montaggio e la musica immergono lo spettatore in un’atmosfera carica di tensione, tanto che non ci si rende conto dello scorrere del tempo.
E c’è anche un altro fattore importante, almeno per alcuni di noi: sia quando i ragazzi sono in macchina sia quando salgono nel Palazzo della Regione, la pellicola ci offre ottime immagini di Milano (perlopiù della zona nord), il che renderà felice chi pensa che in questa città si dovrebbero girare molti più film. Ci auguriamo che l’opera di Martina possa convincere altri cineasti (milanesi e non) a cambiare le cose.
L’assoluto presente di Fabio Martina, Yuri Casagrande, Gil Giuliani, Claudia Veronesi, Federica Fracassi, Bebo Storti, Umberto Galimberti