Gianni Di Gregorio, regista attore del suo nuovo film, duetta con Stefania Sandrelli in una favola di bonaria follia, poetica e sorridente. Ma non troppo buonista, cosciente com’è delle molte cadute che possono guastare i destini umani. Astolfo, sfrattato dalla sua casa romana, vorrebbe tornare nella magione dei suoi avi in campgna. Ma la trova occupata da intrusi e semidistrutta da secoli di incuria
Astolfo, il protagonista del nuovo film di Gianni Di Gregorio, deve il suo nome a un prode antenato il cui ritratto campeggia su una delle poche pareti intatte della vetusta magione di famiglia, incastonata nel centro storico di un ridente paesello a pochi chilometri da Roma (ad Artena, per la precisione, sulle prime propaggini dei monti Lepini). Astolfo ha dovuto tornarci obtorto collo, dopo una vita passata nella capitale. Dal suo appartamento romano è stato infatti gentilmente sfrattato e la sua piccola pensione non gli permette di prenderne in affitto un altro. Nella vecchia casa Astolfo conta comunque di rimettere radici e ricostruirsi un nido confortevole, ma scoprirà ben presto che molti si sono approfittati della sua lunga assenza, sottraendo stanze e terreni a quella che una volta era un’immensa proprietà nobiliare: il parroco si è preso il salone per usarlo come centro ricreativo, il sindaco ha occupato con la sua spocchiosa villa lo spazio che una volta era abitato solo da querce secolari, concesse in proprietà alla famiglia di Astolfo da un decreto firmato da un funzionario dello Stato Pontificio.
Da allora tanta acqua è passata sotto i ponti, e di tanta opulenza è rimasto ben poco: un’abitazione fatiscente, quasi del tutto priva di mobili, senza luce elettrica e devastata dall’umidità. Astolfo, che tutti chiamano il professore ma quasi nessuno tratta con vero rispetto, è ben consapevole dell’immensa distanza che lo separa dall’avo di cui porta ingloriosamente il nome, un cavaliere impavido capace di espugnare un castello con un manipolo di soldati e conquistare così un ricco feudo, per sé e per i propri discendenti. Il tutto cinquecento anni fa. Da allora è stato tutto un rotolare verso il basso precipitando sempre più in disgrazia. Una parabola discendente che riguarda tutta la famiglia: anche il cugino apparentemente dotato di bella casa e auto di lusso, un playboy invecchiato che sembra incapace di rinunciare alle armi della seduzione, in realtà si è già ipotecato tutto ed è a un passo dal definitivo tracollo economico. In questo scenario popolato di vecchi ragazzi dal cuore (nonostante tutto) candido, ecco apparire Stefania (Stefania Sandrelli), come una visione, una scoperta, un sogno di possibile felicità. O forse no. L’importante è finalmente spalancare qualche finestra e far entrare la luce del sole.
Racconta favole belle, Gianni di Gregorio, ricavando per sé stesso un personaggio sempre sul crinale fra ingenuità e smarrimento, fra la gioia di vivere e la vena sottile di una follia bonaria, intimamente poetica, sorridente e resistente. Cinema di buoni sentimenti? Sì e no. Il regista non ha mai voluto convincerci che al mondo sono tutti buoni e gentili, anzi: ma il suo cinema non sembra neanche volersi accontentare dell’amara constatazione delle infinite cadute che possono costellare (e guastare) i destini umani. Così, immagine dopo immagine, esplora gli orizzonti del possibile, si diverte a dipingere personaggi amabili e smarriti, in cerca di nuove occasioni, o anche solo di qualcuno che sappia apprezzare la pasta e fagioli che sanno cucinare.
Un cinema fatto di digressioni, storie minime, avventure più sognate che vissute, capace di mettere in scena slanci e paure della terza età, con grande coraggio e magnifica misura. Un cinema che naturalmente funziona bene anche grazie alla generosità degli attori, perfettamente affiatati e capaci di intrecciare con convinzione dialoghi lievi che strappano il sorriso senza mai scivolare nella banalità. Sotto il segno del garbo e della gentilezza, Di Gregorio confeziona una gradevole commedia fatta di sguardi trattenuti e parole pacate, eppure capace di dar conto di un desiderio di amore e riconoscimento di sé che non ha età. Che non deve avere età.
Astolfo di Gianni Di Gregorio, con Stefania Sandrelli, Gianni Di Gregorio, Simone Colombari, Agnese Nano, Alberto Testone