Molto teatro di questa stagione si interessa di attualità, dal dramma in divenire di Lampedusa ai problemi della donna, mentre Massini con Ottavia Piccolo entra “7 minuti” in una fabbrica
Raccontare attualità in teatro non è mai semplice. In primis, perché esistono tracce impercettibili (ancorché infinite) della sua rappresentazione su un palcoscenico.
I detrattori – a buon diritto – potrebbero chiosare: anche Euripide può essere attuale. E in fondo sappiamo tutti quanto possa essere vero, senza avvertire l’esigenza di ribadirlo.
L’attualità, i drammi o le gioie che viviamo giorno dopo giorno meritano senza dubbio di essere esperite dal punto di vista scenico, secondo la loro forma empirica. Milano lo sa bene, e lo sanno bene i consulenti artistici dei suoi teatri. Accanto a Pirandello, Shakespeare e Mamet, accanto alla miglior drammaturgia contemporanea, c’è anche la pagina di giornale. Quello che pare esclusivo appiglio cronachistico diventa – nella stagione ai rulli di partenza – forma teatrale, (si spera) scevra da ipocrisie e sensazionalismi a buon mercato.
Il Piccolo, tra Brecht e Goldoni, trova spazio anche per la questione migranti: forse la più spinosa, problematica e dolorosa dei nostri ultimi mesi. Va infatti in scena sul palco del Grassi (27 ottobre-4 novembre) Lampedusa Beach di Lina Prosa, il primo dei tre testi dedicati alla Trilogia del Naufragio già acclamatissima in Francia. Un monologo al femminile (protagonista Elisa Lucarelli) che fotografa la santa passione di Shauba, profuga africana naufragata sull’isola di Lampedusa. Spazio anche per altre tematiche: ancora al Piccolo, emerge la doppietta del neo consulente artistico Stefano Massini: se da un lato firma Sette minuti (23-28 febbraio) con Ottavia Piccolo, ispirato alla vera storia di un gruppo di operaie di una fabbrica francese, dall’altro riflette sul conflitto israelo-palestinese. Lo fa attraverso le molteplici lenti di tre donne diverse: all’ombra di un conflitto che insanguina e implode, le figure di Credoinunsolodio (1-20 dicembre) sono dilaniate da contraddizioni, sentimenti e percezioni emblematiche di culture e religioni differenti. Ci sarà confronto? Tutto da vedersi.
Spostandoci di rotta – verso l’Italia, e verso l’Elfo Puccini di Corso Buenois Aires – troviamo ancora tre donne al centro di un’indagine. Meno seria di quella di Massini, ma pur sempre antropologicamente rilevante: è il caso di Wonder Woman – donne, denaro e superpoteri (8-13 dicembre). A partire da un’inchiesta di Silvia Sacchi e Luisa Pronzato, le attrici Antonella Questa, Giuliana Musso e Marta Cuscunà (anche autrici del copione) raccontano “la donna oggi”, tra cliché ormai logori e un’idea di emancipazione (auto)ironica e… inflessibile. Oppure rimettono in gioco l’eros, come fa Antonio Cornacchione al Teatro della Cooperativa dal 5 al 10 febbraio 2016 con Cronache sessuali: cos’è l’erotismo per gli italiani, oggi, a quasi cinquant’anni dalla rivoluzione sessuale degli anni Settanta?
E di attualità, con toni più seri, si torna a parlare al Teatro Verdi in L’Italia dell’amianto, di e con Ulderico Pesce, produzione Centro Mediterraneo delle Arti e TieffeTeatro Milano . Una storia d’amore tra due personaggi con intermezzo amaro: uno dei due è infatti un giornalista alla ricerca di informazioni, lungo tutto lo stivale, sui decessi legati all’amianto. 3.700, negli ultimi quindici anni: un dato, pare, destinato ad aumentare vertiginosamente. Eternit, amianto e morte diventano dunque hashtag orrorifici e inevitabili, metallici strumenti in grado di scandire la vita e la morte senza parvenza di compassione.
E francamente ci sarebbe tanto, molto altro. Perché è vero che il teatro è tutto attuale, ma è anche vero che spesso riesce a trasformarsi in chiave di lettura di supporto, semplificata o riccamente sfaccettata. È un bene, in fondo. Ed è nostro compito “approfittarne”, e utilizzarlo come strumento in grado di aiutarci a capire questa contemporaneità che, in fondo, di aiutare noi non ha sempre gran voglia.
(Per le foto si ringraziano Piccolo Teatro e Teatro Elfo Puccini)