Tredici anni dopo il numero uno dei blockbuster, torna il regista canadese con un nuovo racconto fantastico che percorre stavolta “Le vie dell’acqua”. I progressi tecnici (in fatto di tridimensionalità e luce) e la maturazione narrativa (passaggio all’età adulta, accoglienza del diverso) sono evidenti. E il cast, che ripropone Sigourney Weaver, Sam Wortinghton e Zoe Saldana, ci aggiunge Kate Winslet e battezza una pattuglia giovane di attori (Champion, Flatters, Dalton) per i nuovi personaggi
Dalle spade laser dei cavalieri Jedi alle orecchie a punta del vulcaniano Spock, dalla voce cavernosa del computer senziente Hal 9000 al ringhio e denti aguzzi dello xenomorfo alieno: da sempre la fantascienza cinematografica riesce, più di qualunque altro genere, a regalarci ambientazioni e immagini iconiche, destinate a rimanere scolpite nella cultura di massa. In ogni parte del mondo, spettatori dalla dedizione quasi religiosa attendono ancora oggi con ansia un cenno o un trailer dalle loro storie preferite, tra video e “universi espansi” (fumetti, videogiochi, gadget…), come se aspettassero il treno, o più facilmente l’astronave, per ritornare a casa. Eppure, all’uscita del primo Avatar nelle sale, pubblico e critica si erano equamente divisi tra chi si era immerso entusiasticamente nel mondo – anzi, nel pianeta – creato da zero da James Cameron, e chi invece giudicava ancora troppo freddi e macchinosi gli omini blu generati al computer, pur con tecnologie all’avanguardia per l’epoca.
D’altra parte, stessa sorte sarebbe di lì a poco toccata al 3D, uno dei punti di forza della pellicola di Cameron, (ri)presentato come il futuro dell’intrattenimento cinematografico ma ben presto derubricato a seccatura ed evitato come la peste da spettatori di qualsiasi età. E invece proprio dall’ostinato ritorno a occhialini e figure in rilievo parte la riscossa di Avatar – La via dell’acqua, secondo step di una serie che dovrebbe prevederne altri tre, già in cantiere. Mai come questa volta il regista premio Oscar per Titanic e autore di autentiche pietre miliari nella fantascienza contemporanea, come Aliens – Scontro Finale e i primi due Terminator, si gioca davvero il tutto per tutto. Per quanto già il primo episodio avesse ottenuto risultati da record assoluto al botteghino, è soprattutto con questo ritorno tra gli alieni/pellerossa Na’vi che si capirà davvero se siamo di fronte a una pietra miliare capace di durare a lungo nell’immaginario dei fan del genere, o semplicemente all’ennesimo buon blockbuster in attesa di più valide alternative.
Innanzitutto, dal punto di vista tecnico nulla da eccepire. I passi avanti in confronto a tredici anni fa (tanto tempo è passato dall’esordio della saga sul grande schermo) sono evidenti e ben tangibili: gli effetti di luci, ombre e tridimensionalità in CGI hanno raggiunto un livello di realismo tale che diventa sempre più difficile distinguere a occhio nudo il digitale da ciò che è girato per davvero, nonostante la nuova e decisamente ambiziosa ambientazione marina suggerita nel titolo stesso. Ma anche la trama, pur abbandonandosi di tanto in tanto a spiegazioni un po’ raffazzonate e richiedendo diversi sforzi di sospensione dell’incredulità (pesci che parlano con la lingua dei segni?), mostra sicuramente una maturità e una complessità di tutt’altro spessore rispetto al capitolo introduttivo.
Abbandonati archetipi e stereotipi del western all’incontrario alla Balla coi lupi o Pocahontas, La via dell’acqua affronta temi quali il rapporto padre-figlio, il passaggio dall’infanzia alla maggiore età, e perfino le migrazioni e l’accoglienza del “diverso”, delineando un racconto più articolato e adulto. Anzi, più che adulto intergenerazionale, come è giusto che sia un prodotto di tale portata: nel cast, infatti, oltre alle vecchie conoscenze Sam Worthington e Zoe Saldaña, a una Sigourney Weaver “sdoppiata” (la dottoressa Augustine nei flashback, la figlia-avatar nel presente) e alla new entry d’eccezione Kate Winslet, a tenere banco è soprattutto la nuova generazione di interpreti, destinata probabilmente a uno spazio sempre maggiore nelle prossime puntate. Ecco i giovani Jack Champion, Jamie Flatters e Britain Dalton, tutti all’esordio in una grande produzione, nei panni dei figli adolescenti dei protagonisti Jake Sully e Neytiri, tra sete di avventura, primi amori (Bailey Bass, figlia del capo dei Na’vi del mare Cliff Curtis) e conflitti coi genitori. Sul fronte nemico, invece, è stato ormai spoilerato in ogni salsa il ritorno del redivivo Stephen Lang/colonnello Quaritch, apparentemente deceduto nel primo film, pronto invece a riprendere, seppur in una nuova veste, il ruolo di principale antagonista in tutti quattro i sequel.
Ma attorno a loro, come da tradizione, i veri personaggi principali sono gli esseri fantastici che popolano il pianeta Pandora: se Avatar era un tripudio di creature del cielo e della foresta tropicale, stavolta le meraviglie vengono dal fondo dell’oceano. In La via dell’acqua soprattutto a loro è affidato il messaggio ambientalista (con tanto di assalto alle navi baleniere in perfetto stile Sea Shepherd) su cui per certi versi si basa l’intero progetto, senza mai eccedere però nella retorica o nella morale scontata: per farsi conquistare una volta di più dall’epopea del regista e sceneggiatore canadese, vero deus ex machina di questo universo, è sufficiente abbandonarsi alla corrente, e lasciarsi accompagnare dalle immagini nell’ennesima tappa di questo viaggio incredibile.
Avatar – La via dell’acqua di James Cameron, con Sam Worthington, Zoe Saldaña, Stephen Lang, Sigourney Weaver, Kate Winslet, Jamie Flatters, Britain Dalton, Bailey Bass, Cliff Curtis, Jack Champion.