“Age of Ultron” di Joss Whedon, affollato di star (Downey jr, Ruffalo, Johansson…), sceglie di puntare su trama e personaggi accanto agli effetti speciali
Togliamoci subito il pensiero: non occorre essere il prototipo del nerd da fiera americana del fumetto per dire che sì, Avengers – Age of Ultron è un bel film. Aiuta, certo, vista la mole di citazioni e rimandi all’universo cartaceo Marvel, ma il film di Joss Whedon, forte anche del primo capitolo della saga, viaggia sui suoi binari, precisi e sicuri, di un successo già ottenuto. Preceduto da un trailer tra i più riusciti di quest’anno cinematografico (la voce originale, profonda e cavernosa, del cyborg Ultron che canta la canzone di Pinocchio varrebbe da sola il prezzo del biglietto), Age of Ultron è ovviamente un film d’intrattenimento puro: e come tale qualche pecca ce l’ha, prima tra tutte il procedere a schemi (nel senso videoludico del termine) di una sceneggiatura a tratti un po’ pretestuosa e pressoché identica alla puntata precedente.
Tuttavia, proprio a regia e sceneggiatura va riconosciuto il superpotere di prendere personaggi, protagonisti ciascuno in solitaria di film, sequel e trilogie oggettivamente mediocri (fatto salvo forse il primo Capitan America, ironico al punto giusto), e trarne un prodotto d’insieme efficace, al grido-motto-mantra “Avengers Assemble”, con tanti saluti all’entertainment senza cuore di tanti prodotti analoghi realizzati da colleghi.
Whedon, che scrive e dirige, ha infatti il merito di aver puntato fin dall’inizio sui dialoghi e sui personaggi non meno che sui momenti d’azione e sugli effetti speciali: la geniale reinvenzione di Hulk (Mark Ruffalo) e soprattutto di Tony Stark/Iron Man (Robert Downey Jr.), come l’affiancamento di villain accattivanti e carismatici quali il Loki del primo episodio o il malvagio cyborg Ultron, sono alla base del successo del filone ben più delle straabusate scene di distruzione cittadina modello Michael Bay. Anzi, per certi aspetti sarebbe proprio la nemesi robotica dagli istinti apocalittici il vero punto di forza del film, se non rimanesse impantanata nelle sfumature ancora troppo fumettare di una svolta dark – iniziata in casa Marvel con Captain America: Winter Soldier, sulla falsariga della concorrenza DC Comics – ma in evidente fase di assestamento.
E se sul fronte DC ancora si litiga per l’ormai prossimo Ben Affleck nei panni dell’Uomo Pipistrello, qui si schierano senza paura i pezzi da novanta: ai già citati Ruffalo e Downey Jr., e ai “veterani” Chris Hemsworth, Chris Evans, Scarlett Johansson, Jeremy Renner e Samuel L. Jackson, si aggiungono infatti interpreti di tutto rispetto come Paul Bettany, James Spader (rispettivamente Visione e Ultron, Yin e Yang dell’intelligenza artificiale) e i giovani Elizabeth Olsen e Aaron Taylor-Johnson, già visti insieme sul set di Godzilla, qui nei panni dei gemelli mutanti Wanda e Pietro Maximoff, ovvero Scarlet e Quicksilver.
La pellicola, che esordisce oggi in Italia, qualche giorno prima che negli Usa, ha una versione 3D di cui ci si ostina a non voler certificare il fallimento su grande schermo. Se gli occhialini hanno una ragion d’essere nella roboante sequenza d’azione iniziale, ben presto (come spesso accade) l’effetto è quasi dimenticato, inutile orpello a una spettacolarità per la quale, come insegnano i fumetti, due dimensioni sono ancora più che sufficienti.